Il sole dopo la pioggia
“Valentina, vieni qui. Sono stato in cantina e ti ho preso delle patate.”
Valentina si voltò verso il cortile della vicina.
“Oh, grazie, zia Marina, gliele restituirò di sicuro.”
“E con cosa? Eh, povera me. Restituirà lei. Avresti dovuto pensarci prima, quando hai messo al mondo i figli. Sandro non è mai stato un uomo per bene.”
Valentina ingoiò le parole offensive, perché sapeva che mancava ancora una settimana alla paga, e col solo latte non si poteva andare avanti. Pazienza per lei, ma a casa laspettavano tre bambini. Sandro, di cui parlava la vicina, era suo marito, ormai ex, perché lanno prima aveva scoperto che lo Stato non gli avrebbe dato né unauto né una casa per tre figli. Aveva preso le sue cose in fretta e aveva detto che non era disposto a vivere in quella miseria. Valentina in quel momento stava lavando i piatti e lasciò cadere un piatto.
“Sandro, che dici? Sei un uomo. Cerca un lavoro decente, ben pagato, e non ci sarà più miseria. Sono i tuoi figli. Hai sempre detto che volevi tanti bambini.”
“Lo volevo, ma non sapevo che lo Stato trattasse così male le famiglie numerose. E lavorare per niente non ha senso per me,” rispose Sandro.
Valentina lasciò cadere le braccia.
“Sandro, e noi? Come farò da sola con loro?”
“Valentina, non lo so. E poi, perché non hai insistito che un figlio bastava? Sei una donna, avresti dovuto capire che poteva succedere.”
Valentina non ebbe il tempo di rispondere, perché Sandro uscì di corsa da casa e si precipitò alla fermata dellautobus. Le lacrime le salirono agli occhi, ma poi vide tre paia di occhi che la guardavano. Luca era il più grande, quellanno sarebbe andato a scuola. Matteo aveva solo cinque anni, e la loro stellina, Beatrice, ne aveva due. Valentina deglutì e sorrise.
“Allora, chi vuole le frittelle?”
I bambini urlarono di gioia, e solo quella sera Luca le chiese:
“Mamma, papà non tornerà più?”
Valentina cercò qualcosa da dire, ma poi rispose semplicemente:
“No, piccolino”
Luca sbuffò per un po, poi disse:
“E allora pazienza, ce la faremo senza di lui. Ti aiuterò io.”
Quando Valentina tornava dalla mungitura serale, sapeva che i piccoli erano già a letto e sazi. E poi, si stupiva di come suo figlio fosse cresciuto così in fretta.
***
Ringraziando per le patate, si avviò verso casa. “Dio, quando si riscalderà? Che inverno assurdo questanno.” Le patate sarebbero bastate, ma un giorno il gelo fu così intenso che in molti anche in cantina si ghiacciarono. Certo, la gente del paese li compativa. In campagna la gente è buona, ma non mancavano di ricordarle quanto fosse stupida. E perché stupida? Ora non riusciva nemmeno a immaginare la vita senza uno dei suoi figli. Per quanto fosse difficile, se la cavavano. Avrebbero voluto vestiti nuovi e giocattoli, ma i bambini non chiedevano. Sapevano che la mamma avrebbe comprato, appena possibile. Quellanno con Luca avevano pensato di costruire una serra, anche se di plastica, ma avevano già calcolato quante più conserve di pomodori e cetrioli avrebbero potuto fare per linverno. Valentina spostò il secchio nellaltra mano e allimprovviso vide una folla. Beh, per il paese, soprattutto in quel periodo, anche tre persone erano una folla. Valentina si avvicinò, perché quella folla era proprio davanti al suo recinto. Ancora non era arrivata, ma già sentiva:
“Ma quanto è grosso, deve essere un cane da caccia.”
“Probabilmente lha azzannato un cinghiale. No, non ce la fa.”
Valentina guardò dove fissavano tutti e trattenne un grido. “E voi che state a guardare? Bisogna aiutarlo!”
La gente si voltò verso di lei. Un vicino disse:
“Ma dai, Valentina, che dici? Vedi quei denti? Chi ci si avvicina? E poi, ormai non cè più niente da fare.”
“Come niente? È venuto qui per chiedere aiuto.”
Sulla neve giaceva un cane, forse da caccia, forse no. Valentina non era unesperta, ma vedeva che aveva una ferita seria al fianco. Era enorme, ma Valentina non ne aveva paura. Vedeva solo il dolore nei suoi occhi! La gente rise e presto se ne andò. A nessuno servivano problemi.
Valentina accarezzò con cautela la testa del cane tra le orecchie.
“Resisti, resisti, un altro po. Ora ti porto una coperta, ti sposto e proviamo ad arrivare a casa.”
Dietro di lei si sentì un fruscio.
“Mamma, ho portato la coperta. E anche lo sportello del vecchio frigo, possiamo usarlo come barella.”
Valentina si voltò di scatto: accanto a lei cera Luca, con gli occhi lucidi. Valentina vedeva quanto il cane soffrisse. Lanimale afferrò la coperta con i denti e guaì piano. Si calmò mentre lei gli puliva la ferita. Se i cani svengono, quello era il momento. I più piccoli osservavano tutto dal divano, a bocca aperta.
“Mamma, sopravviverà?”
Luca accarezzava la testa del cane, che finalmente aprì gli occhi annebbiati.
“Deve farcela, ci prenderemo cura di lui.”
Il giorno dopo, appena arrivata in fattoria, le mungitrici la circondarono.
“Valentina, dimmi, che ti è saltato in mente? Perché portare in casa un cane grosso e estraneo, per di più con i bambini?”
“Già. Come se non avesse già una bocca da sfamare e niente da mangiare. E poi, a che serve? Morirà comunque, e se non muore, azzannerà qualcuno.”
Valentina alzò la voce:
“Non capisco, non avete problemi vostri, che vi ficcate nei miei? Gina, ieri Caterina diceva che ti strapperà i capelli perché qualcuno le ha detto che tuo marito corre da te tra gli orti. E tu, Tania, faresti meglio a sistemare casa tua invece di immischiarti nella mia. Tuo figlio Enrico ieri era di nuovo a bere birra dietro al negozio, e ha solo 14 anni.”
Le donne tacquero allistante, indietreggiando, perché Valentina non si era mai permessa una cosa simile. E lei si mise al lavoro. “Non dimenticare il latte. Forse Rex berrà qualcosa.” Rex era il nome che Luca aveva dato al cane. Non lo lasciava mai. Gli portava acqua, gli sistemava la testa, gli metteva uno zoccolo sotto per farlo stare comodo.
Quella sera, il trovatello bevve un po di latte.
“Bravo, ce la farai di sicuro”
Il cane ce la fece davvero. Valentina gli preparava da mangiare come ai bambini. Si privava, ma lui non mancava di nulla. Dopo tre settimane, barcollando, cominciò a camminare per casa. I bambini lo accarezzavano, ma evitavano di stringerlo troppo. Rex si era scelto un posto: dormiva sul tappeto accanto al letto di Luca. Valentina sapeva benissimo che in paese continuavano a sparlare di lei, ma faceva finta di nulla. Lasciasseli parlare, le lingue sono fatte per muoversi.
***
La primavera arrivò allimprovviso. Valentina e Luca decisero subito di coprire unaiuola con la plastica per scaldare la terra. Dopo che aveva preso il cane, la gente del paese smise di aiutarli.





