Mio figlio è stato il mio amico e il mio pilastro per tutta la vita, ma dopo il matrimonio siamo diventati estranei.
Mio figlio è sempre stato il mio amore e la mia roccia. Ma dopo le nozze, tutto è cambiato.
Non avrei mai creduto che mio figlio potesse trasformarsi così sotto linfluenza di unaltra persona. Il mio unico figlio, Matteo, è sempre stato un ragazzo doroeducato, gentile, pronto ad aiutare. È cresciuto così ed è rimasto così anche da adulto. Fino al matrimonio, eravamo inseparabili: ci vedevamo spesso, chiacchieravamo per ore di qualsiasi cosa, condividevamo gioie e dolori, ci sostenevamo a vicenda. Certo, con moderazionenon interferivo nella sua vita più del necessario. Ma tutto è crollato quando lei è entrata in scenaFederica.
Per il loro matrimonio, Federica e Matteo hanno ricevuto in regalo dai suoi genitori un bilocale nel cuore di Milano, appena ristrutturato. È diventato la loro tana, il loro nido accogliente. Non sono mai stata invitata da loro, ma Matteo mi ha mostrato le foto sul telefono: pareti chiare, mobili nuovi, un’atmosfera calda. Dopo la morte di mio marito, non avevo un soldo da parte e ho deciso di regalare ai giovani quasi tutti i miei gioiellicollane doro, anelli, orecchini accumulati negli anni. Ho detto a Federica: “Se vuoi farli fondere, non ho obiezioni.” Volevo far loro del bene, sostenerli allinizio della loro vita.
Ma Federica ha subito mostrato il suo vero carattere. Una donna decisa come un coltello affilato. Ho notato come frugasse nelle buste dei regali di nozze piene di euroquella curiosità morbosa sul contenuto mi ha messo in allarme. Da un lato, poteva farne una brava moglie, dallaltro meglio tenere gli occhi aperti. Oggi molte donne vedono il marito come un bancomat, spendono i suoi soldi come fossero i propri, poi divorziano, prendono metà dei risparmi e cercano una nuova vittima. Non auguro un destino simile a Matteo, ma il timore mi rode dentro.
Sei mesi dopo le nozze, Federica ha annunciato di non volere figli per ora. “Non adesso,” diceva, “nel nostro bilocale è impossibile.” Alzava le spalle: “Che posso fare? Non voglio chiedere un mutuo, e chissà quando potremo permetterci una casa più grande. Matteo non è ancora diventato un gran dirigente.” Parlava come tra sé, ma sentivo il calcolo nella sua voce. Io, intanto, vivo nella casa che mio marito aveva iniziato a costruire. È incompiuta, con i muri a metà. Dinverno è gelidala mia pensione non basta a riscaldarla tutta. E allora Federica ha sparato: “Vendi la casa, comprati un monolocale e dacci il resto per un nuovo appartamento. Allora penseremo ai figli.”
Capite cosa significa? Vuole che io, vecchia e stanca, mi accontenti di una tana mentre loro prendono il meglio. E chissà, magari un giorno mi spedirebbero in una casa di riposo. Allinizio ho pensato di accettarebasta che mi aiutassero una volta al mese con qualche spesa. Ma ora? Mai e poi mai! Con una come Federica bisogna stare attentida lei ci si può aspettare di tutto.
Dopo quel discorso, Matteo è venuto a trovarmi un paio di volte. Ha accennato con delicatezza che lidea non era male: “Perché ti serve una casa grande? Saresti più comoda in un appartamento, con meno spese.” Sono rimasta ferma: “La città si espande, tra cinque o dieci anni la casa varrà di più. La mia non è più in periferia, vendere ora sarebbe da sciocchi.” Una volta ho proposto: scambiamoci. Loro verrebbero a vivere da me, io nel loro bilocale. Dopotutto, è lo stesso, no? Ma Federica ha rifiutato. Non le andava che la casa avesse bisogno di lavori e investimenti, mentre io me la sarei spassata nel loro appartamento regalato. A lei serve il comfort, anche se la mia proposta era più vantaggiosa. È fatta cosìe non cè verso di cambiarla.
Poi mi sono ammalata. Gravemente, fino al midollo. A letto, senza forzefebbre, tosse, mal di testa atroce. Ho chiamato Matteo, supplicandolo di venire, di portarmi qualcosa da mangiare e le medicine. Sapevo che i ragazzi erano occupati, ma non avevo nemmeno la forza di bollire lacqua. Un tempo, non avrei mai pensato che avrebbe esitato a correre da me. E ora? È arrivato il giorno dopo. Mi ha preparato una bustina di Tachipirina, ha lasciato sulla tavola una scatola di aspirine senza confezione, probabilmente scaduta, ha alzato le spalle ed è andato via. Per fortuna unamica mi ha soccorsaportandomi minestra, medicine, tutto il necessario. E se non ci fosse stata lei? Cosa sarebbe successo di me?
Mio figlio è stata la mia luce, il mio sostegno per tutta la vita. Mi fidavo ciecamente di luiera più di un figlio, un amico, una parte di me. Ma il matrimonio ha cancellato tutto. Siamo diventati estranei, e io non posso cambiarlo. È il mio unico figlio, il mio amore, la mia fierezza, ma ora vedo: il suo cuore non è più con me. Lha scelta, lei. Federica si è messa tra noi come un muro, e io sono rimasta dallaltra partesola, abbandonata, inutile. La ragione dice: il legame si è spezzato. È tempo per lui di sceglieresua madre o sua moglie. E la scelta è chiara come il sole. Ma il mio cuore spera ancora che si ricordi di cosa sono stata per lui, che torni. Eppure, ogni giorno, questa speranza si scioglie come neve al sole.





