**Fine d’Autunno**
Verso la fine del liceo, finalmente Giulia decise di iscriversi all’università. Aveva esitato a lungo sul futuro, ma poi capì: la medicina era la sua strada. A scuola andava bene, e a casa, tra le braccia dei genitori, mancava di nulla. Aveva tutto: amore, vestiti eleganti, vacanze al mare, regali.
Suo padre lavorava nel comune ed era un uomo importante. Non negava mai nulla né alla moglie né alla figlia, che vestiva come una principessa. Era certo di un futuro luminoso per Giulia. La madre, casalinga, si dedicava alla famiglia.
Ma la vita a volte gioca brutti scherzi…
«Mamma, vado!» disse Giulia, ingoiando in fretta la colazione prima di scappare di casa, in ritardo. *Perché ieri sera ho passato tre ore al telefono?* pensò, correndo a scuola. Arrivò in classe appena in tempo, sfiancata.
«Ti inseguivano?» chiese l’amica Sofia mentre Giulia si buttava al suo posto.
«No, ho dormito troppo!» rispose, mentre la campanella suonava e le ragazze si scambiarono occhiate annoiate.
Dopo la terza ora, la professoressa la chiamò fuori. «Devi tornare a casa. C’è… un problema con tuo padre.»
«Cosa? Cosa è successo?» Giulia afferrò lo zaino e corse.
Davanti al palazzo c’erano i vicini, un’ambulanza e la polizia. Entrò in casa con due agenti. La madre, immobile, con gli occhi vuoti, si dondolava sul divano accanto al corpo del marito.
«Il cuore, piccola. Il cuore di tuo padre non ha retto» sussurrò la vicina, la signora Rosanna.
Giulia abbracciò la madre, entrambe in lacrime. I funerali e il dolore furono un vortice confuso. I vicini si fecero vicini, ma la madre si chiuse in un silenzio di pietra.
«Mamma, dimmi qualcosa» supplicava Giulia, ma quella la fissava senza vedere. Poi, una mattina, mentre Giulia faceva colazione da sola, la madre entrò in cucina e mormorò: «Mi chiama, piccola. Tuo padre mi chiama…» Poi cadde.
Giulia gridò, la scuoteva: «Mamma! Mamma!» e corse dalla signora Rosanna, che chiamò l’ambulanza. I medici arrivarono subito, ma non poterono far nulla.
«Mi dispiace… è già passata» disse il dottore.
Giulia non ricordò i giorni successivi. La signora Rosanna si occupò di tutto: non c’erano parenti. La madre era un’orfana, il padre figlio unico. Gli insegnanti e i compagni la sostennero. Piano piano, Giulia riprese a vivere. La signora Rosanna la ospitò, la sfamò, la accompagnò.
Finiti gli esami e il diploma, i sogni di università svanirono. Doveva pensare a sopravvivere. I soldi dei genitori non sarebbero durati per sempre.
«Grazie, zia Rosanna. Mi hai trovato lavoro al supermercato» disse Giulia. «Almeno guadagnerò qualcosa.»
«Brava. La vita va avanti. Studierai più tardi. L’importante è avere la testa sulle spalle.»
Giulia lavorava sodo, faceva anche le pulizie e aiutava a scaricare le merci. Nessuno avrebbe immaginato che quella ragazza minuta un tempo vivesse nell’agio.
Un giorno, due estranei la fermarono davanti a casa.
«Giulia?» chiese la donna.
«Sì. Vi conosco?» rispose stanca.
«Dobbiamo parlare del tuo futuro. Possiamo entrare?»
«No. Non vi conosco.»
«Sono Anna, lui è Paolo» disse la donna. «Non temere, non vogliamo farti del male.»
Entrarono comunque.
«Ti proponiamo di vendere il tuo appartamento. Per te è troppo grande, e le bollette sono salate.»
«È vero, ma non lo venderò. È tutto ciò che mi resta dei miei genitori.»
Anna e Paolo insistettero, ma Giulia fu irremovibile. Se ne andarono dicendo: «Ci rivedremo.»
Giulia raccontò tutto alla signora Rosanna.
«Non parlarci più! Sono truffatori!» esclamò la vicina. «Se tornano, chiamami!»
Anna telefonò più volte, chiedendo della vendita.
«Come hanno il mio numero?» si chiese Giulia.
Una sera, la riaspettarono fuori casa.
«Abbiamo da parlare» disse Anna.
«Vi ho già detto di no!» rispose Giulia, decisa. Vide la signora Rosanna alla finestra e le fece un cenno. La vicina scese subito.
«Cosa volete? Giulia non vende niente!» li cacciò via.
Poi chiamò suo figlio Antonio, poliziotto, che arrivò subito e diede a Giulia il suo numero. «Chiamami se li rivedi.»
Tre giorni dopo, Anna e Paolo entrarono nel supermercato. Giulia chiamò Antonio in segreto.
«Non perderemo tempo» sibilò Paolo. «Accetta, o resterai senza casa.»
Giulia fissò la porta, sollevata quando arrivarono Antonio e due colleghi.
Anna e Paolo furono portati via.
«Ora sei al sicuro» le disse Antonio dopo. «Quella banda ha già rubato case a tanti.»
«Grazie, Antonio. Grazie, zia Rosanna.»
Passò il tempo. L’autunno volgeva al termine, le foglie cadevano. Al supermercato, Giulia conosceva ormai tutti i clienti. Uno di loro, il signor Elio, un vedovo anziano, quel giorno era pallido e barcollante.
«Signor Elio, non sta bene?» chiese premurosa.
«No, Giulia… mi gira la testa.»
Mentre pagava, crollò a terra. Giulia chiamò l’ambulanza e, trovato il telefono di Elio, chiamò il figlio, Luca.
«Grazie, Giulia. Arrivo subito» disse lui.
L’ambulanza portò Elio all’ospedale. Più tardi, Luca entrò nel negozio.
«Grazie per mio padre» le disse, con un mazzo di fiori. «Sei stata coraggiosa.»
Le guance di Giulia si arrossarono sotto il suo sguardo.
Nei giorni seguenti, Luca andava ogni giorno da Elio. Quando lo dimisero, Giulia era con lui.
Quella sera, Luca le confessò: «Ti amo. Sono più vecchio di te, ma sei matura oltre i tuoi anni. Sposami.»
Giulia accettò. Luca si trasferì da lei per stare vicino al padre e gestire il suo lavoro da lontano.
Giulia si iscrisse a giurisprudenza, su consiglio del marito. Poi nacque il piccolo Matteo. Vivono tutti nella sua casa, e la signora Rosanna, felice, aiuta con il bambino.
**Lezione:** La vita può spezzarti, ma se hai qualcuno che ti tende una mano, puoi rialzarti. E a volte, dal dolore, nasce una nuova felicità.