Venti anni senza regali per lei: una convivenza serena.
Lorenzo Rossi non aveva mai fatto un regalo a sua moglie, nonostante avessero trascorso ventanni di matrimonio senza problemi. Non che fosse tirchio, semplicemente loccasione non si era mai presentata. Con Giulia, tutto era successo in fretta: un mese dopo il loro primo incontro, si erano sposati.
I loro appuntamenti, del resto, non erano mai stati segnati da doni. Lui andava a trovarla nel paesino dove abitava, fischiava sotto la sua finestra. Lei usciva di corsa, e si sedevano insieme sulla panchina vicino al cancello, chiacchierando appena fino a mezzanotte.
Il primo bacio glielo aveva rubato il giorno del loro fidanzamento. Poi arrivò il matrimonio, la vita con le sue abitudini e i suoi problemi. Lorenzo si rivelò un abile uomo daffari, facendo prosperare il suo allevamento di maiali. Giulia, dal canto suo, lavorava sodo, e il suo orto era linvidia delle vicine. Poi arrivarono i figli, i pannolini, i vestitini coi lacci, le malattie infantili I regali? Non cera tempo per pensarci. Le feste si celebravano con semplicità, attorno a un buon pasto. Così scorreva la loro esistenza, senza clamore, segnata dalla fatica, ma tranquilla.
Un giorno, Lorenzo andò al mercato con il vicino per vendere patate e pancetta, poco prima dell8 marzo. Aveva svuotato la cantina, selezionato le patate e deciso di liberarsi delleccesso. Quanto alla pancetta, meglio venderla ora prima di macellare il nuovo maiale. Ed eccolo lì, al mercato. Un freddo piacevole, con già un sentore di primavera. Contro ogni aspettativa, tutto andò a ruba. La pancetta fu venduta in un batter docchio, le patate sparite come dolciumi. «Non male,» pensò Lorenzo, soddisfatto. «Giulia sarà contenta.»
Ripose i sacchi nel furgone del vicino e si avviò per le ultime commissioni. Giulia gli aveva dato una piccola lista. Per abitudine, si fermò prima allosteria per festeggiare laffare fatto. Non che fosse un buongustaio, ma credeva fermamente che non brindare avrebbe portato sfortuna alle prossime vendite. Dopo aver bevuto il suo bicchiere di vino, ripartì a passo svelto, osservando le vetrine e la folla. Fu allora che inciampò, quasi letteralmente, in una scena inaspettata.
Davanti a una boutique, una giovane coppia ammirava un vestito esposto su un manichino. La ragazza, fresca come un fiore, esclamava:
«Martina, dai, andiamo, non starai lì piantata tutto il giorno!»
«Guarda, Matteo, è stupendo! Mi starebbe a pennello.»
«Bah, è solo un pezzo di stoffa.»
«Che barbaro! È lultima moda, stile vintage! Compralo per la Festa della Mamma, su!»
«Martina, sai benissimo che siamo al verde. Se lo prendo, mangeremo pasta e fagioli fino a fine mese»
«Ci arrangieremo, amore mio! Lo voglio proprio. È un anno che siamo sposati e non mi hai mai regalato niente, neanche a Natale!»
«Martina, mi fai impazzire»
«Ti amo, tesoro,» sussurrò prima di baciarlo teneramente e trascinarlo dentro il negozio.
Il ragazzo, notando lo sguardo di Lorenzo, alzò le spalle con un sorriso complice, come per dire: «Le donne, eh?» Poco dopo, la coppia uscì, Martina ridacchiante, stringendo al petto la borsa preziosa. Lorenzo rimase a fissare la vetrina, pensieroso. Il vestito era carino, semplice, a fiori, come quello che Giulia indossava ai tempi dei loro appuntamenti. Unemozione dimenticata gli si mosse dentro. Era nostalgia della loro giovinezza? O il riflesso di ciò che erano stati? Un pensiero improvviso lo colpì: «Non ho mai regalato niente a Giulia. Troppo occupato. E poi, lo trovavo superfluo. Ma quel ragazzino, invece, sarebbe pronto a stringere la cinghia per far felice sua moglie. Per amore. E io, amo Giulia? Prima del matrimonio, credevo di sì. Poi tutto si è perso nella routine. Una vita di fatica, senza ricordi Ah, maledetta vita!»
Quella felicità rubata gli fece male al cuore. Volle provarla anche lui.
Con passo deciso, entrò nel negozio. Una commessa si avvicinò, sorridente:
«Posso aiutarla?»
«Sì, signorina. Vorrei quel vestito in vetrina.»
«Oh, unottima scelta! È lultimo grido, pura seta, stile vintage. Sua figlia ne sarà felice.»
«Non è per mia figlia, è per mia moglie,» borbottò Lorenzo.
«Oh, che fortuna che ha!» cinguettò la commessa mentre incartava il vestito.
«Quanto costa?»
Quando gli disse il prezzo, Lorenzo rimase senza fiato. Una fortuna, per lui.
«Perché così tanto?» brontolò.
«È la creazione di un grande stilista,» spiegò la commessa con pazienza.
Esitò. Ma limmagine del viso raggiante di Martina gli tornò in mente. Allora, si decise.
«Lo prendo.»
Contò i biglietti e uscì, orgoglioso del suo gesto. Il vicino lo stava già aspettando. Il viaggio di ritorno fu allegro. Il vicino si vantava dei suoi guadagni.
«E tu, come è andata?»
«Cosa?»
«Hai fatto buoni affari?»
«Ora conti i soldi degli altri?» sbottò Lorenzo, irritato.
«Oh, calmati,» borbottò il vicino, sorpreso da quel tono cupo.
Al loro arrivo, Giulia non era ancora rientrata dalla fattoria. Lorenzo si occupò degli animali, pulì la stalla, diede da mangiare ai maiali. Eppure, nonostante la buona azione, un peso gli stringeva il petto. Perché questansia? Scrollò le spalle e rientrò, sedendosi con un bicchiere di vino. Poi un altro. Lo calmò un po.
La porta sbatté. Giulia rientrò, il volto serio come al solito.
«Sei qui tu? Comè andato il mercato?»
«Bene. Ecco i soldi.»
Giulia contò le banconote.
«Manca qualcosa. Hai venduto male?»
«No, è solo che insomma, il resto è qui, in questa borsa.»
Giulia ne tirò fuori il vestito, sospettosa.
«È per chi, questo? Per Lucia? Sembra troppo grande per lei. Stai sperperando i nostri soldi»
«È per te,» disse lui, timido. «Per la Festa della Mamma.»
Un silenzio.
«Per me?» disse lei, incredula. «Davvero?»
«Sì, per te!» si fece coraggio, sollevato che non lo sgridasse. «Per chi altro?»
Giulia scoppiò in lacrime e corse in camera. Riapparve dieci minuti dopo, gli occhi arrossati.
«Non mi entra più. Sono ingrassata.»
«Come sarebbe?» balbettò lui. «Ricordo che avevi un vestito così quando ci sedevamo sulla panchina»
«Povero vecchio mio,» sospirò lei con una risata tremula. «Sono passati ventanni! Le cose cambiano.»
Lui la guardò dritto negli occhi.
«Vedendo quei fiori, ho ripensato a tutto. E se, dopo tutti





