Non sei più mia madre

“Non sei più mia madre”

Marco ha appena salito in macchina, pronto a lasciare il lavoro, quando all’improvviso suona il telefono. Numero sconosciuto. Risponde di malumore, premendo il tasto verde.

Pronto. Chi parla?

Sono io Ciao, risponde una voce di donna che non riconosce.

Chi*io*? si irrigidisce Marco. Presentati!

Silenzio. Poi la voce, appena udibile:

Sono io tua madre.

Marco si gela. Le dita gli si stringono sul volante, il cuore batte più forte.

Che sciocchezze dici? Mia madre è morta ventinove anni fa!

No Io sono Elena Ti ho dato alla luce. Marco, sono davvero io

Riattacca. Il cuore gli martella, i palmi delle mani sono sudati. Sente che qualcuno ha aperto una porta su un passato terribile, che aveva cercato di seppellire per sempre.

Dopo pochi minuti, il telefono squilla di nuovo. Stesso numero.

Non voglio sentirti, dice gelido. Non ho una madre. La donna che mi ha messo al mondo mi ha abbandonato a nove anni. Da allora sono orfano.

Ti prego, solo cinque minuti. Te ne supplico

Perché? Per sentire unaltra bugia?

Solo per vederci. Una volta sola. Ti spiego tutto.

Marco non vuole. Ma sa che non si fermerà. Troverà il suo indirizzo, busserà alla porta, disturberà sua moglie, spaventerà le figlie.

Due giorni dopo si incontrano in un boschetto alla periferia di Milano.

Elena Rossi è seduta sulla panchina, curva, invecchiata, ma ancora con tracce della bellezza di un tempo. Le mani le tremano.

Ciao, Sandro

Marco, la corregge freddo.

Lei alza lo sguardonegli occhi cè disperazione.

Lo so, ho colpa Ma non avevo scelta

Lui tace. Davanti agli occhi gli affiorano ricordi dinfanziacome urlava, come lanciava i piatti, come usciva per appuntamenti, lasciandolo solo.

Mi hai lasciato con la zia Lucia. E hai detto: “Torno tra un mese”. Invece sei scappata in Spagna con un uomo daffari.

Credevo ci avrebbe aiutati entrambi Ma lui non ha voluto prenderti. E io

Hai scelto lui. Non me.

Piange a bassa voce.

Non ho nessun altro a cui rivolgermi. Mio marito è morto, i suoi figli mi hanno cacciata. Non ho dove vivere. Nemmeno da mangiare. Sono completamente sola.

Ti dispiace per te stessa? chiede lui, inclinando leggermente la testa. E a me, a nove anni, chi mi ha compatito?

Perdonami Non sapevo come chiedertelo. Aspettavo sempre che venissi tu da me

Non mi hai mai nemmeno mandato un augurio. Mai.

Silenzio. Poi Elena sussurra:

Ma sei diventato un uomo buono Sei cresciuto come si deve.

Sono cresciuto grazie alle persone che odiavi. Zia Lucia. Mia moglie. Gli amici. Ma non grazie a te.

Allunga una mano verso di lui, ma lui si scosta.

Non ti giudico. Ma per me sei unestranea. Nemmeno un nemico. Solo un vuoto.

Sto morendo sussurra lei.

Allora devi prepararti. Ma non davanti a me.

Si alza e se ne va, senza voltarsi.

E per la prima volta dopo molti anni, sente nel petto un sollievo. Il passato, finalmente, lo ha liberato. E la vitaè andata avanti.

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