“E allora? Io e Valerio stiamo benissimo. Siamo una famiglia esemplare, nessun problema, i figli sono cresciuti bene.”
“Valerio, hai di nuovo dimenticato le chiavi?” Maria Alessandra sospirò, riconoscendo quel tossicchìo familiare dietro la porta. Il marito non suonava mai, restava lì ad aspettare che lei capisse e gli aprisse.
“Le ho dimenticate,” borbottò Valerio, infilandosi nellingresso. “Dovevo sbrigarmi stamattina, cera una riunione importante.”
Maria lo osservò mentre si toglieva le scarpe, lasciandole in mezzo al corridoio, e in silenzio le spostò al loro posto. Quarantanni di matrimonio le avevano insegnato a non litigare per sciocchezze. Valerio era ingegnere capo in fabbrica, responsabile di progetti importanti, a casa voleva solo pace. E lei, dopotutto, poteva benissimo rimettere a posto le sue scarpe.
“Comè andata a lavoro?” chiese Maria, versandogli una scodella di minestrone.
“Come sempre. I capi pretendono, gli operai non capiscono, le macchine sono vecchie. Ma ce la caviamo,” rispose Valerio, sfogliando distrattamente il giornale senza alzare lo sguardo.
Maria avrebbe voluto raccontargli della vicina, Elena, che si lamentava del figlio alcolizzato, ma desisté. Dopo il lavoro, Valerio non aveva voglia di sentire i problemi degli altri.
“A proposito,” disse lui allimprovviso, alzando gli occhi, “hanno offerto una promozione a Riccardo. Lo trasferiscono a Roma, alla direzione centrale. Un ottimo stipendio, il triplo di ora.”
“Beh, buon per lui,” annuì Maria, sparecchiando.
“Mi ha proposto per prendere il suo posto,” aggiunse Valerio, a bassa voce.
Maria si bloccò con i piatti in mano.
“Cioè, come?”
“Il direttore deciderà la prossima settimana. Se tutto va bene, sarò vice-capo ingegnere. Stipendio quasi doppio, benefit, ferie più lunghe.”
Valerio parlava con calma, ma Maria sentiva lemozione nascosta nella sua voce. Lo conosceva come le sue tasche. Sognava quella promozione da anni, ma non aveva mai mostrato apertamente le sue ambizioni.
“Valerio, è meraviglioso!” Si sedette accanto a lui, gli prese la mano. “Te la sei meritata. Hai lavorato con impegno, senza mai deludere la fabbrica.”
“Non è ancora certo,” fece lui, scrollando le spalle, ma dal suo sguardo Maria capì che già si immaginava nella nuova posizione.
Quella sera Valerio era insolitamente vivace. Parlava dei progetti che avrebbe potuto realizzare, dei viaggi di lavoro, della macchina nuova che finalmente avrebbero comprato, sostituendo la vecchia Fiat. Maria ascoltava e condivideva la sua gioia. Dopo cena accesero la musica e ballarono in cucina, come ai tempi della giovinezza.
Il giorno dopo Maria incontrò nel cortile Gabriella, la moglie di Riccardo.
“Congratulazioni!” le sorrise la vicina. “Ieri Riccardo mi ha detto che Valerio potrebbe prendere il suo posto. Una posizione importante, siamo felici per voi.”
“Grazie, ma non è ancora deciso,” rispose cauta Maria.
“Ma dai, è praticamente certo. Riccardo dice che non stanno nemmeno valutando altri candidati. Valerio è il migliore del reparto, tutti lo rispettano.”
Maria tornò a casa con il cuore leggero. Allora Valerio aveva ragione a sperare. Se Riccardo lo diceva, la promozione era quasi garantita.
Decise di preparare una cena speciale. Andò al mercato, comprò carne per lo spezzatino e i dolci preferiti di Valerio. Mentre cucinava, canticchiava. Non si sentiva così felice da tempo.
Valerio tornò tardi, stanco e cupo.
“Che succede?” si preoccupò Maria.
“Niente di speciale. Una giornata normale,” rispose, sedendosi a tavola senza toccare il cibo.
“Valerio, perché non parli? Hai saputo qualcosa della promozione?”
“Mi hanno detto che decideranno la prossima settimana.”
“Ci sono problemi?”
Valerio rimase in silenzio a lungo, poi sospirò:
“Vedi, Maria, non è così semplice. Cè molta concorrenza. Anche Rossi vuole quel posto. E Bianchi dellaltro reparto.”
“Ma Riccardo ha detto che sei il candidato migliore!”
“Lo ha detto Riccardo, ma non è lui a decidere. Rossi ha agganci. Sua moglie lavora in comune, suo nipote è genero del direttore.”
Maria sentì il cuore stringersi. Forse non era tutto così roseo come sembrava?
Il giorno dopo andò dallamica Lucia, che lavorava nellufficio del personale della stessa fabbrica e sapeva tutto su promozioni e trasferimenti.
“Ascolta, Lucia,” iniziò Maria, appena entrata, “che sai della promozione di Valerio?”
Lucia preparò il caffè, prese dei biscotti e si sedette.
“So che cè questa posizione. E Valerio è uno dei candidati.”
“Che altro sai? Chi sono i rivali? Quali sono le sue possibilità?”
“Maria, capisci che non posso rivelare informazioni riservate,” esitò Lucia.
“Lucia, siamo amiche da una vita! Dimmi qualcosa. Valerio è distrutto, e io non so come aiutarlo.”
Lucia rimase a lungo in silenzio, poi si avvicinò:
“Va bene, ma solo tra noi. Valerio ha buone possibilità. È davvero il migliore. Ma cè un particolare. Hai sentito delle nuove regole per le nomine?”
“Quali regole?”
“Ora, per i ruoli dirigenziali, controllano non solo il candidato, ma anche la famiglia. Moralità, reputazione, eventuali problemi.”
Maria aggrottò le sopracciglia:
“E allora? Io e Valerio stiamo benissimo. Siamo una famiglia esemplare, i figli sono cresciuti bene.”
“Certo, certo,” concordò in fretta Lucia. “Sappi solo che indagano a fondo. Soprattutto ora, con il nuovo direttore. Lui vuole ordine e disciplina.”
Maria tornò a casa pensierosa. Di quale controllo stavano parlando? Cosa potevano trovare di sbagliato nella loro famiglia?
Si mise a ripensare a tutto. Il figlio Andrea lavorava come ingegnere in unaltra città, sposato, una vita tranquilla. La figlia Giulia pure, due bambini, marito perbene. Lei stessa aveva lavorato in biblioteca tutta la vita, stimata da tutti. Valerio non beveva, non faceva scandali, i vicini ne parlavano bene.
Ma lansia non la abbandonava. Ricominciò a rivangare ogni dettaglio, ogni episodio che avrebbe potuto danneggiare la loro reputazione.
Quella sera, quando Valerio tornò, Maria non resistette:
“Valerio, è vero che ora controllano la famiglia prima delle promozioni?”
“Dove lhai sentito?” si stupì lui.
“Lucia me lha detto. Lavora nel personale.”
“Be, controllano e controllano. Cosa abbiamo da nascondere?” Valerio scrollò le spalle, ma Maria notò la sua tensione.
“Niente da nascondere, certo. Ma mi chiedo cosa guardino.”
“Le solite cose. Biografia, referenze, precedenti penali, debiti. Procedura standard.”
Ma Maria capì che lui non diceva tutto. Lo conosceva troppo bene per non cogliere quella rigidità nella voce.
I giorni seguenti furono un tormento. Valerio era taciturno, cupo. Maria cercava di tirarlo su di morale, cucinava i suoi piatti preferiti, ma lui non mangiava.




