**Diario di Luca**
Sono sempre stato un ragazzo tranquillo, riservato. Vivo con i miei genitori in un piccolo paese in Toscana, forse per come mi hanno educato, o forse è semplicemente il mio carattere. Mia madre, Anna, e mio padre, Marco, non hanno mai avuto problemi con me. Sono sempre stato ubbidiente, senza dare grattacapi.
Nella casa accanto, però, è un altro mondo. Urlano sempre, litigano. La signora Lucia, nostra vicina, cresce da sola i suoi due figli, Sandro e Dario, nati a un anno di distanza. Soprattutto Sandro, il maggiore, è un vero terremoto. Lucia non sa più come gestirlo.
Sandro, di nuovo fai piangere tuo fratello! Aspetta che ti prendo si sente spesso dalla loro finestra.
È lui che mi provoca! Tu prendi sempre le sue parti! ribatte Sandro, alzando la voce.
Ah, tu parli così con tua madre?! e via, le urla continuano.
Lucia si lamenta spesso con mia madre:
Non cè pace con questi due. Da voi è sempre silenzio e calma. Il tuo Luca è così tranquillo, Anna, ti invidio. E poi, tuo marito Marco è un uomo pacato, Luca gli assomiglia. Il mio uomo invece era un tipo irrequieto, sempre a fare scenate, e guarda comè finito se non avesse bevuto quella sera, non sarebbe annegato. Sandro è proprio come lui, Dario un po meno, ma anche lui non si fa mettere i piedi in testa. Che vita
È vero, Lucia, i tuoi ragazzi sono un uragano sospira mia madre. Allultima riunione scolastica, la professoressa ha strigliato Sandro davanti a tutti. Tu non ci vai mai, alle riunioni.
Sandro e io siamo compagni di classe, amici, andiamo a scuola insieme. Io me la cavo decentemente, lui invece fa fatica, arranca.
Non ci vado, Anna. Mi vergogno a sentirmi dire quanto sono indisciplinati, soprattutto Sandro. E poi, con il lavoro se incontro per strada i loro insegnanti, cambio marciapiede. So che inizieranno a lamentarsi, e io arrossisco, mi viene da sudare ti invidio, Anna, te lo dico con il cuore. Il tuo Luca è un bravo ragazzo, il mio invece scuote la testa e rientra in casa.
Il tempo passa. Sandro resta il solito scalmanato, dopo la terza media smette di studiare. Dario prosegue.
Farò il patentino per lautotrasporto, poi il militare, e infine mi sposo questi sono i suoi piani.
Con me, ormai, Sandro parla da adulto. Io sono rimasto quello di sempre, tranquillo, riservato. Mi piace passeggiare da solo nei boschi, raccogliere funghi. La sera mi siedo sulla scalinata di casa a bere un caffè, leggo libri.
Dopo le superiori ho studiato per diventare elettricista. Non ho mai pensato di lasciare il paese. I miei non me lo avrebbero permesso, sono figlio unico.
Qui sono le tue radici, figlio mio. Qui resterai aveva deciso mio padre, e io non ho mai protestato.
Quando seguivo i corsi in città, prendevo lautobus ogni giorno. Solo mezzora di viaggio, ma la città non mi piace, troppa gente. Con le ragazze non ho mai avuto confidenza, anche se qualcuna mi guardava. Qualche coraggiosa mi ha persino chiesto di uscire, quelle che non sapevano quanto fossi timido. Io rifiutavo, dicendo che dovevo prendere lautobus per tornare a casa.
Luca, guarda di non impelagarti con quelle ragazze di città mi avvertiva mia madre. Sono tutte sveglie, e prima che te ne accorgi, ti avranno intrappolato.
Mamma, ma dai rispondevo, scrollando le spalle.
Andavo al circolo del paese, uscivo con i ragazzi del posto, spesso con Sandro. Ma con le ragazze non sapevo come fare, e loro per questo mi ignoravano. Nessuno lo sa, ma al liceo mi piaceva una ragazza, Giulia, un anno più giovane di me. Non lho mai detto a nessuno, avevo paura di lei.
In silenzio, mi rimproveravo:
Perché non sono spigliato come Sandro? Lui ha le ragazze ai suoi piedi, io invece ho paura di loro, arrossisco, mi imbarazzo Mi piace Giulia, ma non lo dirò mai, men che meno a lei. E se ridesse di me? Quando si avvicina, mi tremano le ginocchia. Resterò scapolo a vita, mentre Sandro si sposa
Luca, preparati per il mio matrimonio mi dice Sandro con quel suo sorriso smagliante. Sarà al circolo. Verranno ragazze dal paese di Elena, la mia fidanzata. Non perdere loccasione, o finirai solo.
Elena viene da un paesino a quattro chilometri da qui. Sandro lha scelta tra le ragazze di là, anche se qui non mancavano quelle che sospiravano per lui.
Va bene, Sandro, ci sarò gli prometto.
Il matrimonio è stato rumoroso, allegro. Tra le testimoni di Elena cera la sua amica del cuore, Sofia. Era una sera destate, calda, piena di musica e risate. Io stavo seduto al tavolo, a volte uscivo per prendere aria. Ed è lì che Sofia mi ha notato.
Allinizio mi osservava. Esteticamente, non sono male: alto, capelli scuri, occhi grigi. Le ragazze che non mi conoscevano mi guardavano.
Ciao, avvicinati sento una voce allegra. È Sofia, la testimone.
Ciao rispondo, arrossendo.
Ti conosco. Sei il figlio di Marco, giusto? continua lei. Tuo padre viene spesso da noi, è amico del mio papà. Io sono Sofia, e tu sei Luca, vero? dice, tra affermazione e domanda.
Arrossisco di nuovo, balbetto qualcosa, la schiena sudata per la tensione. Ma Sofia mi piace, e questo mi imbarazza ancora di più. Lei resta lì a chiacchierare, ride, racconta storie. Io ascolto, anche se non capisco tutto, troppo nervoso. Parlo poco, sorrido e annuisco. Ho paura di dire qualcosa di stupido.
Andiamo a ballare, che stiamo a fare qui? mi prende per mano e mi trascina in pista.
Non ho mai ballato in vita mia, ma con la musica lenta mi viene naturale. La tengo per la vita, ma è lei a guidare.
Che bello ballare con una ragazza penso. Sofia è davvero speciale.
Balliamo ancora, tutta la sera. Non mi accorgo del tempo che passa, della notte che arriva. Quando gli ospiti iniziano ad andare via, Sofia mi dice:
Mi è piaciuto parlare con te, Luca. E ballare anche. Ma devo tornare a casa con mio fratello. Ci vediamo, sì?
Il giorno dopo cammino come in un sogno, ripensando a lei. Sofia, bionda, occhi azzurri, ha cambiato qualcosa in me. Ma non ho il coraggio di cercarla.
Come faccio ad andare nel suo paese a cercarla? Cosa dirà la gente? E poi, forse si è già dimenticata di me magari mi ha solo tenuto compagnia per passare il tempo.
Sabato sera, qualcuno fischia sotto la mia finestra. Guardo fuori: è Sofia, sorride, mi fa ciao con la mano. Esco.
Ciao, Luca! Sono venuta in bicicletta per invitarti a un concerto nel mio paese. Domani sera, ci sei? dice, come se non ci fossimo mai lasciati.
Ci sono rispondo subito. Lei sorride, io resto lì, senza sapere cosa aggiungere.