“È già passato il tuo autobus?” chiese un uomo affannato.
“Signora, sa dirmi se l’ultimo autobus è già partito?” Un uomo ansimante si avvicinò alla fermata. Un uomo vero, non un ragazzo, ben oltre i cinquantanni, con una giacca e pantaloni sportivi, una borsa logora sulla spalla. Un volto comune, con dei baffi che Laura Bianchi non aveva mai amato. Lei si girò e non rispose.
“Signora, le costa tanto dirmelo? Lultimo autobus è già partito o no? Vede che aspetta anche lei!” Luomo riprese fiato e appoggiò la pesante borsa sulla panchina accanto a Laura Bianchi.
“Non aspetto niente e nessuno,” rispose seccata, ma poi pensò che era tardi e chissà chi fosse quelluomo, così aggiunse con tono più gentile: “Un autobus è passato cinque minuti fa, non ho fatto caso a quale fosse.”
“Ecco, tutto qui!” Luomo si lasciò cadere sulla panchina con tale forza che Laura temette si rompesse e si alzò di scatto.
“Anche lei ha perso lautobus?” quelluomo irrequieto era quasi fastidioso!
Laura si sistemò il cappotto e decise di tornare a casa. Era già tardi.
Unora prima aveva sentito un improvviso bisogno di uscire. Le mancava laria, si sentiva sola, mai le era successo prima.
Per tutta la vita Laura Bianchi era vissuta sola ed era stata felice così. Le amiche si erano sposate, avevano figli, ma lei non lo aveva mai voluto. Quando ripensava alla sua infanziala madre in campagna che partoriva uno dopo laltro. Poi tre li aveva mandati in collegio, mentre lei, la maggiore, era scappata in città. Aveva finito la scuola professionale, diventando contabile, e aveva lavorato tutta la vita nella caffetteria centrale. “LEra dOro”, musica allegra, cibo delizioso!
Allinizio era solo una contabile, poi era diventata capo contabile fino alla pensione. Matrimoni, anniversari, non si era mai annoiata. Uno stipendio decente, buon cibo, si era comprata un appartamento, viaggiava in vacanza e non desiderava altro.
Un anno fa, il nuovo proprietario le aveva detto che non capiva i nuovi metodi di lavoro e che molte cose non gli piacevano.
E laveva mandata in pensione, anche se Laura non aveva mai pensato di ritirarsi.
Inizialmente aveva cercato un altro lavoro. Poi aveva capito che ciò che le offrivano non le piaceva, e ciò che le piaceva era riservato ai giovani.
Alzò le spalle, pazienza, aveva quel piccolo gruzzolo di risparmi, modesto ma sufficiente. Così si era ritirata, nella libertà più totale della sua vita.
Allinizio era tutto meraviglioso, viveva senza piani, senza sveglia, faceva gite e persino partecipava a corsi di camminata nordica nei parchi.
Ma allimprovviso tutto questo la stancò, e quella notte era semplicemente uscita in strada e si era seduta su una panchina alla fermata dellautobus.
Le macchine sfrecciavano, i fari brillavano, la gente camminava e parlava, e lei sedeva lì sentendosi come se non esistesse, come se ci fosse solo questa città rumorosa. E lei non contava nulla!
Non serviva a nessuno, assolutamente a nessuno, nemmeno a una singola persona in tutto il vasto mondo!
E poi, allimprovviso, quelluomo!
“Neanche lei ha un posto dove dormire, signora? Io ho passato la notte qui sulla panchina, stamattina sono partito. Vivo fuori città, lavoro a turniho fatto tardi, le notti erano calde, ma stasera fa freddo! Ma niente, ho dei panini con il salame, non si preoccupi, signora. Ecco, tenga, il pane è fresco, il salame è buono, ora prendo il thermos e berremo un po di tè caldo, con zucchero, ci scalderemo.”
Luomo cambiò tono allimprovviso e le mise un panino in mano. Laura voleva rifiutare, ma si rese conto che aveva una fame terribile. Non aveva cenato, e a pranzo aveva mangiato quasi nulla. Addentò un pezzoche buono! Da tempo non comprava salamecercava di stare a dieta, ma quel pane profumato, quel salame, mmh!
Luomo rise divertito,
“Allora, buono, eh? Tieni, ecco il tè, attenta, è caldo, non bruciarti. Come ti chiami?”
“Laura Bianchi,” rispose a bocca piena, e luomo annuì contento,
“Laura, allora! Io sono zio Matteo, cioè, Matteo Rossi. Prima lavoravo in fabbrica, poi mi hanno licenziato, ora faccio il guardiano, turno di giorno. Non male, mia madre è malata, invecchiata, lavoro per le sue medicine, magari vivrà ancora. Ho avuto una famiglia, ma è finita, mio figlio è cresciuto, mia moglie se nè andata con un altro, insommavivo e basta!” sospirò, sorrise, ma i suoi occhi divennero tristi.
“E tu, Laura, casa è lontana? Vuoi che ti chiami un taxi? Io vivo troppo fuori, di notte non ci sono corse, e la tariffa doppia è troppo cara. A te basterà,” Matteo la guardò e sorrise, e a Laura venne in mente un compagno di scuola, Luca, che le portava sempre i panini perché aveva sempre fame. E la guardava così, con affetto, un po canzonatorio, e ora si sentiva di nuovo una ragazzina, come se quella vita non ci fosse mai stata, come se non ci fosse stata “LEra dOro”, come se non lavessero mandata in pensione.
Laura finì il panino, bevve un sorso di tè caldo e dolce e allimprovviso disse, senza neanche aspettarselo:
“Vieni a casa mia, zio Matteo, non puoi dormire sulla panchina! Ecco casa mia, non cè bisogno di taxi. Prendi la tua borsa e andiamo, ma comportati bene, sennò ho la mano pesante, non credere che sia troppo vecchia!”
Luomo la guardò stupito, poi la casa dietro di lei, poi di nuovo Laura,
“E allora perché eri seduta qui? Cosa aspettavi?”
“Non aspettavo niente, non cè più niente da aspettare, vieni o no?” Laura si girò e si avviò verso casa. Matteo si sistemò, prese la borsa,
“Certo che vengo! Ma io non pensare male, dormirò per terra, in un angolo, e domani mattina partirò subito. Grazie, fa freddo, sai,” Matteo la seguì, scuotendo la testa.
La mattina dopo Laura si svegliò per uno strano rumore. Uscì dalla cameraMatteo era già alzato, aveva dormito sul divano in cucina e stava aggiustando qualcosa nel bagno,
“Laura, il water perdeva, lho sistemato, ho guadagnato la colazione?” si stirò e sorrise, e lei rimase stupita. Davanti a lei cera un uomo estraneo, con la camicia, i capelli mezzi grigi, ancora bagnatiforse si era appena lavato. E dentro di lei cera gioia e calore, senza sapere perché.
“Andiamo a fare colazione, zio Matteo, te la sei meritata. Vuoi una frittata con i pomodori?” Laura sorrise, “A proposito, la lavatrice non funziona bene, lascia lacqua. E poi”
Così Matteo rimase da Laura fino al suo prossimo turno di lavoro. Chiamò sua madre, che stava bene, e decise di restare.
Ora vivono insieme. Matteo va a lavorare ogni tre giorni.