La Moglie Perfetta
Fin dai tempi delluniversità, Luca aveva capito che avrebbe sposato una ragazza calma ed equilibrata. Quelle erano le donne adatte alla famiglia. Ma si era fidanzato con altre, vivaci e chiacchierone, che pretendevano subito fiori, regali e cene fuori. Ma uno studente squattrinato dove li trovava i soldi? Così aveva imparato a distinguere le donne serie dalle altre.
Verso la fine degli studi, si era messo con Beatrice, intelligente, tranquilla e ordinata. Si vedeva subito che era precisa in tutto.
«Ale», diceva Luca allamico, «forse è ora che mi sposi. Tu sei già un uomo di famiglia e tra poco avrete un altro figlio.»
«E io cosa ti dico da mesi? Allora, hai deciso di sposare Beatrice del mio corso?», chiese lamico. «Fallò, è una ragazza fantastica, intelligente, bella e soprattutto tranquilla, niente isterismi. Non lho mai vista perdere la calma. E poi è maniacale, ha tutti gli appunti in ordine, quante volte li ho copiati io»
«Sì, Ale, credo sia la scelta migliore, almeno tra quelle che conosco», rise Luca.
Prima della laurea, Luca le fece la proposta e Beatrice accettò.
Beatrice e sua sorella minore erano sempre state abituate a stare da sole quando andavano a scuola. Il padre, camionista, era spesso via per lavoro, e la madre tornava a casa solo la sera. Così, appena Beatrice fu abbastanza grande, si occupò della casa: cucinava per la sorella, controllava i compiti. La madre non le aveva mai imposto quelle responsabilità, ma era nella sua natura.
Quando andavano a trovare zia Anna, la sorella maggiore della madre, Beatrice rimaneva sempre stupita.
«Che pulizia che ha zia Anna», pensava guardandosi intorno, «e che tovagliette meravigliosamente ricamate.»
I piatti luccicavano, tutto era perfetto, quasi troppo sterile. Beatrice non capiva ancora di aver ereditato proprio quel tratto caratteriale. A casa sua cercava sempre di mantenere lordine, anche se non ci riusciva sempre. Ma sui quaderni e sulla scrivania dove studiava, regnava la precisione. Alluniversità prendeva appunti meticolosi, superava gli esami senza problemi ed era sempre impeccabile nellaspetto.
Dopo il matrimonio, Luca e Beatrice andarono a vivere da soli in un bilocale che lui già possedeva.
«Luca, hai sistemato bene la tua vita», diceva lamico Ale con un po dinvidia, «casa tua subito e una moglie bellissima. Noi invece affittiamo e non si sa quando avremo un appartamento.»
Beatrice, da sposata, volle ricreare la casa perfetta, come quella di zia Anna. Cercava lordine e la pulizia maniacale, era una perfezionista.
Nessuno le aveva mai spiegato che una moglie e una madre dovrebbero mettere al primo posto la famiglia, non lapparenza. E ci volle tempo perché lo capisse.
Luca e Beatrice erano opposti. Luca era estroverso, rumoroso, sempre circondato da amici, un tipo socievole. Beatrice, invece, era lesatto contrario. Se a Luca piacevano le gite in montagna, la pesca con gli amici e le grigliate, a lei piaceva ricamare, leggere e ogni tanto lavorare a maglia.
Prima della nascita del primogenito, Beatrice sopportava le proposte del marito di andare in gita, anche se non ne era entusiasta. Lo faceva per accontentarlo.
Appena arrivava lestate, Luca non vedeva lora del weekend.
«Beatrice, domani si va in tenda vicino al fiume, pesca e grigliata. Prepara le cose.»
«Luca, non mi piace la tua natura, sono solo zanzare e dormire sulla terra dura. E poi è tutto sporco, chissà cosa si prende», rispondeva lei, ma sapeva che lui non avrebbe rinunciato.
Quando la gravidanza fu avanzata, si rifiutò e Luca non insistette. Lei si dedicò alla casa, alla pulizia e alla cucina sana. Creò quellatmosfera che desiderava, impeccabile.
«Beatrice, qui è tutto sterilizzato e perfetto», diceva lamica Sara quando la visitava. «Sei la moglie perfetta. Come fai a fare tutto? Io non ci riesco, a casa mia regna il caos. I miei maschietti scombussolano tutto. Per questo non li porto da te, dopo di loro non riconosci più casa tua», rideva. «Mio marito è un angelo, a volte mi lascia libera per riposarmi e se li porta lui al parco.»
Luca era impulsivo e a volte la trascinava in camera da letto di giorno, mentre lei si opponeva.
«Devo ancora stirare la biancheria, altrimenti si stropiccia troppo.»
«Beatrice, a me non importa se le lenzuola sono stirate o no», borbottava lui abbracciandola. «A volte questa casa sembra una sala operatoria, tutto così sterile.»
«Luca, non ti piace vivere nel pulito e nel comfort?»
«Non ho detto questo, mi piace, ma credo che tu esageri», rispondeva trascinandola a letto.
Una sera tornò dal lavoro e le disse:
«Beatrice, questo weekend gli amici vanno in campagna, sci e motoslitte. Preparati. Cè la sauna e la grigliata, se non ti piace la sauna, riposati allaria aperta. E dormire in una baita con la stufa è fantastico.»
«Ma cosa dici? Sono al sesto mese e mi porti in mezzo al nulla dinverno? Se ci ammaliamo?»
«Oddio, che rompiscatole che sei. Non vuoi mai niente.»
Quando nacque Matteo, Beatrice rischiò di impazzire con la sua mania per la pulizia. Lo capì anche lei, ma non riusciva a fermarsi. Quando Matteo compì tre anni, tornò a lavorare, ma non per molto.
«Luca, credo di essere incinta di nuovo», annunciò.
«Domani andiamo dal medico», disse lui portandola in ospedale.
«Esatto», sorrise Beatrice tornando in macchina.
«Lavevo capito da come sei uscita dalla porta», rise anche lui.
Quando nacque la piccola Sofia, Beatrice ricadde nella routine di sterilizzazione, lavatrici e stiraggio. Persino Luca ne aveva abbastanza.
«Beatrice, stai diventando una chioccia», si lamentò. «Ormai pensi solo ai bambini, alla pulizia e alle polpette al vapore. Quelle tue polpette cucina qualcosa di normale.»
«Ma il fritto fa male, soprattutto ai bambini», ribatté lei. «Dovresti essere contento che mi preoccupo per la nostra salute.»
Quelle discussioni erano ormai allordine del giorno. Luca era stanco di tanta sterilità.
«Andiamo via un weekend, almeno ti riposi», propose. «Possiamo affittare un casetta in riva al lago.»
«E i bambini?»
«Li portiamo da mia madre. Sarà felice di vederli.»
«Luca, ma scherzi? Tua madre ha due cani e un gatto Pelo e polvere dappertutto, fa male ai bambini.»
«Dio santo, Beatrice, ne ho abbastanza! Tutte le mogli escono con i mariti, e noi», sospirò lui.
Quando Sofia iniziò lasilo, Beatrice sentì che la distanza tra lei e Luca cresceva. Non capiva perché.
«Perché non ci parliamo più? Perché non condividiamo più niente? Secondo me, sono una moglie perfetta.»
Una volta glielo disse pure: «Sono la moglie ideale, donne così sono rare.» E lui rispose:
«Sì, perfetta, ma noiosissima. Non vuoi mai uscire.»
Luca andava in gita con gli amici, senza di lei. Lei restava a casa con i bambini e puliva. Ma