Non Voleva Sedersi Accanto a Me sullAereo Ma la Vita Aveva Altri Piani
Ho sempre cercato di vivere in modo da non disturbare gli altri.
Sì, sono una donna robusta. Da anni convivo con una condizione di salute che rende difficile controllare il peso. Ho imparato ad accettarlo, ma sono anche consapevole di come la mia stazza possa influenzare chi mi sta intorno.
Per questo, quando viaggio in aereo, compro due posti. Non perché non mi meriti lo stesso spazio degli altri, ma perché è la cosa più gentile da fare. Mi permette di stare comoda e dà ai passeggeri vicini spazio per respirare. Il mio spazio è una mia scelta.
Quel giorno non fu diverso.
Era un pomeriggio soleggiato quando arrivai allaeroporto di Milano, con la valigia che rotolava dietro di me. Aspettavo quel viaggio da mesi una breve fuga per visitare la mia migliore amica, che non vedevo da oltre un anno. Il pensiero delle nostre chiacchierate al bar, delle passeggiate e delle serate trascorse insieme mi faceva sorridere.
Quando chiamarono il mio gruppo dimbarco, attraversai la passerella ed entrai nellaria fresca e familiare della cabina. I miei posti erano al finestrino, 14A e 14B. Perfetto.
Appoggiai la borsa nel vano superiore, mi accomodai vicino al finestrino e misi le cuffie al collo. Respirai profondamente, lasciando che la tranquilla attesa del volo mi avvolgesse.
Tutto procedeva senza intoppi, finché non notai una donna che saliva tra gli ultimi.
Era incantevole. Il tipo di bellezza che attira gli sguardi senza sforzo. Alta, slanciata, con una vita sottile e gambe lunghissime avvolte in pantaloni color crema. I suoi capelli setosi luccicavano sotto le luci della cabina, scendendo come in una pubblicità di shampoo.
Ogni suo passo sembrava calcolato elegante, sicuro, come se il mondo fosse la sua passerella.
Si fermò nel corridoio accanto a me, guardando il posto al mio fianco. Per un attimo, pensai che potesse chiedermi solo di aiutarla a sistemare la borsa. Invece esitò, gli occhi che passavano da me al sedile.
Il suo naso si arricciò leggermente. “Oh ehm” mormorò, quasi tra sé, ma abbastanza forte da farmi sentire.
Tolsi una cuffia dallorecchio. “Scusi, ha detto qualcosa?”
Mi guardò, con unespressione a metà tra sorpresa e disappunto?
“Oh, no è che non posso sedermi qui.” La sua voce era leggera, ma cera unombra di freddezza.
Mantenni la calma. “In realtà, questi sono entrambi i miei posti. Li ho prenotati insieme.” Indicai i biglietti stampati. “Forse sta cercando unaltra fila.”
Sbatté le palpebre, poi guardò verso la coda dellaereo, quasi sperando che apparisse magicamente un posto vuoto. “Ne è sicura? Il mio biglietto dice 14B.”
Un controllo con lassistente di volo confermò ciò che già sapevo cera stato un errore nel sistema. Il posto di Beatrice era stato prenotato due volte, ma il secondo era a mio nome. Lassistente le assicurò che le avrebbero trovato un altro posto.
Beatrice sorrise in modo educato ma teso, eppure percepii qualcosa nel suo linguaggio del corpo un giudizio non detto. Non era crudele, esattamente, ma i suoi occhi si soffermarono un attimo troppo sulla mia figura.
Non era la prima volta che ricevevo quellocchiata da uno sconosciuto. Raramente lo dicono apertamente, ma a volte gli sguardi parlano più delle parole. E anche se negli anni ho sviluppato una pelle più dura, mentirei se dicessi che non fa mai male.
Mi girai verso il finestrino, decisa a lasciar perdere. La vita è troppo breve per preoccuparsi del giudizio altrui.
Ma mentre gli assistenti cercavano un altro posto per lei, la sentii parlare a bassa voce con luomo dietro di lei:
“Non capisco come si possa arrivare a quel punto. Non è salutare e poi beh, sai comè.”
Luomo annuì in modo vago. Chiusi gli occhi e respirai lentamente.
Pochi minuti dopo, la capocabina una donna gentile con i capelli argentati di nome Lidia tornò con una soluzione.
“Beatrice, possiamo spostarla al posto 26E. È un posto corridoio più indietro.”
Il sorriso educato di Beatrice vacillò per una frazione di secondo. La fila 26 non era certo desiderabile come quelle davanti. Ciononostante, annuì, ringraziò Lidia e si avviò lungo il corridoio.
Pensai che sarebbe finita lì.
Il volo decollò senza problemi, e mi immersi nel mio audiolibro. Ma a metà tragitto, Lidia riapparve accanto a me con un sorriso che lasciava intuire buone notizie.
“Signora Rossi,” disse dolcemente, “cè stato un cambiamento nella disposizione dei posti. Abbiamo un upgrade disponibile in prima classe le interesserebbe? Senza costi aggiuntivi, ovviamente.”
Sbatt





