Che, sono diventata vecchia? Inutile? la voce della madre risuonò piena di offesa. Ma io sono ancora in gamba!
Elena! Elenina! Ma quanto ti devo chiamare? la voce della madre si propagava per tutto lappartamento, penetrando anche attraverso la porta chiusa della cameretta, dove Elena cercava di far addormentare il piccolo Luca di tre anni.
Mamma, aspetta cinque minuti! Il bambino sta per prendere sonno! rispose lei, accarezzando dolcemente la schiena del bambino.
Cinque minuti?! Mi sento male! La pressione è alle stelle! Avevi promesso di portarmi le medicine! nella voce della madre si riconoscevano quelle solite note isteriche.
Elena sospirò. Luca stava quasi dormendo, ma ora riaprì gli occhietti e guardò la mamma con preoccupazione.
Mamma, la nonna piange? sussurrò.
No, amore, non piange. Dormi, dormi… Elena lo baciò sulla fronte, ma dentro di sé sentiva un nodo allo stomaco. La mamma non piangeva, ma urlava. E quello era persino peggio.
Valentina Rossi era seduta in cucina, con una mano teatralmente posata sul cuore e il respiro affannoso. Vedendo la figlia, scosse la testa con rimprovero.
Ecco, vedi in che stato mi hai ridotta! Il cuore mi batte forte, la testa gira! E tu invece perdi tempo con il nipotino! Te lho detto mille volte: prima le medicine per me, poi i bambini!
Mamma, ma come fai? Il bambino stava per addormentarsi, non potevo lasciarlo a metà. Luca poi si sveglia tutta la notte se non dorme bene. Elena prese le pillole per la pressione dal kit di pronto soccorso e versò un bicchiere dacqua.
E io allora? Devo crepare? Valentina si girò offesa. Prima non facevi così. Prima, appena ti chiamavo, accorrevai subito. Ora invece… ora la tua famiglia è più importante della tua stessa madre!
Elena le consegnò in silenzio le medicine e lacqua. Sì, un tempo davvero lasciava tutto e correva al primo richiamo. Cera stato un tempo in cui le richieste della madre suonavano così: “Elenina, cara, per favore, portami la medicina”. Ora invece erano ordini: “Elena! Subito le pillole!”
Mamma, prendi la medicina e riposati. Ti sentirai meglio disse piano Elena.
Riposarmi! Facile a dirsi! E chi prepara la cena? Chi veste Luca per lasilo domani? Valentina cominciò a elencare i suoi doveri, e con ogni parola la sua voce diventava sempre più indignata. Non sono la vostra serva! Vi aiuto, sacrifico la mia salute, e voi…
Mamma, nessuno ti obbliga a preparare la cena. Posso farlo io la interruppe Elena.
Ah sì?! E quando cucini? Dopo le nove di sera! Il bambino muore di fame, tuo marito torna dal lavoro e vuole mangiare. No, non posso permetterlo!
Elena si sedette di fronte alla madre. Vivevano insieme da due anni, da quando era nato Luca. Allora la mamma aveva dovuto trasferirsi da loro, lasciando il suo bilocale, per aiutare con il nipotino. Allinizio era stato un vero aiuto. Valentina si occupava volentieri del bambino, cucinava, puliva. Elena lavorava e si sentiva al sicuro: a casa tutto era sotto controllo, il bambino era accudito da una nonna amorevole.
Ma gradualmente qualcosa era cambiato. Le offerte di aiuto della madre erano diventate obblighi. Le richieste, comandi.
Sai una cosa, mamma cominciò Elena con cautela forse potremmo pensare di trovare una tata per Luca? Sei stanca, ti agiti…
Una tata?! Valentina sobbalzò sulla sedia. Una sconosciuta con mio nipote? Ma sei impazzita? Chi lo crescerà meglio di me? Chi lo vestirà, lo nutrirà come faccio io?
Mamma, non dico che sia peggio. Solo che tu…
Io cosa? Sono vecchia? Sono inutile? la voce della madre vibrava di offesa. Io sono ancora fortissima! Potrei crescere altri dieci nipoti! Ho solo bisogno di un po di aiuto, di comprensione! Non di quello che stai facendo ora!
Nellingresso si sentirono dei passi: era Marco, il marito di Elena, tornato dal lavoro. Lei tirò un sospiro di sollievo: finalmente qualcuno che avrebbe disteso latmosfera.
Ciao, tesori miei! esclamò allegro Marco, togliendosi la giacca. Come va? Luca dorme?
Sta dormendo rispose seccamente Elena.
Ecco arrivato il genero! Valentina cambiò immediatamente tono, diventando affabile. Marco, hai fame? Ho preparato il minestrone e le polpette. Siediti!
Marco guardò la moglie, poi la suocera, perplesso. Dal viso di Elena capì che cera stata unaltra discussione.
Grazie, Valentina. Che è successo? Elena sembra turbata.
Nulla di grave sospirò la madre. Ho solo chiesto le medicine e mia figlia ha deciso che il nipotino era più importante. Ma lasciamo stare. Marco, raccontaci del lavoro!
Elena apparecchiò in silenzio. Era sempre così: con Marco, la mamma diventava dolce e comprensiva. Con lei, invece, era unaltra persona.
A cena, Valentina raccontò al genero della sua giornata: aveva portato Luca al parco, cucinato, lavato. E con ogni parola sembrava dire: “Vedi quanto mi impegno? Quanto faccio per voi?”
Mamma è molto stanca disse piano Elena, tagliando una polpetta. Forse dovremmo davvero pensare a una tata.
Marco annuì pensieroso:
Sai, potrebbe essere una buona idea. Valentina, tu fai tanto per noi, per Luca. Forse è ora che ti riposi, che ti dedichi a te stessa.
A me stessa? ripeté Valentina, e laria si fece pesante. E cosa dovrei fare? Io ho uno scopo: mio nipote. Il mio senso è aiutare i miei figli. E voi cosa mi proponete? Di chiudermi nel mio bilocale a guardare la TV?
Perché sola? Marco cercava di essere gentile. Potresti uscire con le amiche, andare a teatro, in villeggiatura…
Le amiche… ridacchiò amara Valentina. Quali amiche? Tutte hanno i nipoti o sono malate. E il teatro… Con cosa? Con la mia pensione di mille euro? Un biglietto costa la metà!
Elena capì che la conversazione stava prendendo una brutta piega. La mamma stava iniziando a compatirsi, e presto sarebbero arrivati i pianti e i rimproveri.
Mamma, non è questione di soldi. Se vuoi andare a teatro, ti paghiamo noi il biglietto.
Non ho bisogno delle vostre elemosine! esplose Valentina. Sono forse una mendicante? Ho lavorato tutta la vita, ho guadagnato la mia pensione! Solo credo che alla mia età, il mio dovere sia aiutare i figli. E il vostro dovere è apprezzarlo!
Lo apprezziamo disse stanca Elena. Certo che lo facciamo.
Non apprezzate un bel niente! la madre sbatté un pugno sul tavolo. Se mi apprezzaste, non mi parlereste di una tata! Non mi fareste sentire di troppo!
Marco cercò di calmare le acque:
Valentina, nessuno pensa che tu sia di troppo! Ci preoccupiamo solo per la tua salute. Sei tu che dici di essere stanca, che la pressione sale…






