Luciana era alla finestra e guardava dall’alto suo marito che portava via per mano una bambina… La loro figlia.

Beatrice stava alla finestra, guardando dall’alto il marito che si allontanava tenendo per mano una bambina… La loro figlia. La loro ex figlia… Tra poco la portiera dell’auto avrebbe sbattuto, il motore si sarebbe avviato portandoli via entrambi verso quel posto da cui il marito sarebbe tornato solo. Lacrime amare scorrevano sulle guance di Beatrice, cadendo sulla testolina della figlioletta di un anno che si lamentava irritata, cercando di divincolarsi dalle braccia materne… Bea la stringeva più forte al petto, e il cuore le si stringeva per il dolore, la vergogna, il rimpianto…
Avere un figlio era stato un desiderio a lungo inseguito, ma senza successo, così la decisione di adottare un bambino dall’orfanotrofio era arrivata quasi naturalmente. Difficile era stato solo realizzarla. Beatrice ricordava la loro visita all’istituto con il marito, gli occhi troppo adulti su quei visi infantili che li guardavano con speranza e diffidenza.
Arianna le era piaciuta subito, anche se il marito aveva sempre sognato un maschietto. Le trecce bionde, quegli occhi grandi e chiari… a undici anni, Ari somigliava incredibilmente alla defunta madre di Beatrice, e il cuore della donna si era sciolto. Anche la bambina, del resto, si era affezionata subito ai due, felice ogni volta che tornavano a trovarla.
Lo choc arrivò quando la direttrice dell’orfanotrofio spiegò che Arianna era considerata una “bambina eterna”. Era stata adottata quattro volte e ogni volta riportata indietro. Bea non chiese troppi dettagli sul perché. Il suo cuore generoso si stringeva solo di pietà per quella piccola sfortunata, tradita tante volte da quelli che aveva imparato a chiamare mamma e papà.
Mentre aspettavano lapprovazione dei documenti, cominciarono a portare Arianna sempre più spesso a casa. Nella loro bilocale, la bambina aveva ormai una stanza tutta per sé, cosa che la rendeva felicissima. I bambini dellorfanotrofio mancano più di affetto che di oggetti, e soprattutto di uno spazio personale. Ora Ari lo aveva, e di amore ne riceveva in abbondanza dai suoi futuri genitori…
Poi accadde il miracolo: Beatrice scoprì di essere incinta. Succede spesso così, quando si adotta un orfanoun miracolo, e oltre al figlio adottivo arriva anche un bambino naturale. I due erano felicissimi per larrivo del piccolo, ma non avrebbero mai ripensato alladozione. Si erano affezionati ad Arianna e lamavano davvero.
* * *
Passò il tempo, ladozione fu approvata e Arianna lasciò lorfanotrofio, o così sembrava… A undici anni si è già abbastanza grandi, e lo psicologo che aiutava la bambina ad adattarsi alla nuova famiglia consigliò ai genitori di dirle che presto avrebbe avuto un fratellino o una sorellina.
Lo fecero. Fu più un monologo che una conversazione. Mentre Beatrice e il marito parlavano a turno, Arianna li ascoltava con quegli occhi grigi spalancati, passando da uno allaltro con uno sguardo serio… La rassicurarono che lavrebbero amata ugualmente, che nessuno lavrebbe mai sostituita nel loro cuore. Ma quando dovettero spiegarle che avrebbe dovuto condividere la stanza con il nuovo arrivato, appena fosse cresciuto, lo sguardo di Arianna si fece duro per un attimo. Si girò e uscì senza ascoltare il resto.
Da quel momento, Ari cominciò a comportarsi in modo strano. Appena i genitori rientravano, li abbracciava con le mani strette a incastro, premendosi contro di loro e rimanendo così a lungo. Si avvicinava di soppiatto a Beatrice, le cingeva il collo con una stretta che sembrava più un tentativo di soffocamento. Gli occhi le si vitrificavano e i denti le scricchiolavano dallo sforzo. “Ti amo, mamma”, ripeteva sempre più spesso.
Bea la abbracciava a sua volta, la coccolava, la baciava, ma il marito si insospettiva di quel comportamento, per quanto amasse Ari tanto quanto la moglie. Lo psicologo, interpellato, fece qualche seduta con la bambina e concluse che si era adattata alla nuova famiglia con sorprendente velocità… E quelle effusioni eccessive? Niente di grave, solo la paura di dover dividere lattenzione dei genitori con il nuovo arrivato.
* * *
Linferno scoppiò con la nascita della piccola Viola. Nata prematura, piangeva spesso e reclamava costantemente lattenzione di Beatrice. Per non disturbare Arianna, misero la culla di Viola nella camera dei genitori. Bea faceva il possibile per dedicarsi a entrambe, ma la sera crollava sfinità in un sonno agitato. Il marito aiutava come poteva, accompagnava Ari a scuola, le leggeva le favole… Allinizio non notarono nulla. Poi…
Poi Beatrice cominciò a rendersi conto che ogni volta che lasciava Viola sola con Arianna, la neonata scoppiava in un pianto isterico. Bea correva subito nella stanza, trovando Ari che si prendeva cura della sorellina e la piccola con il viso rosso dal pianto. Ma una volta, Bea scoprì qualcosa che la gelò. Arianna stava tappando il nasino di Viola, tenendolo premuto per qualche secondo. Quando vide Beatrice, lasciò la presa e la neonata, ansimando per riprendere fiato, urlò disperata.
Bea la prese in braccio e, cercando di restare calma, chiese ad Ari cosa stesse facendo. La bambina la fissò con quei grandi occhi grigi e… tacque. Tacque anche la sera, quando a interrogarla fu il marito. Con molta diplomazia, riuscì a cavarle una spiegazione poco convincente: stava solo pulendo il nasino alla sorellina.
I genitori ne parlarono con lo psicologo, che li tranquillizzò, sostenendo che ad Ari mancava solo affetto. Poi arrivò un altro campanello dallarme: Beatrice la beccò mentre stava per dare a Viola un biberon di latte bollente. Arianna la osservò in silenzio, e per la prima volta Bea non vide nei suoi occhi nemmeno un briciolo damoresolo vuoto.
* * *
Viola cresceva, si calmava, e Arianna, almeno in apparenza, sembrava aver accettato la sorellina. Arrivò lestate. Prima delladozione, i genitori avevano promesso ad Ari di portarla al mare, e lei non vedeva lorasarebbe stata la sua prima volta. Ma con una neonata, il viaggio era fuori discussione, e Beatrice glielo spiegò con dolcezza.
Quella sera, Arianna fece la prima vera scenata. Non piangeva, ululava come una bestia ferita, rifiutandosi di ascoltare ragioni o promesse. Si buttò a terra, scalciando e battendo le mani. Bea era terrorizzata, completamente persa.
Lo psicologo, però, non trovò nulla di strano, anzi, elogiò Ari per la sua maturità e gentilezza, ripetendo che aveva solo bisogno di più attenzioni. I genitori non dissero nulla, ma si scambiarono unocchiata e decisero di cambiare specialista.
Quella sera, Beatrice mise a letto Arianna da solail marito era fuori per lavoro. Dopo aver sistemato Viola, Bea passò più di due ore a parlare con Ari, libro in mano. Cominciò persino a pensare di essere ingiusta con lei, che quella dolce bambina fosse solo vittima della sua gelosia…
Fino a quando Arianna, quasi casualmente, chiese cosa sarebbe successo se Viola… fosse sparita. Lavrebbero amata di più? Avrebbero smesso di fare altri figli? Sarebbero andati al mare con lei?

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