Fuggita dal marito in un paesino sperduto, finita in una trappola per orsi e credendo fosse la fine, ho perso i sensi…

Fuggendo dal marito da un villaggio abbandonato, cadde in una trappola per orsi e pensò che fosse la fine, perdendo i sensi…
Quando riaprì gli occhi in una stanza sconosciuta, Giulia emise un lieve gemito. La testa le girava come se qualcuno lavesse colpita, e la memoria sembrava svanita nel vuotonon riusciva a ricordare cosa fosse successo o come fosse finita lì. Il corpo le doleva, come dopo un lungo riposo forzato, e si rifiutava di obbedirle. Cercando di alzarsi, con orrore scoprì di essere legatamani e piedi stretti da corde ruvide. Il panico la travolse, e cominciò a divincolarsi sul letto, facendolo scricchiolare.
“Finalmente ti sei svegliata,” risuonò una voce gelida. “Niente paura. Resterai qui ancora un po. Capirai quanto hai sbagliato, e poi ti lascerò andare. E torneremo a casa insieme.”
In quel momento, Giulia ricordò tutto. Aveva chiesto il divorzio a suo marito, Leandro. Lui aveva accettato, ma poiun colpo. Non aveva mai avuto intenzione di lasciarla andare. “Sei mia,” le diceva, “e se non lo capisci, te lo farò capire.” Ma Giulia non poteva più sopportare i suoi continui tradimenti. Dopo il primo, aveva perdonato. Dopo il secondo, no. Lamore era morto da tempo, lasciando solo paura e disgusto per una relazione tossica, dove uno era ossessionato e laltro soffriva di solitudine.
“Lasciami andare,” sussurrò, tremante. “Non cambierà niente. Non puoi costringermi ad amarti. Leandro, ti prego…”
“Rassegnati. Ora sei nella fase del rifiuto, ma capirai che siamo fatti luno per laltra. Mi darai unaltra possibilità. E non hai scampo. Ricordi quando ti parlavo del villaggio abbandonato dei miei nonni? Qui non viene nessuno. Nessuno ti aiuterà. E non farmi arrabbiaresai cosa potrebbe succedere.”
Giulia rabbrividì. Negli occhi di Leandro vedeva la folliae questo la terrorizzava più di tutto.
Una settimana e mezzoo forse di più?passò in quella casa. Leandro la liberava solo per poche ore al giorno, seguendo ogni suo movimento come un predatore. Giulia capiva: non aveva di fronte un uomo, ma un malato che aveva bisogno di cure psichiatriche. Ma fingeva. Recitava la parte della moglie rassegnata, speranzosa di una riconciliazione, pur di tornare alla civiltà. Al lavoro nessuno lavrebbe cercatala sua capa voleva sbarazzarsi di lei da quando laveva scoperta con suo marito. I genitori erano morti, le amiche abituate alle sue lunghe assenze”marito geloso,” sospiravano, senza approfondire.
Un giorno, mentre Leandro era distratto, lo colpì con una pesante statuetta. Lui cadde a terra, privo di sensi ma ancora respirando. Giulia non aveva tempo di controllare se si sarebbe svegliato. Sapeva che, se lo avesse fatto, non avrebbe avuto scampo. Lui le aveva detto che sarebbero rimasti lì a lungo, e lei non poteva più vivere con un uomo la cui rabbia era come una bomba pronta a esplodere.
Indossando tutto ciò che trovò in casa, scappò nel freddo pungente. Laria le bruciava i polmoni, ma correva. Auto, stradetutto era lontano. Aveva paura che Leandro lavrebbe seguita dalle impronte, ma doveva fuggire. La foresta, il ululato dei lupi in lontananzala spaventavano, ma era meglio diventare preda di una bestia che prigioniera di un folle.
Le forze la abbandonavano. Non sapeva da quanto corresse, né dove stesse andando. Il pensiero di congelarsi o perdersi la tormentava. E poiun dolore acuto, un urlo. La sua gamba era caduta in una trappola per orsi. Il sangue macchiava la neve. Giulia cadde, cercando di liberarsi, ma le ganasce non cedevano. Il dolore era insopportabile. La coscienza svaniva.
E poiuna voce:
“Non arrenderti, Biancaneve…”
Si risvegliò di nuovo in un luogo sconosciuto. Laria era impregnata di profumo di tisanaqualcuno gliela versava tra le labbra mentre perdeva i sensi.
“Dove sono?” sussurrò, sollevandosi.
“Sei sveglia?” una voce proveniva dalla porta.
Davanti a lei cera un uomocalmo, dagli occhi gentili, indossava un maglione di lana e pantaloni pesanti.
“Mi ha salvato?”
“Ti sei salvata da sola. Hai lottato. Io ho solo aiutato.”
Si presentòAlessio. Le raccontò di averla trovata nella trappola, di averla portata a casa sua, curata, somministrato antibiotici. Era stata delirante per quasi una settimana. La trappola non aveva toccato losso, ma le ferite erano gravi. “Sei sopravvissuta. Questo è ciò che conta,” disse.
Viveva nella casa del guardaboschi di suo nonno. Era venuto lì per riposarsi dalla città e continuare il lavoro del nonnorimuovere le trappole dei bracconieri.
“Quindi ho fatto bene a cacciare quelluomo che è venuto qui,” aggiunse. “Un giorno dopo averti portata. Era come una bestiacercava qualcuno. Non temere. Se torna, non lo lascerò entrare.”
Giulia tremò. Leandro era stato vicino. Ma ora si sentiva al sicuro.
I giorni passarono. Raccontò tutto ad Alessioil matrimonio, i tradimenti, la fuga. Lui ascoltò in silenzio. Si aspettava di aver paura di tutti gli uomini, dopo ciò che era successo, ma con lui era diverso. Si sentiva tranquilla. A suo agio. Lui non premeva, non pretendeva, non accusava. Era semplicemente lì.
Dopo dieci giorni, poteva camminareanche se con una leggera zoppia. Alessio era andato nel bosco, e lei decise di preparare la cenaper ricambiare la sua gentilezza.
Quando tornò, la vide ai fornelli.
“Ti avevo detto di riposare,” disse, scuotendo la neve dai vestiti.
“Scusa… Volevo aiutare. Mi sentivo… inutile. Un peso.”
Si ammorbidì.
“Va bene. Aiuta, se vuoi. Di cosa ci occupiamo?”
Durante la conversazione, per la prima volta si aprì: due anni prima aveva perso la fidanzata in un incidente. Ogni anniversario veniva lìin quel posto tranquillo, per stare solo con il dolore.
“Mi dispiace,” disse Giulia piano. “Ma la vita continua. Sono sicura che lei avrebbe voluto che fossi felice. Dopo tutto quello che ha fatto mio marito, avrei potuto avere paura di tutti gli uomini. Ma tu… non sei lui. Non si può vivere tutta la vita rinchiusi nella paura. Bisogna andare avanti.”
Alessio annuì, e insieme prepararono una cena semplicepatate stufate, aprirono una bottiglia di vino rosso. A tavola, Giulia fece la domanda che le girava in testa: come faceva ad avere provviste in quel posto desolato? Arrivarci era difficile, e andarsene ancora di più. Non sapeva come tornare indietro.
“Le provviste le porta il mio aiutante ogni due settimane,” rispose Alessio. “Questa volta sono finite, e le strade sono bloccate. Verrà domani. E tu andrai con luitornerai in città.”
Il cuore di Giulia si str

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