La Chimica dell’Amore
“Mamma mia, gli anni volano e io sto per invecchiare senza aver mai capito cosa sia il vero amore, la vera passione. Gli uomini che incontro non sono mai quelli giusti,” pensava tra sé Valentina, una donna attraente di quarantadue anni.
Dopo essere stata licenziata due anni prima dall’azienda dove aveva lavorato per quasi un decennio, aveva trovato lavoro in un centro commerciale, nel reparto di abbigliamento femminile. I capi che vendevano erano di lusso, e solo chi poteva permetterseli entrava nel loro negozio.
Gli uomini raramente passavano da quelle parti, e quasi mai da soli. Di solito li si vedeva camminare dietro alle loro compagne con un’espressione sofferente, rispondendo svogliatamente alle domande:
“Amore, che ne pensi? Questo mi sta bene? E questo vestito?”
Le donne guardavano i prezzi e a volte alzavano gli occhi al cielonon cera nulla di economico in quel reparto. E gli uomini, alla fine, pagavano con rassegnazione alla cassa.
Valentina, osservando i clienti, a volte invidiava chi poteva comprare quei capi costosi. Lei stessa non poteva permetterseli, e poi, dove li avrebbe mai indossati? Lavoro, casa, ogni tanto un caffè o un cinema con la sua migliore amica. Sua figlia aveva finito il liceo, si era sposata ed era volata fino in Sicilia con il marito. Tutti e due romantici.
No, Valentina si vestiva con stile, ma senza esagerare, evitando i colori troppo accesi. Era sempre elegante e curata, slanciata, con i capelli biondo chiaro tagliati a carré lungo.
Il suo primo matrimonio era finito male. Avevano divorziato dopo quattro anni, e lei era stata quella a lasciarlo. Lui non era mai diventato un uomo di famiglia, pensava solo agli amici e alle serate fuori. Poi, tra il lavoro e crescere sua figlia, non aveva avuto tempo per gli uomini. O forse non aveva mai incontrato nessuno che le piacesse davvero.
A trentadue anni aveva avuto una relazione con Luca, un collega. Erano stati insieme per un anno e mezzo, ma alla fine si era resa conto che non sarebbe mai diventato un marito affidabile. Lui odiava lavorare, si lamentava sempre di tutto. “Non mi apprezzano!” ripeteva in continuazione. Lei invece non vedeva nulla di male nei colleghi o nei capi. Alla fine si era stancata di tutta quella negatività e laveva lasciato.
“Luca, sei sempre insoddisfatto di tutti! Ma cosa ti hanno fatto? Parli male di chiunque!”
“Valentina, non vedi che tutti sono invidiosi? Sembra che gioiscano se qualcosa ti va male!” rispondeva lui, sorpreso.
“No, non lo vedo. Anzi, il nostro team è unito, ci aiutiamo a vicenda. E il capo mi piace molto, è sincero, giusto e onesto.”
“Tu non capisci niente della gente,” sbuffava Luca. “Per te tutti sono angeli. Ma non si può vivere così. Il mondo è pieno di persone cattive pronte a farti del male…”
“Non so, Luca. Io non vedo le cose così. Ma siamo tutti diversi, non cè niente da fare.”
Dopo quelle conversazioni, Valentina aveva deciso di chiudere con lui. Più passava il tempo, più lui la irritava.
Ci furono altre storie brevi, perfino un incontro al mare, ma niente di serio.
Nel negozio ormai avevano i loro clienti abitualimogli di uomini ricchi, persino la moglie del sindacoma quasi mai accompagnate dai mariti.
Quel giorno, in settimana, il negozio era vuoto. Per questo rimase sorpresa quando vide un uomo attraente passeggiare tra i vestiti, lanciandole ogni tanto unocchiata. Aveva più di quarantanni, capelli scuri spettinati allindietro, sopracciglia folte, le mani in tasca. Sembrava passeggiare lì come in una galleria darte, e invece di guardare i vestiti, ogni tanto i suoi occhi si fermavano su di lei.
“Chissà cosa ci fa qui da solo. Forse cerca un vestito per la fidanzata… Ma che bello però. Penserà che sono pazza se resto a fissarlo,” pensò, e le venne una strana malinconia allidea che se ne sarebbe andato.
Invece, si avvicinò alla cassa e, sorridendole, chiese:
“Mi sa dire dove sono i vostri abiti?” Si chinò leggermente, leggendo il suo cartellino. “Valentina, giusto?”
Lei annuì in silenzio e lo guidò verso la sezione degli abiti, sentendo le guance ardere. Era contenta che lui camminasse dietro di lei e non potesse vederle.
“Ma che mi succede?” si rimproverò. “Non posso perdere la testa per il primo sconosciuto che mi sorride!”
Arrivata agli abiti, indicò con la mano:
“Ecco qui,” e tornò velocemente alla cassa.
Erano soli nel negoziola sua collega era a pranzoe di solito in settimana cera poco movimento. Ma quel cliente la turbava. Si ritrovò persino a immaginare una cena insieme, una conversazione piacevole…
“Scusi,” la voce di lui la riportò alla realtà, “potrebbe aiutarmi?”
“Certo, in che modo?”
“Ho scelto un vestito per la mia ragazza, ma ho paura di sbagliare il taglio. Lei ha più o meno la sua corporatura. Potrebbe provarlo?”
Valentina guardò labito che teneva in manouno dei più belli del negozio, di seta italiana e cu