Chi sei?!
Giulia rimase paralizzata sulla soglia del suo appartamento, incapace di credere ai propri occhi.
Davanti a lei cera una donna sconosciuta, sui trentanni, con una coda di cavallo, mentre dietro di lei si intravedevano due bambiniun ragazzino e una bambinache osservavano curiosi limprevista ospite.
Nellingresso cerano pantofole estranee, sulla rastrelliera pendevano giacche non sue, e dalla cucina proveniva lodore del minestrone.
Ma lei chi è? La donna aggrottò le sopracciglia, stringendo istintivamente il bambino più piccolo. Noi abitiamo qui. È stato Gregorio a farci entrare. Ha detto che la padrona di casa era daccordo.
Questo è il MIO appartamento! La voce di Giulia tremava di rabbia. E io non vi ho mai autorizzato a viverci!
La donna sgranò gli occhi, guardandosi intorno: i giocattoli sparsi per terra, la cucina con la biancheria stesa ad asciugare, come se cercasse conferma del suo diritto a stare lì.
Ma Gregorio ha detto Siamo suoi parenti Lui ha detto che lei non avrebbe avuto problemi Che era gentile e comprensiva
Giulia sentì unondata di indignazione e un brivido di gelo lungo la schiena, come se le avessero rovesciato addosso un secchio dacqua ghiacciata.
Chiuse lentamente la porta e vi si appoggiò con la schiena, cercando di riprendere fiato. La sua casa, il suo spazio, la sua vitae improvvisamente si era ritrovata unestranea in tutto ciò.
Un anno prima, tutto era diverso. Giulia era in vacanza al mare, godendosi una meritata pausa dopo aver completato un complicato progetto di ristrutturazione di un edificio storico a Firenze.
A trentaquattro anni, era unarchitetta di successo, abituata a contare solo su se stessa.
La carriera occupava gran parte della sua vita, e non si lamentavail lavoro le dava soddisfazione e uno stipendio stabile.
Gregorio lo aveva incontrato una sera dagosto, sulla passeggiata al tramonto. Era un uomo affascinante, un po più grande di lei, con un sorriso caldo e occhi castani attenti.
Divorziato da tre anni, due figliun ragazzino di dieci anni e una bambina di settelavorava come capocantiere in una grande impresa edile.
Gregorio la corteggiava con stile anticofiori ogni giorno, cene in ristoranti con vista sul mare, lunghe passeggiate al chiaro di luna.
Sei speciale, le diceva, baciandole delicatamente la mano. Intelligente, indipendente, bellissima. Non incontro donne così complete da tempo. Sai cosa vuoi dalla vita.
Giulia si scioglieva alle sue parole e alla sua attenzione. Dopo una serie di relazioni fallite con uomini che temevano il suo successo o cercavano di competere con lei, Gregorio sembrava un vero dono del destino.
Rispettava il suo lavoro, si interessava ai suoi progetti, la sosteneva nei momenti difficili, quando i clienti pretendevano limpossibile.
Mi piace che tu sia forte, le diceva. Ma rimani femminile, dolce, sensibile.
La vacanza finì, ma la relazione continuò. Gregorio veniva a trovarla a Firenze, lei andava a Napoli da lui. Videochiamate, messaggi, progetti per il futuro.
Dopo otto mesi, le chiese di sposarlo proprio nello stesso posto in cui si erano conosciuti.
Il matrimonio fu semplice ma intimo. Giulia si trasferì a Napoli, dal marito, trovò lavoro in uno studio locale e lasciò il suo appartamento a Firenze vuoto.
Siamo una famiglia ora, le diceva, stringendola tra le braccia. I miei figli sono i tuoi figli, i miei problemi i tuoi problemi. Affronteremo tutto insieme.
Allinizio, Giulia era felice. Le piaceva quella sensazione di vera famiglia, il calore di una casa, le voci dei bambini.
Aiutava volentieri Gregorio con i figli, comprava loro regali, pagava le attività extrascolastiche, li accompagnava dal dottore.
Ma a poco a poco, qualcosa cambiò.
Prima furono piccole coseGregorio prelevava soldi dal suo conto senza avvisarla. «Mi sono scordato di chiederti, scusa», diceva quando lei notava i movimenti.
Poi iniziò a chiederle sempre più spesso di aiutarlo con gli alimenti per lex moglie.
Lo capisci, no? le diceva, allargando le braccia con un sorriso colpevole. I bambini non hanno colpa se i genitori non riescono a mettersi daccordo. E io ho avuto problemi con lo stipendio questo mese.
Giulia capiva e voleva aiutare. Amava Gregorio e si era affezionata ai suoi figli.
Ma con il tempo, le richieste divennero sempre più frequenti e insistenti
Pagare il viaggio dei bambini dalla nonna a Bologna, comprare vestiti nuovi per linverno, iscriverli al campo estivo, pagare un tutor di matematica.
La cosa peggiore fu quando Gregorio iniziò a trasferire soldi allex moglie direttamente dal conto di Giulia, senza neanche avvertirla.
Sono i nostri figli adesso, si giustificava quando lei protestava, scoprendo un nuovo bonifico. Tu li ami, no?
E poi, tu guadagni più di me. Ti dispiace davvero?
Non è questione di dispiacere, rispondeva lei, con voce ferma. Sono i miei soldi, e avresti potuto almeno parlarne con me prima.
Certo, certo. La prossima volta te lo chiederò.
Ma la prossima volta non era mai diversa.
Giulia iniziò a sentirsi non una moglie e una compagna, ma una comoda fonte di denaro. La sua opinione non contava, veniva semplicemente messa di fronte al fatto compiuto.
E ogni volta che cercava di opporsi o discutere del bilancio familiare, Gregorio la accusava di freddezza, egoismo e mancanza di spirito di famiglia.
Pensavo fossi diversa, le diceva con amarezza. Credevo che per te i soldi non fossero tutto
Quel giorno di maggio, quando decise di andare a trovare sua madre malata in Toscana e passare a controllare il suo vecchio appartamento a Firenze, Giulia sperava ancora che le cose potessero sistemarsi.
Forse un po di distanza le avrebbe aiutate a riflettere e trovare un compromesso.
Ma quello che trovò nellappartamento superò ogni sua più nera previsione.
La casa era in completo disordine. In cucina cerano pile di piatti sporchi, in bagno biancheria stesa ad asciugare, e nella sua camera da letto cera un lettino per bambini.
Sul tavolo cerano bollette non pagate per oltre mille euro.
Da quanto vivete qui? chiese Giulia, tentando di mantenere la calma.
Da tre mesi, rispose la donna, ancora ignara della gravità della situazione. Gregorio ha detto che potevamo stare qui finché non trovavamo una soluzione.
Paghiamo, naturalmente. Seicento euro al mese. Lui ha detto che lei era daccordo, che aveva un cuore grande.
Giulia prese con mani tremanti il telefono e chiamò Gregorio.
Gregorio, mi vuoi spiegare cosè questa storia?! esplose lei senza preamboli. Hai affittato il mio appartamento a degli sconosciuti senza dirmi nulla!
E dove sono i soldi dellaffitto? Mill