Se discuti, mio figlio ti butterà fuori in strada dichiarò la suocera, dimenticando di chi fosse lappartamento.
“Fiammetta, prepara una torta di verza per domani a cena,” annunciò Maria Grazia entrando in cucina e sedendosi a tavola. “È da una vita che non mangio un dolce fatto come si deve, tu cucini sempre quelle stranezze esotiche.”
Fiammetta si staccò dai fornelli, dove stava friggendo delle polpette per la cena. La suocera era seduta con la solita espressione scontenta, aggiustandosi il famoso maglione bordeaux.
“Sono allergica alla verza, Maria Grazia,” rispose Fiammetta con calma, rigirando una polpetta. “Non la preparerò.”
“Come sarebbe, non la preparerai?” la voce della suocera si fece tagliente. “Ti ho chiesto una cosa e tu mi rifiuti? Chi ti credi di essere per rispondermi così? Ai miei tempi, le nuore rispettavano gli anziani!”
“Non si tratta di rispetto,” disse Fiammetta, spostando la padella su un altro fornello. “Se cucino la verza, avrò una reazione allergica. Preparala tu, se ti interessa tanto.”
“Prepararla io?” Maria Grazia balzò in piedi. “Non sono la tua serva! Sei la padrona di casa, quindi cucina quello che ti dico io! E la tua allergia è solo una scusa. Sei troppo pigra per impastare!”
“Maria Grazia, cosa centra la pigrizia?” Fiammetta le si rivolse. “Cucino ogni giorno, pulisco, faccio il bucato. Ma non farò una torta di verza perché fisicamente non posso!”
“Non puoi o non vuoi?” la suocera si avvicinò, strizzando gli occhi. “Credi che solo perché mio figlio ti ha sposata, puoi darmi ordini? Vedremo chi comanda davvero qui!”
Nellingresso risuonò il tintinnio delle chiavi Matteo era tornato. Il viso di Maria Grazia si trasformò allistante in unespressione sofferente.
“Matteo, figlio mio,” gli corse incontro. “Menomale che sei qui. Tua moglie è diventata insolente! Le ho chiesto di preparare una torta e mi ha risposto male, rifiutandosi!”
Matteo si tolse la giacca e lanciò alla moglie uno sguardo stanco; lei era in piedi accanto ai fornelli, il viso teso.
“Fiammetta, che succede?” chiese, appendendo la giacca nellarmadio. “Perché rifiuti a tua suocera?”
“Sono allergica alla verza, Matteo,” rispose Fiammetta a bassa voce. “Lho già spiegato a Maria Grazia.”
“Allergia? Che allergia?” Matteo fece un gesto di fastidio. “Mamma, non preoccuparti. Fiammetta preparerà la torta domani. Vero, cara?”
Fiammetta guardò in silenzio il marito, poi la suocera, che sorrideva trionfante. Il cuore le si strinse per il dolore.
“No, non la preparerò,” disse con fermezza, togliendosi il grembiule e dirigendosi alla porta. “Cenate pure da soli.”
Fiammetta entrò in camera e chiuse la porta alle sue spalle. Oltre il muro, le voci si smorzavano Matteo e sua madre cenavano tranquilli, parlando di faccende quotidiane. E lei si stese a faccia in giù sul cuscino, le lacrime che le rigavano le guance.
Dietro la parete, il mormorio delle voci continuava Matteo raccontava alla madre del lavoro, e lei annuiva comprensiva. Come se nulla fosse successo. Come se sua moglie non fosse uscita turbata, ma fosse semplicemente svanita nel nulla.
Al mattino, Fiammetta si alzò prima del solito. Maria Grazia dormiva ancora la casa era insolitamente silenziosa. Matteo sedeva al tavolo con una tazza di caffè, scorrendo le notizie sul telefono.
“Matteo, dobbiamo parlare,” Fiammetta si sedette di fronte a lui, incrociando le mani. “Seriamente.”
Lui alzò lo sguardo dallo schermo, corrugando la fronte.
“Di cosa?”
“Di tua madre,” Fiammetta inspirò. “Sono stanca delle sue continue critiche. Maria Grazia disapprova tutto come cucino, come pulisco, come mi vesto. Sono stanca di obbedirle in casa mia… nella nostra casa.”
“Fiammetta, ma cosa dici?” Matteo posò il telefono. “Mamma si comporta benissimo. Ha solo le sue abitudini.”
“Abitudini?” la voce di Fiammetta si fece aspra. “Chiami così limporre la sua volontà agli adulti? Matteo, forse è ora di trovarle un appartamento in affitto? Che viva da sola? Siamo ancora giovani abbiamo bisogno del nostro spazio.”
Matteo sbatté la tazza sul piattino.
“Mi stai suggerendo di buttare mia madre in strada?” La sua voce era metallica. “Lei ha chiesto di vivere con noi e tu vuoi cacciarla?”
“Non dico questo,” Fiammetta gli tese una mano, ma lui si scostò. “Solo un posto separato. Potremmo aiutarla con laffitto…”
“Senti, questa cosa non mi piace,” Matteo si alzò e cominciò a prepararsi per il lavoro. “Mamma non dà fastidio a nessuno. Anzi, ci rende la vita più facile cucina, aiuta in casa.”
“Ma quando mai cucina?” anche Fiammetta si alzò. “Matteo, apri gli occhi! Io lavoro, torno a casa, preparo la cena, pulisco, faccio il bucato. E tua madre si limita a criticare!”
“Basta,” la interruppe lui, infilandosi la giacca. “Non voglio più sentirne parlare. Mamma resta con noi. Punto.”
La porta sbatté con un suono metallico. Fiammetta rimase sola in cucina, fissando il caffè mezzo bevuto del marito.