La Figlia del Primo Matrimonio

Le vacanze di Natale volgevano al termine. Dopo giorni di banchetti, dolci e antipasti, quella mattina Anastasia aveva preparato la classica colazione italiana: latte e biscotti. Era ora di tornare alla normalità.

Mentre mangiavano in tre, dal salotto arrivò la suoneria del telefono di suo marito. Lui uscì dalla cucina. Anastasia tendeva l’orecchio, cercando di capire chi fosse e cosa volesse dalle risposte sussurrate.

Quando Romeo tornò, Anastasia notò che non sembrava turbato. Preoccupato, sì, ma non affranto.

«Mmm…» esordì lui. «Mamma ha chiamato. Dice che ha la pressione alta e vuole che vada da lei.»

«Certo, vai pure,» annuì Anastasia.

Mentre lui andava a vestirsi, le tornarono in mente le parole che aveva pronunciato al telefono: «Adesso? Non credo sia il caso… Va bene, va bene.» Di solito, quando la suocera chiamava pretendendo la sua presenza, Romeo partiva di corsa senza fiatare. «Sto esagerando,» si ripeté Anastasia, cercando di calmarsi.

«Torno presto,» gridò Romeo dall’ingresso, e la porta sbatté alle sue spalle.

«Mangia, dai,» incitò Anastasia il figlio, che giocherellava col cucchiaio nel latte, disegnando cerchi nella tazza.

«Andiamo sulla collina? Lo avevi promesso,» disse Edoardo, sollevando un pezzetto di biscotto e osservandolo a lungo prima di metterlo in bocca.

«Quando torna papà, andiamo. D’accordo?» Sorrise al bambino. «Ma solo se finisci tutto.»

«Va bene,» mormorò il piccolo, senza entusiasmo.

«Se tra cinque minuti la tazza non è vuota, restiamo a casa,» disse Anastasia con fermezza, alzandosi per lavare i piatti.

Stirando i panni mentre Edoardo giocava con le macchinine sul pavimento, sentì il rumore della serratura della porta d’ingresso.

«Finalmente,» pensò, posando il ferro e tendendo l’orecchio al fruscio dei vestiti nell’ingresso. «Che ci metta tanto?» Si avviò verso il marito.

Sulla soglia le apparve una bambina di circa dieci anni, che la fissò con curiosità. Dietro di lei c’era Romeo, con un’aria colpevole. Le posò le mani sulle spalle e sollevò il mento con sfida.

«Questa è mia figlia, Chiara,» disse Romeo, abbassando lo sguardo sulla nuca della bambina. «Mamma mi ha chiesto di tenerla fino a domani.»

«Capisco. E sua madre? È scappata al sud con l’ultimo amante?» ribatté Anastasia con sarcasmo.

Romeo scosse le spalle, ma non fece in tempo a rispondere perché lei tornò alla tavola da stiro.

«Entra pure,» sentì dire al marito, e con la coda dell’occhio vide la bambina avvicinarsi a Edoardo, intento a giocare sul pavimento.

«Abbiamo avanzi del latte?» chiese Romeo.

«Non voglio il latte,» intervenne subito Chiara. «Io voglio la pasta al pomodoro.»

Romeo la guardò smarrito, poi cercò lo sguardo di sua moglie. Anastasia scrollò le spalle e fece un gesto vago verso la cucina, come a dire: «Fai pure, io sono occupata.»

Poco dopo, Romeo la chiamò dalla cucina.

«Abbiamo la pasta? Non la trovo.»

«C’è. Eccola lì. Appena finisco di stirare, vado a fare la spesa,» lo rimproverò con lo sguardo.

«Non guardarmi così. Non sapevo che…»

«Davvero? E tua madre non ti ha detto perché ti chiamava?» Dal modo in cui abbassò gli occhi, capì di averci azzeccato. «E a me non dovevi chiedere nulla? Perché non mi hai avvertita? Anche Edoardo meritava di saperlo. Ora inizieranno a contendersi la tua attenzione.»

Come per confermare le sue parole, dalla stanza arrivò un pianto disperato. Anastasia corse dentro, seguita da Romeo.

«Ecco. Vediamo tu come la risolvi,» disse, allargando le braccia.

Edoardo si avvicinò a lei e le si aggrappò. Chiara rimase ferma, fissando il pavimento con sguardo torvo.

«Cos’è successo?» Romeo si avvicinò alla figlia.

Ad Anastasia bruciò il fatto che si fosse preoccupato solo di Chiara e non di Edoardo.

«Lei… mi ha rubato la macchinina…» singhiozzò il bambino.

Dalla cucina arrivò il rumore dell’acqua che traboccava dalla pentola, e Romeo corse via. «E con lei non posso nemmeno dire niente. È l’ospite. La “povera orfanella”, come la chiama la suocera. E io cosa devo fare?»

«Vuoi guardare i cartoni?» Anastasia fece uno sforzo e si rivolse alla bambina con calma.

Chiara annuì, e lei accese la tv con sollievo. I due bambini si sedettero sul divano.

«Tua madre ha ricominciato? Vuole rovinare la nostra famiglia? Ha l’ossessione di riunirti con la tua ex. Lo sai che quando è nato Edoardo urlava che non aveva altri nipoti oltre a Chiara? Voleva mettermi alla prova, vedere come avrei reagito con tua figlia?» sibilò Anastasia, tornando in cucina.

«Stava davvero male,» si difese Romeo.

«E questa bambina grande cosa le impediva di aiutarla? Poteva chiamare l’ambulanza, portarle un bicchier d’acqua. Io alla sua età sapevo già farmi la pasta da sola.»

«Basta!» la interruppe lui, sbattendo un cucchiaio sul tavolo. «Chiara, vieni a mangiare!» gridò verso il salotto.

«Papà, portamela qui,» rispose lei con aria indifferente.

«Papà,» ripeté Anastasia, strizzando gli occhi. «Vai, corri da lei.» Uscì dalla cucina e, ignorando Chiara, cominciò a riporre la tavola da stiro, lasciando che Romeo si occupasse della figlia.

Alla fine, lui la portò in cucina. Anastasia tratteneva a fatica la rabbia. Si sedette accanto a Edoardo, ma non vedeva nulla sullo schermo. Il bambino le si strinse addosso, cercando il suo sguardo. «Resisti, devi resistere,» si ripeteva. «Edoardo capisce. Sa che quella bambina non mi piace. Non è giusto.» Forzò un sorriso.

Dentro di lei ribolliva l’irritazione. Non riusciva a liberarsi dal senso di ingiustizia, dalla rabbia. Dalla cucina arrivavano le voci di Romeo e Chiara. E loro, invece, erano soli, dimenticati. «Devo stare attenta. Lei dirà tutto alla nonna, e quella ricomincerà a dire che ho rovinato tutto, che non dovevate divorziare…»

«Mamma, quando andiamo sulla collina?» Edoardo la riportò alla realtà.

«Non lo so. Abbiamo un’ospite, vedi.» Gli accarezzò i capelli.

Arrivarono dei passi, e Chiara si avvicinò al divano, masticando. Dalla cucina, il rumore dell’acqua. «Lav

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