Mi ha salvato, ma io l’ho distrutto.

Lui mi salvò la vita, e io distrussi la sua.
— Alessia! Alessia, cosa stai facendo?! — La voce di Lorenzo tremava di disperazione. — Sai benissimo cosa provo per te! Perché mi fai questo?!

— Non complicare le cose! — Alessia si voltò verso la finestra per non vederlo. — È tutto deciso. Giancarlo è una brava persona, ha una posizione solida, vivremo dignitosamente.

— E l’amore? Quello che c’era fra noi? Non conta nulla?

Alessia strinse i pugni fino a sentirsi i polpastrelli conficcarsi nei palmi. Certo che contava. Più di quanto volesse ammettere. Ma la mamma era in ospedale dopo il secondo infarto, e le cure costavano cifre che lei e Lorenzo non avrebbero mai avuto.

— Era una bellissima favola, ma la vita non è una fiaba — replicò gelida.

Lorenzo fece un passo, tese una mano, ma non la toccò.

— Alé… ricordi quel giorno al lago? Quando cadesti attraverso il ghiaccio? Ti tirai fuori, giurammo solennemente…

— Basta! — si girò di scatto. — Non rimuginare sul passato.

Lorenzo la fissò come fosse una sconosciuta. Annuì lentamente.

— Capito. Così sia. Allora… — Prese la giacca dal comò. — Ti auguro felicità, signora Rossi.

Se ne andò senza sbattere la porta. Alessia ascoltò i suoi passi sfumare sulle scale, e solo allora pianse.

Giancarlo Rossi era davvero un galantuomo. Cinquanta anni, vedovo, dirigente di un gruppo industriale, offriva ad Alessia non un matrimonio, ma stabilità. Quando sua madre finì in clinica, fu lui a pagare le cure senza chiedere nulla, se non un “sì”.

— Sei giovane, bella, intelligente — diceva, stringendole le mani. — Io non ho più vent’anni, cerco una compagna. Siamo fatti per stare insieme.

Alessia annuiva, sentendosi merce da mercato. Ma non aveva scelta. Sua madre guariva: i medici garantivano piena ripresa con cure adeguate e farmaci costosi.

Le nozze furono modeste, tra pochi intimi. Giancarlo si rivelò un marito premuroso. Non chiedeva amore, accontentandosi di rispetto e gratitudine. Alessia cercava onestamente di essere una brava moglie.

Passarono tre mesi prima di rivedere Lorenzo. Lo incrociò per caso all’ASL.

— Come stai? — domandò educato, come a un conoscente.

— Bene. E tu?

— Lavoro molto.

S’era assottigliato, abbronzato, indossava un completo nuovo. Alessia trattenne la domanda sui soldi.

— Tua madre? — Lorenzo l’aveva sempre adorata, e viceversa.

— Si riprende.

— Salutamela.

— Certo.

Rimasero nel corridoio dell’ambulatorio, e Alessia ricordò vividamente quel giorno d’inverno. Lei aveva diciassette anni, lui diciannove. Pattinavano sul lago ghiacciato fuori città. Il ghiaccio appariva solido, ma lei s’era allontanata troppoata.

La sp
Ora quel gesto di salvezza le sembrava l’unico momento vero nella spirale di compromessi che aveva chiamato vita, mentre il futuro appariva grigio come la superficie del lago in una gelida alba piemontese.

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Mi ha salvato, ma io l’ho distrutto.