Firmando il Matrimonio, Qualcosa si Mosse Sotto il Vesto…

La sala del matrimonio era piena di sussurri eccitati. Una luce serena filtrava attraverso le grandi finestre illuminate dal sole; le sedie dorate erano occupate da familiari e amici elegantemente vestiti. I presenti mormoravano dolcemente, i telefoni erano alzati mentre alcuni cercavano di immortalare il momento con le loro fotocamere.

L’intera sala vibrava di aspettativa, l’aria era carica di gioia.

La sposa, Beatrice, stava accanto allo sposo, Lorenzo, stringendogli forte la mano. Era perfetta: il suo abito bianco a sirena drappeggiava con grazia il suo corpo slanciato, il velo lungo strisciava dolcemente sul pavimento.

Un sorriso felice le illuminava il viso, ma un’ombra di preoccupazione sembrava accendersi nel suo sguardo.

“Tutto andrà bene,” sussurrò Lorenzo, stringendole le dita con dolcezza. Beatrice annuì, ma prima che potesse rispondere…

…qualcosa si mosse.

Non dietro di lei. Non accanto. Proprio sotto.

Un movimento piccolo, quasi imperceptibile—come se qualcosa, o qualcuno, si nascondesse tra le pieghe del tessuto.

Beatrice sussultò, facendo un mezzo passo indietro. Lorenzo notò subito la tensione nelle sue braccia e aggrottò la fronte.

“Che succede? Cosa c’è?”

Ma prima che Beatrice potesse rispondere, il movimento riprese—più deciso questa volta.

L’orlo dell’abito si spostò leggermente, come se qualcosa si nascondesse sotto… e cercasse di scappare.

Gli ospiti rimasero senza fiato.

Una delle damigelle, Carlotta, si portò una mano alla bocca stupita. Una zia anziana, Rosaria, si fece il segno della croce e sussurrò qualcosa al cielo.

L’aria divenne pesante, come se si fosse creato improvvisamente un vuoto. Lorenzo impallidì.

Beatrice rimase immobile, terrorizzata, un brivido lungo la schiena.

E poi…

…un sibilo.

Un suono piccolo ma chiaro—non c’erano dubbi: qualcosa era lì, proprio sotto l’abito.

“Ma ci state prendendo in giro?” bisbigliò nervosamente uno dei testimoni, Matteo, guardandosi intorno.

Ma nessuno rise.

Tutti trattennero il respiro, come in una scena cruciale di un film.

E poi…

L’abito si mosse di colpo, deciso!

Beatrice urlò, fece un passo indietro e sollevò la gonna.

La sala esplose in un sibilo collettivo, Lorenzo serrò i pugni e l’impiegata dell’anagrafe, un’elegante signora di nome Daniela, rimase immobile, il timbro sospeso in aria.

Da sotto l’abito, come da un passaggio segreto, emerse prima un’ombra nera, poi un miagolio…

…un piccolo fagotto nero saltò fuori.

Qualcuno gridò, un altro ospite balzò indietro, rovesciando un bicchiere di spumante. Il liquido si sparse sulla tovaglia di damasco.

Beatrice si aggrappò a Lorenzo, stringendolo forte.

“Aaah! Che cos’è?”

Il piccolo fagotto, goffamente, saltellò qualche volta, raggiunse il centro della sala e si fermò.

Scodinzolò, poi…

…miagolò.

Silenzio.

Lorenzo sbatté le palpebre. Beatrice, che fissava terrorizzata il volto degli invitati, non credeva ai suoi occhi.

Lì, sul pavimento, davanti a tutti…

…un gattino nero li fissava curioso.

“Ma è un gatto?” gridò qualcuno, ancora scioccato.

Lorenzo guardò Beatrice stupito:

“Perché c’è un gatto sotto la tua gonna?”

Beatrice aprì la bocca, ma non riuscì a rispondere.

Poi una vocina timida si alzò dalla prima fila degli ospiti:

“Ehm… forse è mio…”

Tutti si girarono.

C’era la sorellina di Beatrice, la piccola Sofia, con le sue calze bianche e un coniglio di peluche stretto tra le braccia. Il suo sguardo era pieno di rimorso, e sussurrò timida:

“Non volevo lasciarlo solo a casa… è saltato nel cesto del velo… pensavo fosse già scappato.”

Gli ospiti la guardarono sorpresi, poi scoppiarono a ridere. La tensione svanì come una bolla di sapone.

Lorenzo sospirò. Beatrice si chinò, ancora tremante, e raccolse dolcemente il gattino.

Il piccolo felino nero miagolò un’altra volta, poi si accoccolò tra le sue mani come se niente fosse.

“Eccoti qui, piccolo testimone peloso,” rise finalmente Beatrice, accarezzandogli la testa.

Daniela, l’impiegata, sorrise scuotendo il capo:

“Speriamo non ci siano altre resistenze al matrimonio?”

La sala scoppiò di nuovo in una risata.

Lorenzo e Beatrice si guardarono e finalmente risero insieme.

Mentre le risate si placavano, Beatrice continuava a tenere il gattino nero, che si rannicchiava come se non volesse più lasciarla.

“Sai,” disse Lorenzo, accarezzando l’animaletto, “se iniziamo così, forse questo matrimonio non sarà poi così noioso.”

“Direi… sorprendentemente ‘felino’,” rispose Beatrice ridendo.

Gli ospiti si avvicinarono, e Sofia, la sorellina, si fece timidamente avanti, ancora con il suo coniglio di peluche.

“Scusa…” disse esitante, fissando Beatrice con i suoi grandi occhi azzurri. “Non volevo che succedesse niente di male…”

Beatrice si accovacciò accanto a lei, sempre con il gattino in grembo.

“Sofia, va tutto bene. Solo la prossima volta, avvertimi se vuoi portare un animale segreto al mio matrimonio, d’accordo?”

“D’accordo…” annuì Sofia, poi aggiunse a bassa voce. “Povero Bogi aveva paura di restare solo a casa.”

“Bogi?” chiese Lorenzo, alzando un sopracciglio.

“È il gatto. È con noi da due settimane. L’ho trovato davanti a scuola.”

“E perché non l’hai detto a nessuno?” chiese Beatrice, accarezzando la testa di Bogi.

“Perché la mamma ha detto che non possiamo tenerlo… ma io lo nutrivo di nascosto e l’ho messo nel mio cesto. Oggi si è nascosto sotto il velo.”

Daniela, l’impiegata, si schiarì la voce e chiese, sorridendo: “Allora, se non vi dispiace, possiamo continuare con la cerimonia? O c’è qualcun altro che vuole uscire da sotto la gonna della sposa?”

Gli ospiti ridacchiarono di nuovo.

Beatrice consegnò Bogi a Sofia, poi tornò da Lorenzo, ma prima di riprendergli la mano, sussurrò:

“Sei sicuro di voler continuare dopo un inizio del genere?”

Lorenzo sorrise e annuì:

“Se sono sopravvissuto a un attacco felino durante il matrimonio, posso sopravvivere a tutto. Si va avanti.”

La cerimonia riprese. Daniela lesse i voti, sposa e sposo si guardarono negli occhi, e quando dissero “Sì”, la sala esplose in un applauso fragoroso.

Sofia, tenendo il gattino, agitò felice il suo coniglietto di peluche.

Daniela si avvicinò alla coppia, consegnò loro il registro da firmare e, con un sorriso malizioso, disse:

“Speriamo non serva chiamare un rappresentante della protezione animali come testimone.”

Beatrice e Lorenzo risero insieme, poi firmarono i documenti ufficiali.

Dopo la cerimonia, gli ospiti si spost

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