Oggi, mentre siedo nella mia stanza alla casa di riposo, mi torna in mente una storia che è più d’una lezione. Qui c’è silenzio, sì, ma è un silenzio che parla di quando la vita era piena di voci e di storie. E sapete cosa ricordo più vividamente? Non i regali, non le feste, ma quelle follie umane che spezzano le famiglie.
Conoscevo una coppia, Maria Grazia e suo figlio, Luca. Vivevano tranquilli finché lui non portò a casa una certa ragazza. Si chiamava Benedetta. Bella, truccata come un’attrice, unghie lunghe e affilate, ma ahimè, di lavorare o sistemare casa non ne voleva sapere.
Maria Grazia, già dal primo incontro, mi disse sospirando:
— Quella lì non mi convince per niente.
E aveva ragione. La prima volta che Benedetta lavò i piatti, li lasciò più unti di prima. E con che faccia tosta disse:
— Io le mani non me le rovino, queste cose non fanno per me.
E la suocera:
— E io non sono la tua cameriera! Lava, che questa non è un albergo!
Lei scrollò le spalle. Io pensai: questa storia non durerà. Ma Luca fu irremovibile:
— La amo! Ci sposiamo!
Maria Grazia provò in ogni modo a dissuaderlo, ma niente. Dopo due mesi si sposarono, e una settimana dopo gli consegnò le chiavi del loro appartamento.
Ma la pace durò poco. Quando Maria Grazia andò a trovarli, Dio santo, che disastro! Polvere, piatti sporchi nel lavandino, vestiti ovunque. E Benedetta, invece di pulire, seduta a limarsi le unghie, disse:
— Sto cercando me stessa. Il lavoro mi troverà quando sarà il momento.
E la suocera:
— Non sarà il lavoro a trovarti, ma gli esattori, quando verranno a pignorare tuo marito!
Perché Luca aveva già due prestiti e ne stava per chiedere un terzo, solo per le sue fantasie. E Benedetta, figuratevi, voleva anche una macchina.
— A che serve? — chiese Maria Grazia.
— Per andare ai colloqui, con l’auto ti trattano meglio! — rispose orgogliosa.
Litigarono ancora, finché Maria Grazia, asciugando la polvere dal frigorifero, non disse:
— Conosco mio figlio. Tu qui non durerai.
E quella, alle sue spalle:
— Lui mi ama!
Maria Grazia decise allora: non avrebbe dato un altro euro per i loro debiti. E aveva visto giusto. Un mese dopo, Luca tornò a supplicarla:
— Mamma, fai un prestito per noi! Lo pago io, te lo giuro!
E lei:
— So a chi hai promesso quell’auto. Ma con i miei soldi, mai.
Luca se ne andò mogio. Disse a Benedetta che non avrebbero comprato niente. E lei? Urlò come se il mondo fosse finito.
Fu allora che Luca cedette. Raccolse le cose di quella bella statuina e la mise fuori dalla porta. E chiese il divorzio.
Ecco, ragazzi, così va il mondo: pensi che l’amore sia eterno, ma poi svanisce come schiuma al vento. Perché l’amore non è uno smalto, senza lavoro e rispetto, si sgretola in fretta.
Volete sapere come andò dopo? Perché anche quello è un racconto che insegna…