Non può mentire sotto il velo

Nel ricordo vivido di un tempo ormai lontano, sotto le volte di una chiesa italiana, si svolse una storia che ancora oggi fa riflettere.

A scuola, Romeo non brillava per comportamento, ma i suoi voti erano sempre eccellenti. I professori lo lodavano per l’impegno, ma lo rimproveravano spesso per la sua irrequietezza. Era un ragazzo di bell’aspetto, e le ragazze gli si affollavano attorno; lui ne approfittava, cambiando frequentemente compagna.

Bianca lo conosceva fin dalla prima elementare. Giunta in terza media, si rese conto di essere troppo robusta, e i compagni non perdevano occasione per prenderla in giro chiamandola “cicciona”. Col tempo, le offese ferivano sempre più, soprattutto quando tra le ragazze iniziò il chiacchiericcio sui ragazzi, sui piccoli gesti, sulle attenzioni. Nessuno, però, guardava mai Bianca. A casa, piangeva di nascosto.

«Mamma, perché sono così grassa? Perché sono l’unica così?» domandava tra le lacrime.

«Tesoro, non ti abbattere. Crescerai, cambierai, ora sei ancora una bambina» rispondeva la madre, pur sapendo che la figlia era davvero in sovrappeso.

Romeo era il più crudele. In quinta superiore, fidanzato con la bella e altezzosa Ginevra, si univa alle sue risate quando lei prendeva in giro Bianca. Forse voleva solo compiacerla. Le loro parole la ferivano, ma lei restava in silenzio, le lacrime che le rigavano le guance paffute.

Poi arrivò la maturità, e ognuno prese la sua strada: Romeo all’università di ingegneria, Ginevra all’accademia di moda, Bianca al politecnico. Per anni non si rividero.

Una sera, Romeo tornava dal lago ai margini del parco con gli amici, festeggiando un bonus di lavoro. Tra le risate, notò una donna sola in riva all’acqua che dava pane alle anatre. Quando i loro occhi si incrociarono, fu colpito dal loro azzurro caldo e profondo. Senza esitare, si avvicinò.

«Romeo. E il tuo nome, bellissima sconosciuta? Facciamo due passi? O ci sposiamo subito? Ecco il mio biglietto da visita» le porse il cartoncino. Lei esitò, lo guardò strano, ma alla fine lo prese e si allontanò.

Lui la raggiunse. «Se ti ho offesa, perdonami. Ho esagerato con gli amici. Ma fammi rimediare. Chiamami, ti aspetto.»

Il giorno dopo, Romeo controllava ossessivamente il telefono. Finalmente arrivò un messaggio: «Bianca!» Rispose entusiasta e la invitò a cena. Quando la vide arrivare, con un mazzo di fiori tra le mani, il cuore gli si allargò. Bianca sorrideva, e la serata fu perfetta.

Scoprì giorno dopo giorno quanto lei fosse speciale: gentile, colta, appassionata di maglia, sport e tennis. Si innamorò perdutamente, nonostante le tante donne passate nella sua vita. A ventotto anni, aveva già convissuto, ma quella relazione era finita. Con Bianca, però, era diverso: era unica, luminosa, quasi più giovane dei suoi anni.

Una cosa lo turbava: la sua fede. Andava in chiesa due volte al mese, ma lui non osava chiederle il perché. «Forse un trauma? O forse è solo riservata» pensava, notando i suoi profili social privati. Ma si diceva che col tempo si sarebbe aperta.

Dopo sei mesi, le propose di vivere insieme.

«No, Romeo, è troppo presto. E poi, sai che credo in Dio. Per me, convivere fuori dal matrimonio non è possibile. Perdonami, ma è così.»

Lui non si offese, anzi, ne ammirò la saggezza. La vita proseguì, tra lavoro e progetti, finché un weekend decisero di fuggire in un’altra città.

«Andiamo!» accettò lei con gioia. «In macchina, quattro ore?»

«Sì, non corro mai» rise lui.

Arrivarono in fretta, chiacchierando senza sosta. In un caffè, Romeo le chiese all’improvviso:

«Sposami, Bianca. Ora compriamo l’anello.»

Lei aggrottò le sopracciglia. «Ti ho detto che sono credente. Tu non vai mai in chiesa. Prima dovresti confessarti, pentirti, chiedere la mano ai miei genitori. Per me è importante.»

«Ma non vuoi ancora presentarmi a loro» obiettò lui, finché non vide i campanili di una chiesa. «Andiamo» la trascinò dentro.

Sull’uscio, le sussurrò: «Mi confesserò e parlerò col prete.»

Il sacerdote ascoltò con pazienza. La confessione fu breve, senza domande profonde. Poi Romeo ripropose il matrimonio, ma Bianca uscì in silenzio.

«Perché non hai risposto?» le chiese fuori.

«Non posso mentire sotto il cupola» sussurrò. «Davvero non mi riconosci? Sono Bianca Rossetti, tua compagna di scuola.»

Lui la fissò, il cuore in gola. Il passato lo travolse. Ricordò tutto: i suoi insulti, il padre di lei che lo aveva minacciato in terza media.

«Sì, ho perso quaranta chili» disse lei, pacata.

Romeo era annientato dalla vergogna. Capì allora perché era così riservata, perché evitava di presentarlo ai genitori.

«Mi hai fatto soffrire, sai? Ti amavo già allora… ma oggi, in chiesa, ho capito che non ti ho davvero perdonato.»

Rimase seduto a lungo, finché il prete non lo invitò a bere un tè. Uscito, guardò il cielo e pregò come mai prima: «Dio, aiutami. Fa’ che Bianca mi perdoni.»

A casa, provò a chiamarla, ma il telefono era spento. Restava solo la speranza che, un giorno, il perdono arrivasse.

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