Ha deciso di non tacere: amore perduto o difficoltà temporanee?

Decise di non tacere più: amore perduto o difficoltà temporanee?

Alessandra non ce la faceva più. Non capiva perché Federico fosse diventato così distante forse non lamava più? Quella sera era tornato a notte fonda e si era addormentato in soggiorno.

La mattina, durante la colazione, Alessandra si sedette di fronte a lui.

“Federico, dimmi che succede.”

“Cosa cè che non va?”

Bevve il caffè, evitando il suo sguardo.

“Da quando sono nati i gemelli, sei cambiato.”

“Non me ne sono accorto.”

“Federico, viviamo come coinquilini da due anni, non lhai notato?”

“Ascolta, cosa vuoi? Casa è un disastro, puzza di latte in polvere, i bambini urlano Pensi che a qualcuno piaccia?”

“Ma Federico, sono i tuoi figli!”

Si alzò di scatto e cominciò a camminare avanti e indietro per la cucina.

“Tutte le donne normali fanno un figlio alla volta, così può giocare tranquillo in un angolo e non rompere. Tu invece ne hai fatti due subito! Mia madre me laveva detto, ma non lho ascoltata donne come te sanno solo riprodursi!”

“Donne come me? E io che sarei, Federico?”

“Una senza obiettivi nella vita.”

“Mi hai costretta a lasciare luniversità perché volevi che mi dedicassi solo alla famiglia!”

Alessandra si sedette. Dopo un momento di silenzio, aggiunse:

“Penso che dovremmo separarci.”

Lui rifletté un attimo, poi rispose:

“Daccordo. Ma niente alimenti, ti do io qualche soldo quando posso.”

Si girò e uscì dalla cucina. Alessandra voleva piangere, ma dalla camera dei bambini arrivò un rumore. I gemelli si erano svegliati e reclamavano la sua attenzione.

Una settimana dopo, fece le valigie, prese i gemelli e si trasferì in un piccolo appartamento in un palazzo popolare, ereditato dalla nonna.

I vicini erano nuovi, così Alessandra decise di presentarsi.

Da un lato cera un uomo burbero, non ancora vecchio; dallaltra, una signora energica di sessantanni. Bussò prima alla porta delluomo:

“Buongiorno! Sono la nuova vicina, ho comprato una torta, vuole un caffè?”

Alessandra sorrise forzatamente. Lui la squadrò, poi borbottò:

“Non mangio dolci,” e le sbatté la porta in faccia.

Alessandra scrollò le spalle e andò dalla signora, Concetta Esposito. Accettò di unirsi a lei, ma solo per parlare.

“Allora, di giorno mi riposo perché la sera guardo serie TV. Spero che i suoi bambini non disturbino con il rumore. Sia gentile, non li faccia correre nel corridoio, non tocchino niente, non sporchino e non rompano!”

Parlò a lungo, e Alessandra, con il cuore pesante, capì che non laspettava unaccoglienza calorosa.

Iscrisse i gemelli allasilo e trovò lavoro lì come assistente. Era comodo: finiva di lavorare giusto in tempo per riprendere Matteo e Luca. Lo stipendio era misero, ma Federico aveva promesso di aiutarla.

Nei primi tre mesi, durante il divorzio, Federico le diede qualche soldo. Ma dopo altri tre mesi, i soldi smisero di arrivare. Alessandra non pagava le bollette da due mesi.

I rapporti con Concetta Esposito peggioravano. Una sera, mentre dava da mangiare ai gemelli in cucina, la vicina entrò, indossando un accappatoio di seta.

“Cara, spero abbia risolto i suoi problemi finanziari? Non vorrei restare senza luce o gas per colpa sua.”

Alessandra sospirò.

“No, non ancora. Domani andrò dallex marito, sembra si sia dimenticato dei figli.”

Concetta si avvicinò al tavolo.

“Li nutre ancora di pasta Sa di essere una madre pessima?”

“Io sono una brava madre! E lei farebbe meglio a ficcare il naso altrove!”

Allora Concetta iniziò a urlare così forte che Alessandra avrebbe voluto tapparsi le orecchie. Alle urla uscì il vicino, quel burbero di prima. Aspettò che Concetta finisse di maledire Alessandra, i bambini e il mondo intero, poi tornò nel suo appartamento.

Un minuto dopo riapparve. Gettò dei soldi sul tavolo davanti a Concetta.

“Basta. Ecco per le bollette.”

La donna tacque, ma quando il vicino se ne fu andato, sussurrò ad Alessandra:

“Te ne pentirai!”

Alessandra ignorò la minaccia, ma si sbagliava. Il giorno dopo andò da Federico. Lui lascoltò e disse:

“Ora sono nei guai, non posso aiutarti.”

“Federico, ma scherzi? Devo nutrire i bambini!”

“Nutrili pure, non ti impedisco niente.”

“Chiederò gli alimenti.”

“Fallo pure, il mio stipendio è così basso che ti daranno due spicci. E non rompermi più!”

Alessandra tornò a casa in lacrime. Mancava una settimana allo stipendio, e i soldi erano finiti. Ma ad aspettarla cera unaltra sorpresa: lassistente sociale. Concetta aveva denunciato che Alessandra minacciava la sua vita e che i bambini erano malnutriti e abbandonati.

Lassistente la interrogò per unora, poi concluse:

“Devo segnalare tutto ai servizi sociali.”

“Aspetti, ma perché? Non ho fatto nulla di male!”

“Sono le regole. Cè una segnalazione, dobbiamo occuparcene.”

Quella sera, Concetta tornò in cucina.

“Allora, cara, se i suoi bambini mi disturbano ancora di giorno, sarò costretta a chiamare direttamente i servizi sociali!”

“Ma cosa sta facendo? Sono bambini! Non possono stare fermi tutto il giorno!”

“Se li nutrisse come si deve, avrebbero sonno e non correrebbero!”

Uscì, lasciando i gemelli spaventati.

“Mangiate, tesori. La signora scherza, in fondo è buona.”

Si voltò verso il fornello per asciugarsi le lacrime e non si accorse che il vicino era entrato. Aveva una borsa enorme. Aprì il frigo in silenzio e iniziò a riempirlo di cibo.

“Graziano, scusi, ma si è confuso con il suo frigo?”

Lui non rispose. Riempì il frigo e uscì senza dire una parola. Alessandra era senza parole.

Il giorno dello stipendio, bussò alla porta del vicino. Lui aprì, sempre burbero.

“Graziano, sono in debito con lei per il cibo. Ecco venti euro, poi gliene darò altri quando posso.”

“Vai, non devi niente.”

E le chiuse la porta in faccia.

Ma dalla cucina arrivò un urlo di Concetta. I bambini erano vicini alla teiera sul tavolo.

“Vagabondi! Maleducati! Cosa diventerete con una madre così?!”

Alessandra li mandò in camera, pulì il pavimento e tornò con le idee chiare. Non capiva come andare avanti. I gemelli sedevano sul letto, tranquilli.

“Su, perché siete tristi? Dobbiamo solo resistere un po, troverò una soluzione e ce ne andremo da qui.”

I bambini si strinsero a lei, abbracciandola con le loro manine.

La sera dopo, bussarono alla porta. Due donne sconosciute, lassistente sociale e un uomo.

“Salve, cercate me?”

Una delle donne la fissò severa.

“Alessandra Bianchi?”

“Sì.”

“Siamo dei servizi sociali.”

“I servizi sociali?

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