Un bambino ha chiamato la polizia dicendo che i suoi genitori stavano facendo qualcosa di strano in camera: gli agenti hanno controllato e scoperto un orrore inimmaginabile

**Diario Personale**
Oggi è successo qualcosa di terribile, e non riesco a smettere di pensarci.
Stavo in centrale quando è arrivata quella chiamata. Un bambino, la voce tremante, quasi soffocata dal panico. “Aiutatemi, i miei genitori, loro…” Poi, un urlo di un uomo. “Con chi stai parlando? Dammi quel telefono!” E il silenzio.
Io e la mia collega Sofia ci siamo scambiate un’occhiata. Per protocollo, dovevamo indagare, anche se il chiamante aveva interrotto la comunicazione. Ma qualcosa nel tono di quel bambinoquel terrore trattenuto, il tremoreci aveva colpito più del solito.
Lauto si è fermata davanti a una villetta a due piani, in un quartiere tranquillo di Firenze. Fuori, tutto sembrava perfetto: il prato curato, i vasi di gerani, la porta chiusa a chiave. Dentro, però, regnava un silenzio innaturale.
Abbiamo bussato. Nessuna risposta. Poi, la porta si è aperta, e davanti a noi è apparso un bambino di sette annicapelli scuri, sguardo serio, troppo adulto per la sua età. Si chiamava Matteo.
“Sei tu che ci hai chiamato?” ho chiesto con calma.
Lui ha annuito, facendoci spazio nellingresso. “I miei genitori sono là,” ha sussurrato, indicando una porta semiaperta in fondo al corridoio.
“Che succede? Stanno bene?” ho insistito, ma Matteo non ha risposto. Si è solo stretto al muro, fissando quella porta come se vi fosse inchiodato.
Sono entrato per primo. Sofia è rimasta indietro, vicino al bambino. Quando ho spinto la porta, il cuore mi si è fermato.
Sul pavimento, legati con fascette di plastica e con il nastro adesivo sulla bocca, cerano due personei genitori di Matteo. Gli occhi pieni di terrore. Sopra di loro, un uomo incappucciato stringeva un coltello.
Lassalitore si è irrigidito vedendomi. La lama ha tremato leggermente tra le sue dita. Non si aspettava che arrivassimo così presto.
“Polizia! Lascia cadere larma!” ho urlato, sguainando la pistola. Sofia intanto teneva Matteo al sicuro, pronta a portarlo fuori.
“Fermo!” ho ripetuto, avanzando.
Quei secondi di silenzio sono sembrati eterni. Alla fine, luomo ha lasciato cadere il coltello con un tonfo sordo.
Mentre lo portavamo via in manette, Sofia ha liberato i genitori. La madre ha abbracciato Matteo così forte che quasi non respirava. Io lho guardato e gli ho detto: “Sei stato coraggioso. Senza la tua chiamata, sarebbe potuta finire diversamente.”
E solo dopo abbiamo capito: il rapitore non aveva nemmeno considerato Matteo una minaccia. Troppo piccolo, troppo innocente. Ma proprio quello è stato il suo errore.

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Un bambino ha chiamato la polizia dicendo che i suoi genitori stavano facendo qualcosa di strano in camera: gli agenti hanno controllato e scoperto un orrore inimmaginabile