Quante amarezze bisogna assaporare, quante perdite sopportare, prima di trovare la vera felicità?
Questa domanda torna spesso nella mente di Bianca, quarantotto anni, che ancora aspetta un raggio di luce. La vita non è stata generosa con lei, ma non ha mai perso la speranza. Ora, però, la sfortuna ha bussato ancora una volta: rimase immobile, osservando le fiamme divorare la sua casa. Le scintille danzavano nel cielo notturno, illuminando i volti stupiti dei vicini. I pompieri arrivarono, srotolarono freneticamente le manichette, e un getto dacqua tentò di domare lincendio.
**Tutto perduto**
Bianca si coprì il naso con un fazzoletto, gli occhi pieni di terrore fissi sulla sua vita ridotta in cenere. Mobili, vestiti, fotografietutto era andato perduto. La casa in cui aveva vissuto per venticinque anni non esisteva più.
«Bianca, vieni da me. Luca è già nel cortile con mio marito», la tirò per la manica Valeria, la vicina di sempre.
«Lui se ne sta lì, come se niente fosse. Eppure è colpa sua se siamo qui Lo ho svegliato a fatica, altrimenti sarebbe rimasto là dentro», sussurrò Bianca, le lacrime che le rigavano il viso. «Oh, Valeria, solo ora capisco quanto ero legata a ogni cosa che ho perso. La nostra storia, i ricordi»
«Non ti preoccupare, Bianca. Hai ancora tempo davanti a te», cercò di consolarla la vicina.
Nel cortile, Luca, il marito di Bianca, era seduto accanto a Giorgio, il padrone di casa. Sobrio, finalmente, lo sguardo annebbiato rivolto verso i resti fumanti della loro casa.
«Bianca, cosa è successo? Perché è scoppiato lincendio?»
«Perché? Perché ti sei addormentato con la sigaretta in bocca! È caduta sotto il letto, e quando ti ho svegliato le fiamme erano già alte Quante volte ti avevo avvertito? Ora siamo qui, senza niente».
Luca abbassò la testa, le lacrime che gli scendevano lungo il viso. Guardò i ruderi della casa che aveva costruito con le sue mani anni prima.
«Perdonami, Bianca. Ti giuro che non berrò più. Ce la faremo, andremo a vivere nella casa dei miei genitori. È piccola, ma la sistemeremo».
La casa dei genitori, morti anni prima tra bottiglie e solitudine, era in rovina. Bianca e Luca frugarono tra le macerie, ma non trovarono quasi nulla. Luca mantenne la promessa: da quel giorno non toccò più alcol.
**Solo ricordi**
Mentre tornava dal mercato, Bianca si fermò davanti a ciò che rimaneva della sua casa. I ricordi la travolsero: si sedette sulla panchina rimasta miracolosamente intatta. Venticinque anni in quella casa con Luca. Le sembrava di vederli ancora, giovani e pieni di sogni, mentre sceglievano la carta da parati, ridendo. A Natale, Luca portava un abete gigante, e tutti ballavano intorno, decorandolo. Le figlie correvano festose la mattina di Capodanno, cercando i regali sotto lalbero.
«Quanti segreti, quanto amore hanno vissuto queste mura», pensò Bianca. «Le mie figlie sono cresciute qui, sono partite per le loro vite».
**Un primo matrimonio fallito**
Le due figlie, nate a un anno di distanza luna dallaltra, erano frutto del suo primo matrimonio con Enzo. Si erano sposati troppo giovani, senza capirsi. Lui era immaturo, sempre in giro, mentre Bianca restava a casa con le bambine. Vivevano in un paesino della provincia, dove Enzo passava le serate tra amici e birra.
«Avrei dovuto ascoltare mia madre», mormorò Bianca, senza rendersi conto di parlare ad alta voce.
Enzo morì in un incidente in moto. Bianca sopravvisse miracolosamente, ma rimase sola con le figlie. Era il periodo duro degli anni Novanta, perse il lavoro e tornò dalla madre in campagna. Fu lì che incontrò Luca, che viveva con genitori alcolizzati.
Si innamorò di lei a prima vista. «Bianca, sposami. Costruirò una casa per te e le tue figlie», le disse un giorno.
Lei accettò, non per amore, ma per dare una famiglia alle sue bambine. Luca era un uomo laborioso, le voleva bene. Ma i suoi genitori lo trascinavano nel loro vizio, e quando cedeva, la casa si trasformava in un inferno.
«Perché la vita mi tratta così?», si chiese Bianca, seduta sulla panchina. «Quando arriverà la mia felicità? Almeno le figlie sono cresciute bene».
**Ancora tragedia**
Ma non era finita. Luca smise di bere dopo lincendio, ristrutturò la casa di famiglia, e per un po sembrò che la fortuna avesse sorriso. Poi, un ictus lo portò via.
I giorni si fecero grigi, monotoni. Lunica gioia erano le visite delle figlie e dei nipoti.
Una vigilia di Natale, mentre tornava a casa carica di pacchetti, Bianca decise di prendere un taxi. Lautista, Matteo, era un uomo affabile e gentile. Le lasciò il biglietto da visita.
«Chiamami, se hai bisogno», le disse con un sorriso.
Bianca lo ringraziò e dimenticò quel foglietto. Ma quando lauto del genero si ruppe, lo richiamò.
Matteo accettò subito. «Perché non vieni anche tu?», le propose.
Durante il viaggio, scherzò con i nipoti, fece ridere tutti. «Che uomo simpatico», le sussurrò la figlia.
Matteo osservava la famiglia con un misto di invidia e nostalgia. Otto anni prima aveva perso moglie e figlia in un incidente dauto. Nessuna donna laveva più interessato, finché non aveva visto Bianca. Le somigliava tanto alla sua defunta moglie.
La invitò a cena, poi al cinema. I loro cuori solitari trovarono conforto luno nellaltro.
«Mamma, mi piace questa donna», confessò Matteo alla madre.
«Anche a me», rispose lei.
A marzo, per il compleanno di Bianca, Matteo le fece una sorpresa: un anello di fidanzamento.
Finalmente, al terzo tentativo, la felicità bussò alla sua porta. E questa volta, rimase.





