Mezza casa è tua, ma non potrai viverci! – L’ex marito le ha messo in casa un delinquente incallito, accanto a lei e al loro figlio…

“Mezza casa è tua, ma non potrai mai viverci!” l’ex marito le aveva affiancato un criminale recidivo, a lei e al figlio…
Maddalena Rossi uscì dalla sala del tribunale con le spalle curve, come se l’anima le fosse rimasta lì, tra i freddi banchi di legno, tra parole aride e sguardi indifferenti. Sembrava l’ombra di se stessa, cancellata dalla vita come una parola inutile su una pagina. Il cappotto grigio, sgualcito e buttato sulle spalle con noncuranza, stava per scivolarle via, quasi rifiutandosi di servirla ancora. I capelli, una volta ben pettinati, erano ora disordinati e le cadevano pesanti sulla fronte. Le braccia le pendevano inerti, ma una mano sottile, pallida stringeva con forza quella del figlio, come se solo in quel contatto restasse un legame con la realtà.
“Mamma…” sussurrò Leo, nascondendo il viso dagli sguardi degli altri, quasi sapesse che lei, in quel momento, non poteva proteggerli.
Maddalena non riusciva a sollevare lo sguardo. Tutto era finito. Ciò che era stato, svanito, come se non fosse mai esistito. Marco l’aveva fatto. Aveva distrutto la loro famiglia, portato via quasi tutto, diffamato lei, dipinto come una traditrice, convinto persino il figlio che fosse tutta colpa sua. Un groppo di amarezza le salì in gola, il respiro si fece corto. La memoria le restituì traditrice quella scena: tre mesi prima, in cucina, un’altra donna, il profumo troppo forte, troppo costoso, e la risata di Marco ancora la stessa, ma non più per lei. Ricordò le sue parole, dette come se parlassero del tempo:
“Non provare a fare scenate. Non ti conviene.”
Ora, nel trambusto del corridoio del tribunale, la gente passava frettolosa. Qualcuno masticava gomma, altri frugavano nelle borse alla ricerca di cartelle smarrite. Nessuno vedeva il suo dolore, nessuno sapeva che dentro di lei c’era solo vuoto. Tutti erano occupati con se stessi, con i propri affari, con la propria vita. La sua, invece, era appena crollata come un castello di carte. Strinse la mano del figlio l’unico punto fermo in quel mondo. Doveva solo sopravvivere. Il resto sarebbe venuto dopo.
Davanti al portone della casa dove un tempo avevano vissuto, Maddalena si fermò, incerta, per la prima volta in anni. Sul gradino di cemento c’erano le loro cose miseri mucchi: una valigia con una striscia verde sbiadita, una borsa con i giocattoli, una scatola con su scritto “Documenti”. Tutto era coperto di polvere, la pioggerella aveva lasciato macchie scure sulla borsa. Leo le affondò il viso nella spalla:
“Mamma, torniamo a casa?”
Maddalena gli asciugò il naso con un angolo della sciarpa, cercò di sorridere, anche se le labbra le tremavano:
“Casa è dove siamo insieme.”
Sollevò la scatola, sistemò la valigia pesante sulle rotelle. Dietro la porta dellappartamento era rimasta la vita di prima chiusa per sempre, come il sipario dopo l’ultimo atto.
Chiamò l’amica Paola, che aprì in vestaglia, lodore di caffè e vaniglia che riempiva laria. Paola la abbracciò forte, come un tempo, e strinse delicatamente Leo:
“Resta qui da me. Riposati un po.”
I figli di Paola dormivano già. A cena, lamica più volte incrociò lo sguardo di Maddalena e ogni volta lo distolse. Un silenzio pesante si posò sulla pentola di pasta.
“Mi dispiace…” alla fine mormorò Paola. “Marco… ha parlato anche con me. Ha insinuato che tu avessi… problemi con la legge, con certe sostanze. Mi ha detto di stare attenta.”
Maddalena sentì il respiro farsi corto. Persino lì, in quella casa dove prima avevano riso, dove alle pareti cerano foto insieme, si sentiva unestranea. Leo divorava il cibo, come se temesse di essere cacciato da un momento allaltro.
Dopo qualche giorno, Paola la raggiunse con unespressione preoccupata:
“Mi dispiace, io… Ho paura per i miei figli. Marco ha già raccontato a tutti. Sai, mi hanno persino fatto trovare delle tue certificazioni mediche.”
“Quali certificazioni?”
“Che hai una malattia pericolosa e certe abitudini. So che è una menzogna, ma come faccio a chiudere la bocca a tutti? Persino linsegnante dei bambini mi ha chiesto di te.”
Quella casa accogliente divenne una prigione. Maddalena impacchettò di nuovo le cose in fretta, la mente confusa, il cuore stretto. Leo singhiozzava disorientato:
“Voglio il mio orsacchiotto. Perché papà non me lo fa portare?”
“Papà ha altro a cui pensare, tesoro,” lo carezzò lei dolcemente.
Quella notte la passarono alla fermata del bus, illuminata da un lampione arancione. Polvere di strada, erba calpestata sotto i piedi. Leo dormiva con la testa appoggiata al ginocchio di Maddalena, lei fissava il cielo nero, senza stelle.
Prese una decisione:
“Andiamo, Leo, in campagna. Ti ricordi la casa nel paesino? Quella dove mangiavamo i lamponi dinverno.”
La notte sembrava infinita, come la strada davanti a loro solo una vaga speranza e una vecchia casa in fondo a sentieri dimenticati.
Il paesino li accolse con polvere, pioggia e tempo sospeso. La recinzione, piegata dalledera, sembrava aspettarli con rassegnazione. Il melo dietro casa copriva il terreno con foglie gialle e rosse, e il sentiero sembrava intatto da anni.
Maddalena sollevò il colletto, inspirò: odore derba bagnata, di legna bruciata una strana, pungente sensazione di calore.
“Mamma, resteremo qui a lungo?” chiese Leo, pestando il gradino bagnato.
“Vedremo, cucciolo. Dovremo sistemare tutto.”
Iniziarono dai vetri: Leo disegnò facce buffe con la schiuma, Maddalena rise, accorgendosi che per la prima volta da mesi non piangeva.
“Mi aiuti col sentiero?” propose. Leo portò felice una vecchia paletta, e insieme ripulirono il percorso da rami e foglie secche.
Quando la stanchezza divenne troppo pesante, Maddalena mise a letto Leo. Nella luce fioca della lampada, la stanza sembrava quasi accogliente. Lui si strinse a lei:
“Mamma, non torneremo più da papà?”
Maddalena lo strinse forte, trattenendo un tremito:
“Ora siamo noi due, Leo. Andrà tutto bene.”
A notte fonda, mentre Leo dormiva, aprì il laptop. Le dita rimasero sospese sulla tastiera voleva scomparire, non essere più quella Maddalena Rossi.
Alla fine scrisse una mail breve:
“Signor De Luca, buonasera. Sono costretta a lasciare la città per un po, questioni personali. Potrei lavorare da remoto?”
La risposta arrivò al mattino.
“Maddalena,” disse il capo con voce ferma. “So della situazione. Proviamo con il lavoro a distanza. Ma non molli, e non si lasci trascinare da… capisce. Due mesi li regge, poi vediamo. Non si preoccupi, ci siamo noi.”
Maddalena sentì cera un appiglio. Piccolo, ma reale.
Giorno dopo giorno, raccolse documenti,

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