«Che stai a guardare, nonno?» — sputò il ricco, calciando un secchio di frutti. Ma quando scoprì chi fosse davvero quel “semplice anziano” lungo la strada, la sua vita si divise in PRIMA e DOPO.

*”Che ti fissi, vecchio?”* sbottò il riccone, dando un calcio al secchio di bacche. Ma quando vide CHI fosse davvero quel *”semplice vecchietto”* accanto alla strada, la sua vita si divise in un PRIMA e un DOPO.
Il sole cominciava già a tramontare, tingendo il cielo di sfumature rosso-dorate, mentre un lussuoso SUV nero sfrecciava lungo lampia autostrada che attraversava il cuore della metropoli. Il motore ruggiva come una belva liberata, e le ruote sfioravano appena lasfalto, lasciando dietro solo una sottile scia di polvere. Al volante cera Igor, giovane, ambizioso, vestito di un costoso completo, con una borsa da lavoro sul sedile accanto. Ogni suo gesto era carico di determinazione, ogni pensiero focalizzato su un solo obiettivo: lincontro decisivo con un potente uomo daffari, che poteva cambiargli la carriera per sempre.
Quel negoziato si protraeva da mesi infinite chiamate, email, tentativi di accordo ma ora era giunto il momento della verità. Igor sentiva il cuore battergli nel petto non per paura, ma per ladrenalina, per la sensazione di essere sullorlo di qualcosa di grandioso. Non poteva permettersi di arrivare tardi. Mai. Già si immaginava a firmare il contratto, a brindare al successo, a vedere il suo nome rispettato negli ambienti imprenditoriali.
Proprio in quel momento di tensione, squillò il telefono. Lo schermo si illuminò: *”Mamma”*. Igor sospirò, serrando i denti. Se non avesse risposto, avrebbe continuato a chiamare, come sempre. Con riluttanza, prese la cornetta.
*”Pronto, mamma, sono in macchina”*, disse brusco, cercando di mantenere un tono pacato, ma lirritazione era già percepibile.
*”Igor, ascolta, io e Lida siamo state dal parrucchiere”*, risuonò la voce insistente. *”Immagina, lestetista le ha detto che ha la pelle di una ventenne! E poi io, tra laltro…”*
*”Mamma, non ho tempo ora!”* la interruppe, premendo più forte lacceleratore. *”Sono in autostrada, ho un incontro importantissimo!”*
*”Oh, in autostrada?”* si animò lei. *”Allora, figliolo, comprami delle uova fresche, eh? Le vecchiette le vendono sempre lungo la strada. Ti faccio i vareniki!”*
Igor alzò gli occhi al cielo. Uova? Adesso? La sua mente era occupata da cifre, strategie, affari milionari. Ma per chiudere la conversazione, borbottò:
*”Va bene, mamma, le prendo. Basta, lasciami in pace.”*
Riagganciò, sentendo lirritazione ribollirgli dentro. *Come può essere così distante dalla realtà?* pensò. *Sul punto di raggiungere il successo, e lei parla di uova!*
Pochi minuti dopo, scorse due anziani accanto al ciglio della strada: un vecchio e una vecchina seduti su sedie pieghevoli, accanto a un cesto intrecciato. Igor rallentò, sperando di vedere le uova. Ma invece cerano ribes neri, luccicanti al sole come gemme. Il vecchio, con un berretto logoro e occhi gentili ma stanchi, alzò lo sguardo.
*”Figliolo, guarda che bacche!”* lo chiamò, sorridendo. *”Fresche, succose, appena colte! Piene di vitamine! Se ci fai la marmellata, dinverno ti scalderà il cuore!”*
Igor fece una smorfia. Che ci faceva lui con i ribes? Non preparava marmellate. Non sapeva cosa farne. Non capiva perché perdere tempo con queste sciocchezze. Ma ricordando la promessa alla madre, decise almeno di chiedere. Forse le uova cerano.
*”Vecchio, avete uova?”* domandò, cercando di essere educato.
*”No, figliolo, oggi non le abbiamo portate. Ma i ribes sono ottimi! Assaggia, te ne do gratis!”*
Igor scosse la testa. Il vecchio insistette:
*”Peccato, davvero. Queste bacche sono una medicina. Rafforzano il cuore, purificano il sangue, scaldano lanima. Io ne mangio una manciata al giorno ecco perché sto bene.”*
Il giovane cominciava a irritarsi. Che gli importava del cuore del vecchio? Aveva perso tempo prezioso, e quellanziano continuava a blaterare dei benefici dei ribes, come se fosse la conversazione più importante del mondo.
*”Vecchio, ho fretta!”* sbottò. *”Non ho tempo per queste cose!”*
E, in un impeto di rabbia, senza pensarci, diede un calcio al secchio. Le bacche volarono ovunque, come schizzi dinchiostro. Il vecchio emise un grido, cercò di mantenere lequilibrio, ma inciampò e cadde sullasfalto. La sua testa colpì il bordo del secchio con un tonfo sordo.
*”Oh, santo cielo! Nonno!”* gridarono le vecchiette, accorrendo.
Igor si voltò. Il cuore gli si fermò un attimo. Il vecchio giaceva immobile, occhi chiusi, volto pallido. Una delle donne cercava di sollevarlo, laltra chiamava qualcuno con mani tremanti.
*”Cosa gli è successo?”* si avvicinò Igor, sentendo un brivido lungo la schiena.
*”E tu lo chiedi?!”* urlò una delle anziane, puntandogli un dito. *”Sei stato tu! È già malato, il cuore gli balla! E tu, un calcio, e sviene! Vive di queste bacche! Ogni ribes è come un pezzo di pane! E tu hai rovinato tutto! Chi le comprerà ora?”*
Igor sentì il terreno mancargli sotto i piedi. Non voleva ferire nessuno. Si era solo arrabbiato. Ma ora forse aveva fatto davvero del male. Non poteva semplicemente andarsene.
*”Dovè lospedale più vicino?”* chiese, già estraendo il telefono.
*”Venti chilometri più avanti, a destra”*, rispose una delle donne. *”Ma sbrigati, potrebbe non farcela!”*
Senza esitare, Igor sollevò il vecchio leggero come un uccello e lo adagiò sul sedile posteriore. Lauto partì a razzo, come se capisse che ogni secondo contIgor guidò come un pazzo verso l’ospedale, mentre il vecchio respirava appena, e in quel momento capì che la vita non era fatta di contratti ma di scelte che toccano l’anima.

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