**Diario Personale**
Oggi è stato un altro giorno di tensione. Sofia ha preso la spugna e ha iniziato a strofinare la macchia di sugo secco sulla stufa. La suocera, ancora una volta, ha lasciato tutto in disordine dopo aver cucinato. Il latte è traboccato, la pasta si è attaccata, e ora tutto è incrostato.
“Sophì!” la voce di Rosa Maria risuona dalla sala. “Quanto ci metti? Voglio il mio tè!”
Sofia sospira, sciacqua la spugna e accende il bollitore. Sono già le nove di sera, è appena tornata dal lavoro, e Rosa Maria è stata a casa tutto il giorno, ma non è riuscita nemmeno a prepararsi una tazza di tè.
“Arrivo, Rosa Maria!” risponde, cercando di mascherare lirritazione nella voce.
Intanto, Matteo è seduto in salotto a guardare la televisione, senza nemmeno alzare lo sguardo quando lei passa con il vassoio. Ogni giorno è lo stesso. Lui torna dal lavoro, cena e si siede davanti alla TV. Tutto il resto la casa, sua madre, le faccende è compito di Sofia.
“Hai dimenticato lo zucchero!” brontola Rosa Maria, quando Sofia le posa la tazza davanti. “E non ci sono più biscotti. Come faccio a bere il tè senza biscotti?”
“I biscotti sono finiti ieri,” risponde Sofia a bassa voce. “Domani ne compro.”
“Vedi? Non tieni mai docchio le scorte! Ai miei tempi, una brava massaia sapeva sempre cosa cera in casa e cosa mancava. Io ho cresciuto Matteo da sola, tenevo tutto in ordine e lavoravo anche. Voi giovani sapete solo fare shopping e chiacchierare al telefono!”
Sofia non replica. Ormai ha capito che discutere è inutile. Rosa Maria trova sempre qualcosa di cui lamentarsi. La minestra è troppo salata, cè polvere in un angolo, la TV è troppo alta o troppo bassa. A volte le sembra che la suocera cerchi apposta difetti per poter criticare.
“E Gaia, ancora una volta, non lhai presa allasilo,” continua Rosa Maria, sorseggiando il tè. “La maestra ha chiamato, chiedendo dove fosse la mamma. Che figura, ti assicuro!”
“Le avevo chiesto di andare lei, avevo una riunione fino alle sette,” cerca di spiegare Sofia.
“E io cosa sono, una babysitter? Ho le mie cose da fare! Una volta le donne lavoravano e crescevano i figli senza tante aiuti!”
Sofia torna in cucina e inizia a lavare i piatti. Le mani le tremano dalla rabbia. Gaia è rimasta al doposcuola fino alle sette e mezza, piangendo perché tutti gli altri bambini erano già andati via. E Rosa Maria è stata a casa tutto il giorno, a guardare la TV, ma non ha potuto andare a prendere sua nipote.
Nella camera da letto, sul tavolo, cè una pila di disegni. Gaia ne porta uno nuovo ogni giorno dallasilo un disegno, un lavoretto. Lo mostra alla mamma, racconta come lha fatto. Poi chiede:
“Mamma, perché la nonna non mi guarda? Le mostro il disegno e lei si gira dallaltra parte.”
Come si fa a spiegare a una bambina di sei anni che sua nonna la considera un peso? Che da quando si sono trasferiti da Rosa Maria, la donna non fa che lamentarsi del rumore, di come Gaia tocchi tutto, rovini tutto.
Eppure, allinizio era tutto diverso. Quando Matteo presentò Sofia a sua madre, Rosa Maria fu gentile, le chiese del lavoro, della famiglia. Disse persino:
“Brava ragazza, Matteo. Si vede che è educata. Sposala, è ora.”
Il matrimonio fu semplice ma allegro. Rosa Maria aiutò con il pranzo, si agitò, era felice. Sofia pensò di essere fortunata, di aver trovato una seconda madre.
Quando nacque Gaia, Rosa Maria allinizio era entusiasta. Una nipotina, bella e intelligente! Aiutava con la bambina, preparava i pasti, stirava. Sofia lavorava part-time e riusciva a gestire casa e figlia.
Poi, lentamente, qualcosa cambiò. Prima furono piccole critiche: il pannolino non messo bene, la pappa troppo liquida. Poi le osservazioni divennero più dure.
“Ma non capisci niente di bambini?” si indignava Rosa Maria. “Matteo alla sua età mangiava già da solo, la tua ancora non riesce a tenere il cucchiaio!”
“Ha solo un anno e tre mesi,” rispondeva timidamente Sofia.
“Appunto! La vizzi! Io ho cresciuto Matteo con disciplina, e guarda comè diventato.”
Matteo, di solito, non interveniva in queste discussioni. Tornava dal lavoro stanco, cenava e si sedeva davanti alla TV. Alle critiche della madre annuiva o le ignorava.
“Mamma, non essere così severa,” diceva a volte. “Sofia fa del suo meglio.”
Ma più spesso taceva. E quando Sofia cercava di parlargli, di lamentarsi delle continue critiche, lui scrollava le spalle.
“Non farci caso. Mamma è così, abituata a controllare tutto. Aspetta, si abituerà.”
Ma Rosa Maria non si abituò. Anzi, con gli anni divenne sempre più esigente e capricciosa. Soprattutto dopo il trasloco nel suo appartamento. Il monolocale di Sofia e Matteo era troppo piccolo per una famiglia, mentre Rosa Maria aveva un bilocale in un bel quartiere.
“Trasferitevi qui,” propose. “Perché spendere soldi in affitto? E poi, mi farà compagnia.”
Allinizio sembrava comodo. Gaia ebbe una stanza tutta sua, non cera più laffitto da pagare. Ma presto Sofia capì di essere caduta in trappola.
“Questa è casa mia,” ripeteva Rosa Maria ogni volta che poteva. “E qui si fanno le mie regole. Se non vi sta bene, potete andarvene.”
Ma non avevano dove andare. Laffitto di un altro appartamento era fuori budget, e comprarne uno avrebbe richiesto anni di risparmi. Matteo, quando lei accennava al trasloco, rispondeva:
“Ma perché? Qui stiamo bene. Mamma ha ragione, è comodo per tutti.”
Comodo solo per lui. Lui, che aveva sempre vissuto con la madre, continuava a farlo. Lei cucinava, lavava, puliva. Solo che ora toccava a Sofia.
“Rosa Maria, potresti andare a comprare il pane?” chiese una volta Sofia. “Gaia ha la febbre, non voglio portarla fuori.”
“E io sono la tua serva?” si offese la suocera. “Il pane è compito tuo. Io ho già fatto la mia parte.”
Ma trovava sempre il tempo per andare a chiacchierare con la vicina, Loredana. Poteva stare lì per ore, a spettegolare. Ma portare Gaia allasilo o fare la spesa? No, quello non era affar suo.
Diventò ancora più difficile quando Gaia iniziò la scuola. La bambina aveva bisogno di aiuto con i compiti, di attenzioni. E Rosa Maria non faceva che lamentarsi:
“Quella tua figlia sbatte sempre le porte! Mi viene il mal di testa!”
“È una bambina,” la difendeva Sofia.
“Una bambina, sì! Ma perché non si comporta bene? Io insegnavo a Matteo: in casa si sta tranquilli, si rispettano gli adulti. La tua invece sembra un elefante!”
Sofia cercava di proteggere Gaia, ma era difficile. La bambina sentiva tutto, capiva tutto. Divenne timida, insicura. Alle critiche della nonna abbassava la testa, si nascondeva dietro la mamma.
“Mamma, perché la nonna non mi vuole bene?” chiese una volta.
Sofia non seppe cosa rispondere. Come spiegare a una bamb