Stavo correndo al lavoro, come al solito, in ritardo. Fuori tirava vento e lasfalto era ancora umido dalla pioggia notturna. Mentre attraversavo la strada, ho notato un uomo sul marciapiede. Aveva circa quarantanni, era seduto appoggiato al muro e respirava affannosamente. I suoi pantaloni erano strappati al ginocchio, e la gamba insanguinata.
I passanti gli camminavano accanto come se non lo vedessero. Cera chi parlava al telefono, chi mangiava di fretta, chi lo guardava e voltava la faccia. Ma io non sono riuscita a ignorarlo. Qualcosa nel suo sguardo mi ha fermata.
«Sta male? È caduto?» mi sono chinata verso di lui.
Ha annuito leggermente, cercando di raddrizzarsi, ma si è subito ripiegato dal dolore.
«Chiamo unambulanza», ho detto, tirando fuori il telefono.
«No, non serve», ha risposto con voce roca e stanca. «Per favore, non chiamare. Io me la cavo.»
«Ne è sicuro? Sta sanguinando, non riesce neanche a camminare» ho aggrottato la fronte. «Perché non vuole andare in ospedale?»
Per un attimo ha distolto lo sguardo, come se stesse valutando qualcosa.
«Potrei solo fare una chiamata a un amico? Il mio telefono è scarico. Una chiamata e basta.»
Mi sono insospettita, ma dopo un attimo di esitazione gli ho passato il telefono. Ha composto un numero velocemente, come se lo conoscesse a memoria, e si è allontanato di un passo:
«Pronto. Sono io. Puoi?.. Sì. Subito.»
Ha sussurrato altro, mi ha restituito il telefono e ha sorriso debolmente:
«Grazie. Sei molto gentile.»
Ho annuito e sono andata via quasi di corsa, con una strana sensazione di inquietudine. Forse perché tutto sembrava troppo misterioso.
Ma poi è successo qualcosa di inaspettato.
Passarono alcuni giorni. Avevo quasi dimenticato lepisodio, quando ricevetti una chiamata da un numero sconosciuto.
«Salve. Ci siamo visti per strada qualche giorno fa, mi ha prestato il telefono.»
Per un secondo sono rimasta senza parole.
«Sì ricordo. Tutto bene?»
«Grazie a lei, sì. Non può immaginare quanto mi abbia aiutato quel giorno. Senza il suo telefono, sarebbe finita male. Grazie. E se mai avrà bisogno di aiuto, mi chiami. Sono in debito con lei.»
«È andato in ospedale?»
«No. Ma diciamo che ho risolto. Lei è stato uno dei pochi a non voltarmi le spalle. Gente così è rara.»
Non ha voluto aggiungere dettagli, e io non ho insistito. Per qualche motivo, mi sono sentita stranamente felice. A volte basta prestare un telefono e cambi la vita di qualcuno.