*Piatti Ribelli: Tre Giorni di Pazienza alla Prova.*
Luca lavava i piatti. Tre giorni di sofferenza, ma nemmeno un piatto o una tazza era pulita. Allora, appena tornato dal lavoro, non si cambiò nemmeno. Infilò un grembiule e si mise allopera. Avrebbe anche voluto preparare una minestra, visto che ormai aveva dimenticato il vero sapore del cibo…
I residui di cibo erano così incrostati che dovette lasciarli a mollo. Le tazzine da caffè? Una decina. Davvero non si può lavarne almeno una dopo luso? Gli salì un groppo in gola. Aveva fame, ma nel frigo trovò solo due cetrioli e uno scaffale desolatamente vuoto. E allimprovviso, sentì il profumo di una crostata di Maria. A casa loro laria sapeva sempre di dolci, perché sua moglie amava cucinare. Appena rientrata dal lavoro, la cucina era già invasa dallodore di cannella. O di vaniglia. La planetaria ronzava, il forno scaldava…
Ma ora Luca ricordava sua moglie con tenerezza. Allepoca pensava che lei, a parte la cucina e i figli (il lavoro non contava), non vedesse altro. Sempre a lavare, a pulire finestre, a sistemare tappeti. Destate, la cucina diventava una fabbrica di conserva. Luca non faceva in tempo a portare i barattoli in giardino.
Una sera rientrò dal lavoro, e Maria, come al solito, era sul limitare della cucina, intorno a pentole fumanti, seduta sul bordo del tavolo (aveva quel brutto vizio, maledizione), sbucciando mele e guardando un qualche concerto in tv.
«Ti lascio», disse Luca con una calma spaventosa, senza nemmeno salutare.
Maria si irrigidì, ma non si voltò.
«Ho unaltra donna», disse lui. «Lamo e non posso più mentirti.»
Maria posò il coltello, si girò lentamente verso di lui con il viso arrossato dal vapore e dalla notizia, e rispose docile, sottovoce:
«Prendi una sfogliatella, che tanto non le finiamo.»
Luca, ovviamente, non la prese, anche se adorava le sfogliatelle con crema e noci… Raccolse lo stretto necessario e se ne andò dalla donna che non assomigliava per niente a Maria. Lei non portava mai jeans come Maria, ma solo gonnelline e vestitini. Mai scarpe comode, solo tacchi alti. Diceva «Vado dallestetista» con lo stesso tono di un meeting finanziario. E il mondo doveva aspettare.
Maria, invece, non andava mai nei saloni. Non amava gironzolare tra negozi o mercati. Se doveva comprare qualcosa, faceva una lista, entrava, usciva con le buste e basta. Non leggeva riviste patinate, non accarezzava caffè, non si tingeva i capelli, non andava in palestra. Ma era sempre bella, ordinata, snella. Con i jeans stretti e le camiciette corte, i capelli raccolti in una treccina, sembrava una ragazzina.
Luca voleva accanto una donna vera. E così trovò Isabella. Ora stira lui, cucina lui, lava i piatti lui. E di notte sogna le sfogliatelle e le crostate di Maria. I sogni profumano di vaniglia, e dentro risuona la risata di Maria…
Messa in ordine la cucina, Luca andò in salotto. Sul divano cera Isabella, appoggiata elegantemente sui gomiti. Davanti a lei, una rivista, e sul tavolino tre tazzine di caffè abbandonate.
«Che bravo che sei, coniglietto mio. Cosa farei senza di te?» cinguettò lei, tendendo le braccia verso di lui. «Sono appena tornata dalla manicure. Che fatica! Vedi? Le unghie perfette, vero? Non sono uno schifo? Vieni qui, tesoro, ti abbraccio…»
Luca sentì una fitta di fastidio. «Mi sa che è fame», pensò, e tornò in cucina per sbucciare patate.