Il marito ha permesso a sua madre di comandare, trasformando la moglie in una serva nella propria casa, ma dopo 3 mesi la nuora ha insegnato una lezione ai parenti sfacciati.

Eccoti la storia adattata alla cultura italiana, con nomi, luoghi e riferimenti culturali appropriati.

Il marito permetteva a sua madre di comandare, trasformando sua moglie in una serva nella propria casa, ma dopo tre mesi, la nuora insegnò una lezione ai parenti arroganti.

Giulia fissava il cielo grigio dalla finestra. Tre mesi prima era una sposa felice, ma ora si sentiva una sguattera nella sua stessa casa.

Un altro mattino cominciò con il solito bussare alla porta della camera.

“Quanto ancora devi poltrire?” La voce autoritaria della suocera risuonò. “Lorenzo, figlio mio, è ora di andare al lavoro!”

Giulia sospirò profondamente. Maria Teresa, come al solito, faceva finta che lei non esistesse, parlando solo al figlio. Lorenzo si stirò sonnolento e cominciò a vestirsi.

“Che cosa gli hai preparato per pranzo?” la suocera era già in cucina a dare ordini. “Altre di quelle tue insalate alla moda? Un uomo ha bisogno di un buon ragù!”

“Quello che ho fatto ieri,” pensò Giulia, ma rimase in silenzio. In tre mesi di matrimonio, aveva imparato a ingoiare offese come pillole amare.

“Mamma, basta così,” borbottò Lorenzo, allacciandosi in fretta la cravatta.

“Come ‘basta così’?” sbuffò Maria Teresa. “Mi preoccupo per la tua salute! E lei…” la suocera arricciò le labbra con disprezzo, “non sa nemmeno cucinare come si deve.”

Giulia sentì un nodo in gola. Dieci anni dinsegnamento alluniversità, un dottorato, e ora era ridotta a unombra silenziosa.

“Forse è ora di finirla?” sussurrò, sorpresa dal suo stesso coraggio.

“Come ‘finirla’?” Maria Teresa si voltò verso di lei, tutta la persona rivolta a Giulia. “Hai detto qualcosa, nuora?”

Il veleno in quella parola la fece rabbrividire. Lorenzo fingeva di essere occupato a cercare la sua borsa.

“Dico che forse è ora di smetterla di fare finta che io non esista?” la voce di Giulia si fece più ferma. “Questa è casa nostra, mia e di Lorenzo.”

“Vostra?” rise la suocera. “Cara, questa casa lho costruita io trentanni fa! Ogni mattone è mio! E tu… sei solo di passaggio. Sei arrivata, e te ne andrai.”

Quelle parole colpirono più di uno schiaffo. Giulia guardò il marito, aspettandosi un sostegno, ma Lorenzo era già corso nellingresso, infilandosi il cappotto in fretta.

“Devo andare, sono in ritardo!” gridò, sbattendo la porta.

Nel silenzio che seguì, Giulia sentì chiaramente la risata trionfante della suocera. Maria Teresa cominciò a lavare piatti già puliti, ogni gesto carico di disprezzo.

“Ah, tra laltro,” riprese, “oggi vengono le mie amiche. Assicurati che il salotto sia perfettamente pulito. Lultima volta cera polvere sulla credenza.”

Giulia uscì in silenzio. In camera da letto, lunico posto dove il potere della suocera non era ancora arrivato, prese il telefono e chiamò la sua amica di lunga data, Sofia.

“Avevi ragione,” sussurrò. “Non ne posso più.”

“Finalmente!” esclamò Sofia. “Ti vedo trasformarti in uno zerbino da tre mesi. Ti ricordi cosa ti ho detto dellappartamento?”

“Me lo ricordo,” abbassò la voce. “Quello monolocale è ancora disponibile?”

“Sì, lho tenuto per te. Vieni oggi a vederlo.”

Per tutto il giorno, Giulia seguì meccanicamente gli ordini della suocera, ma nella sua mente un piano si stava già formando.

Quella sera, mentre Maria Teresa si godeva le attenzioni delle amiche, Giulia scivolò via dallingresso.

“Dove vai?” la suocera la richiamò.

“Al supermercato,” rispose con calma. “Per la vostra cena.”

“Non metterci troppo!” fu lultima cosa che sentì prima di chiudere la porta.

Lappartamento era piccolo ma accogliente. Pareti chiare, una finestra grande in cucina, silenzio.

“Lo prendo,” disse decisa, porgendo i documenti allagenzia. “Quando posso trasferirmi?”

“Quando vuoi,” sorrise lagente. “Basta pagare la caparra.”

Tornata a casa, sentì voci alte dal salotto. Le amiche della suocera la criticavano senza mezzi termini.

“Non è quella che serviva a Lorenzo,” diceva Maria Teresa. “Non sa cucinare, non sa gestire una casa. Sa solo parlare dei suoi libri pretenziosi.”

“E non lo so io, Maria,” intervenne lamica Rosanna. “Queste donne moderneistruite, ma inutili. Ai nostri tempi…”

Giulia si bloccò nellingresso, stringendo la busta della spesa. Ogni parola era un ago nel cuore, ma ora provava una strana calma. La decisione era presa.

La mattina dopo, si svegliò prima del solito e preparò la colazione prima che Maria Teresa arrivasse in cucina. Lorenzo era già a tavola, fissando il telefono.

“Dobbiamo parlare,” disse piano.

“Più tardi, cara, sono in ritardo,” la liquidò come al solito.

“No, non più tardi. Ora.”

Qualcosa nella sua voce lo fece alzare lo sguardo. Per la prima volta dopo tanto tempo, guardò davvero sua moglie, sorpreso di quanto fosse cambiata. Dovera finita la Giulia allegra di un tempo?

“Non posso più vivere così,” disse con fermezza. “Questa non è una famiglia, è un teatro assurdo dove io recito la parte della serva muta.”

“Giulia, cosa ti inventi?” cercò di sorridere Lorenzo. “È solo che mamma è un po…”

“Un po cosa?” lo interruppe. “Un po tiranna? Un po calpestatrice della mia dignità? O un po costringitrice a scegliere tra tua moglie e tua madre?”

In quel momento, Maria Teresa entrò in cucina nella sua vestaglia preferita.

“Di cosa state sussurrando?” chiese sospettosa. “Lorenzo, con tutte queste chiacchiere farai tardi al lavoro!”

Giulia si voltò lentamente verso di lei.

“E tu, Maria Teresa, non riesci proprio a smettere di controllare tutto, vero?”

“Come ti permetti?” la suocera diventò paonazza. “Lorenzo, senti come mi parla?”

Ma Giulia non ascoltò più. Prese una cartella dalla borsa e la posò sul tavolo.

“Questo è il diario che ho tenuto negli ultimi tre mesi. Ogni insulto, ogni umiliazione. Con date e testimoni. E registrazioni delle tue ‘adorabili’ chiacchierate con le tue amiche su di me.”

Maria Teresa impallidì, Lorenzo guardava avanti e indietro tra moglie e madre, confuso.

“Tu… mi hai spiata?” la suocera sbuffò indignata.

“No, mi stavo solo difendendo. E queste,” tirò fuori un mazzo di chiavi, “sono per il mio nuovo appartamento. Me ne vado oggi.”

“Non andrai da nessuna parte!” saltò su Lorenzo. “Siamo una famiglia!”

“Famiglia?” Giulia sorrise amaramente. “Sei sicuro di sapere cosa significa? Una famiglia è dove ci si sostiene, non ci si distrugge.”

“Visto!” esclamò trionfante Maria Teresa. “Te lavevo detto che ti avrebbe lasciato! Sono tutte ugualimoderne, istruite…”

“Zitta!” Giulia alzò la voce per la prima volta in vita sua. “Non mi avete lasciato scelta. Per tre mesi ho cercato di far parte di questa famiglia.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

18 − sixteen =

Il marito ha permesso a sua madre di comandare, trasformando la moglie in una serva nella propria casa, ma dopo 3 mesi la nuora ha insegnato una lezione ai parenti sfacciati.