Mia sorella mi ha regalato il vestito dellex moglie del mio fidanzato.
La scatola è arrivata una settimana prima del matrimonio. Mia sorella Chiara lha lasciata davanti alla mia porta con un sorriso che avrebbe dovuto mettermi in guardia.
Ti ho portato qualcosa di speciale per il grande giorno mi ha detto, i suoi occhi brillavano di una malizia che allora non ho capito. È un abito da sposa bellissimo. Sono sicura che ti starà alla perfezione.
Quando ho aperto la scatola quella sera, mi è mancato il fiato. Era magnifico: pizzo francese, perle ricamate a mano, uno strascico da favola. Era esattamente quello che avevo sempre sognato, ma che non potevo permettermi.
Mamma, è il tuo vestito? ha chiesto Ginevra dalla porta della mia camera, i suoi grandi occhi curiosi che luccicavano dietro gli occhiali. La mia bimba di otto anni, con la sua sindrome di Down e il suo cuore puro, sapeva sempre quando qualcosa era importante.
Sì, amore mio. È il mio vestito da sposa.
È bellissimo! ha battuto le sue manine. Sarai come una principessa!
Due giorni dopo ho scoperto la verità. È stata la mia futura suocera a dirmelo, senza cattiveria, solo come un commento casuale mentre bevevamo il caffè.
Che strano che Chiara ti abbia dato quel vestito. È identico a quello che indossava Beatrice quando sposò Luca. Beh, immagino sia una coincidenza…
Il mio mondo si è fermato. Beatrice. La prima moglie di Luca. Quella che lo aveva lasciato quando era nata Ginevra perché “non poteva sopportare una bambina speciale”.
Sono corsa in bagno e ho vomitato. Le lacrime sono arrivate dopo, amare e brucianti. Chiara sapeva esattamente cosa stava facendo. Era sempre stata gelosa della mia relazione con Luca, aveva sempre trovato modi sottili per ferirmi. Ma questo… questo era crudele anche per lei.
Quella sera, quando Luca è tornato a casa, mi ha trovata seduta sul pavimento della camera, con il vestito disteso davanti a me.
Che succede, amore? si è avvicinato preoccupato, la sua voce dolce come sempre.
È il vestito di Beatrice gli ho detto senza giri di parole, la voce spezzata. Chiara me lha dato sapendo benissimo di chi era.
Lho visto impallidire, le sue mani chiudersi a pugno. Luca si arrabbiava raramente, ma quando lo faceva, era una tempesta silenziosa.
Vado a parlare con Chiara adesso ha detto, già dirigendosi verso la porta.
No lho fermato. Non cambierà nulla. Ormai è fatto.
Si è seduto accanto a me sul pavimento e ha preso le mie mani tra le sue.
Non devi indossarlo. Troveremo un altro vestito. Venderò la macchina se necessario, ma…
Papà è triste? Ginevra è apparsa in pigiama, trascinando il suo orsacchiotto. Dormiva, ma le nostre voci alterate lavevano svegliata.
No, principessa Luca lha sollevata tra le braccia. Stiamo solo parlando del vestito della mamma.
Non ti piace il vestito, mamma? mi ha chiesto, i suoi occhietti preoccupati.
Ho guardato mia figlia, questuomo che laveva accettata come sua fin dal primo giorno, che non laveva mai vista come un peso ma come una benedizione. Ho pensato a Beatrice, che era scappata da questa stessa bambina. E ho pensato a Chiara, che aveva voluto ferirmi ricordandomi quellabbandono.
Sai una cosa, Ginevra? le ho detto, asciugandomi le lacrime. Credo che mi piaccia questo vestito. È molto bello.
Davvero? ha chiesto Luca, confuso.
Davvero mi sono alzata, prendendo il vestito. Chiara voleva che questo vestito fosse un ricordo della donna che ci ha abbandonato. Ma io lo trasformerò in qualcosaltro.
Il giorno del matrimonio, mentre indossavo il vestito, le lacrime sono tornate. Ma questa volta non erano di dolore, ma di una strana miscela di tristezza e determinazione.
Sei bellissima, mamma ha sussurrato Ginevra, che aveva insistito per aiutarmi a prepararmi.
Grazie, amore mio.
Mentre camminavo verso laltare, ho visto la confusione negli occhi di Luca. Lui sapeva che io sapevo. Sapeva cosa significava quel vestito. I suoi occhi si sono riempiti di lacrime quando mi ha vista raggiungerlo.
Sei sicura? mi ha sussurrato mentre il prete parlava.
Assolutamente sicura gli ho risposto. Questo vestito non è più suo. Adesso è mio.
Durante la cerimonia, ho tenuto Ginevra accanto a me. La mia bambina speciale, la mia damigella, stringeva un mazzolino di fiori mentre sorrideva agli invitati con quella gioia pura che solo lei sapeva dare.
Quando Luca mi ha abbracciato dopo il nostro primo bacio da sposati, mi ha sussurrato allorecchio:
Sei la donna più coraggiosa che conosca.
No gli ho risposto, guardando Ginevra che applaudiva felice. Solo una donna che sa cosa vale la pena.
Chiara è andata via presto dalla reception. Non mi è importato.
Quella sera, mentre riponevo il vestito, Ginevra mi ha chiesto:
Mamma, perché piangevi quando ti sei messa il vestito bello?
Perché a volte piangiamo quando qualcosa che sembrava brutto diventa bello, tesoro.
Come quando piove ma poi esce larcobaleno?
Proprio così, Ginevra. Proprio così.
Il vestito ora è appeso nel mio armadio. Non è più labito della donna che ci ha abbandonato. È labito della donna che è rimasta, che ha lottato, che ha trasformato il veleno di mia sorella in medicina.
E ogni volta che lo guardo, non penso a Beatrice.
Penso a Luca che mi abbraccia con le lacrime agli occhi.
Penso a Ginevra che applaude in prima fila.
Penso allamore che può trasformare anche le ferite più profonde in qualcosa di bello.
Quel vestito mi ha insegnato che a volte la miglior vendetta non è restituire il colpo, ma trasformare larma in unopera darte.
E noi… noi siamo quellopera darte.