Una donna ha affidato il suo nipotino appena nato a estranei. Ecco cos’è successo dopo.

La donna aveva dato il suo nipotino appena nato a persone estranee. Ecco comè andata a finire.

La sua casa ormai da tempo viene evitata dai seminatori. I ragazzini oggi corrono dove vengono offerti due euro invece di un biscotto asciutto. La grappa di Marta non è di marca, è fatta in casa… Solo Fedele, il vicino, quando ha già bevuto abbastanza in giro per il paese e sta in piedi a malapena, si ferma da lei:

“Semina, nasci, per la felicità, per la salute, per il nuovo anno… versami un po, Martina!” balbetta meccanicamente.

Lei versa a lui e anche a se stessa un bicchierino o duecosì dorme meglio. Se solo Fedele pensasse un po a quello che dice, invece di pizzicarla sempre nel punto più doloroso…

“Ecco, Martina, così passiamo i nostri giorni… Io e la mia vecchia siamo come due ceppi nel bosco! Almeno non abbiamo nessuno a cui dar fastidio. Non abbiamo nessunoe basta! Ma tu hai una figlia!”

“Bevi e smettila di abbaiare come quel cane Rocco alla catena! Sì, ho una figlia! Chissà dove, ma cè! Vai a casa e non fare il sapientone! Ubriacone chiacchierone! Vattene!” gli ringhia contro.

Fedele non si sbriga ad andarsene, anche se lei ormai lo spinge via con le mani.

“Lo so perché sei arrabbiata… Lo so… E tutti nel paese sanno che hai dato il tuo nipotino a degli estranei. Dimmi che non è vero! Dimmi! Eh… E sai cosa dicono le donne del paese? Che quel bambino ti appare nei sogni! Ecco perché la tua finestra è illuminata di nottehai paura… Eh? Hai paura? Eh eh eh…” le sorride beffardo negli occhi.

“Ascolta! Ubriacone puzzolente! Vattene! Dimentica la strada per casa mia! Dimenticala!” Martina afferra il vicino per il colletto della sua giacca sporca e lo trascina fuori dalla porta come un gatto randagio.

“Sei impazzita, Martina! Ma io… lascia!” non riesce a liberarsi dalle sue mani.

“Mai più! Hai capito? Mai più tornare qui!” gli urla dietro.

Lui si limita a ridacchiare… Ma in effetti, non torna più, né per un bicchierino, né per parlare. Forse per vergogna, forse per paura. Lei gli avrebbe perdonato, se fosse tornato a seminare. Perché, a parte lui, non cera nessun altro, e come si dice, la tradizione va rispettata. Nessuno ha sentito cosa le ha detto… Ma era la verità… E la verità fa male…

E infatti, quel bambino le appare davvero nei sogni. Non riesce mai a vederne il volto. Solo gli occhi, come piccole luci, brillano… Sta sulla porta e chiede di entrare… ma non oltrepassa la soglia, non semina… Lo ha visto infinite volte in quel sogno, o forse non era un sogno…

* * *

Il sole era già alto nel cielo, e Martina capiva che Fedele questa volta non sarebbe venuto. Ricordò loffesa dellanno scorso e… quasi sentì ancora sulle dita il sudiciume della sua giacca. Si sedette da sola a tavola, versò un bicchierino… Era festa, dopotutto!

Nel cortile, Rocco abbaiò forte, quasi soffocandosi, e la porta cigolò. Qualcuno stava arrivando.

“Buona festa! Posso seminare?” Sulla soglia cera un bel giovane.

Martina balzò in piedi e rimase rigida davanti a lui:

“Semini pure, visto che è venuto…”

“Per la felicità, per la salute…” Il giovane sconosciuto sparse il grano.

Martina non lo staccava gli occhi di dosso. Notò che mentre seminava, i suoi occhi scrutavano ogni angolo della casa. “Vuole rubare?” pensò con paura. Magari fosse arrivato Fedele…

“Voleva qualcosa, o è venuto solo per seminare…? Cerca qualcuno? Chi è?” chiese incerta.

“Non sarebbe male offrire qualcosa al seminatore, no? Ma ho già tutto qui,” disse con sicurezza, avvicinandosi al tavolo e tirando dalla borsa vino, salame e dolci.

Martina, completamente sbalordita, tirò fuori dal forno una pentola di patate al forno con pancetta e si sedette di fronte allospite, che laveva così abilmente aiutata a imbandire la tavola.

“Devessere un ragazzo di Lucia… Ma sembra troppo giovane. E perché mai lavrebbe inviato?” pensò, mentre versava il cibo.

Lospite intanto riempì i bicchieri di vino, e lei non sapeva cosa fare. Doveva pur dire qualcosa…

“Vedo che non è di qui. Cerca qualcuno?”

“Sì… Lei è Martina Rossi?”

“Sono io!”

“Suo marito era Pietro Rossi?”

“Era… è morto…”

“E sua figlia è Lucia Pietrova? Purtroppo, non so nulla di lei…”

“Sì… sì…”

“Ebbene, se tutto questo è vero, allora io sono suo nipote Vittorio…” Luomo si alzò e le tese la mano attraverso il tavolo, “Piacere di conoscerla!”

Il mondo le girò davanti agli occhi… Improvvisamente tornò limmagine di quel bambino che di tanto in tanto le chiedeva di seminare. Questo sconosciuto aveva gli stessi occhi di quel bambino nei sogni…

Martina emise un grido e barcollò… Ma delle mani forti la afferrarono e la fecero sedere sulla panca.

“Non abbia paura di me! Non sono qui per rimproverarla… Volevo solo vedere lei, questa casa, il posto dove non sono stato accolto… Mia madrequella veraè morta da poco, e prima di morire mi ha raccontato tutto. Ecco perché sono venuto. Per vedere…”

A Martina sembrava di piangere così forte da farsi sentire in tutto il paese, ma in realtà singhiozzava appena. E raccontò tutto, come era andata. Per la prima volta nella vita. Quelluomo, che si era chiamato suo nipote, la fissava intensamente negli occhi, e lei non sapeva dove guardare. Quando ebbe finito, si alzò, sospirò, diede unultima occhiata alla casa… E come era entrato da estraneo, se ne andò, lasciando sulla soglia solo queste parole:

“Viva pure con Dio… Sarà Lui a giudicarla… Non io…”

La neve sollevata dallauto si disperse in una nuvola bianca. Non fece in tempo a vedere la targa, né la marca, né pensò di chiedere dove vivesse. Gli corse dietro fino al cancello, senza nemmeno mettersi il cappotto… Affranta.

* * *

Lucia era cresciuta come una ragazza ubbidiente.

“Farai linsegnante!” decise il padre. “E non pensare a sposarti finché non avrai finito gli studi!”

E lei non ci pensava affatto, anche se i genitori le avevano già trovato un promesso sposo. La madre le sussurrava:

“Figlia mia, sei una ragazza in vista. Non guardare quei buoni a nulla del paese. Guarda Andrea, il figlio di Elioè perfetto per te! Con lui non conoscerai la miseria! E soprattutto, non vivrai in paese! È un militare! Avrete una casa e uno stipendio! Per quando sarai cresciuta e avrai finito gli studi, sarà già sistemato!”

E anche senza i suggerimenti della madre, Andrea non le usciva dalla testa. Ma era più grande. Quando tornava in licenza, le ragazze gli si avvicinavano come api al miele, e lei non era certo timida. E anche lui si era invaghito di lei. Ma doveva ripartire. La accompagnò a casa:

“Aspettami solo tre anni. Non è molto. Ci scr

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