**Diario Personale**
Quando Luca seppe di essere diventato padre di due gemelli, un senso strano di confusione lo assalì. Prima della gravidanza di Isabella, aveva davvero sognato dei figli. Insieme avevano fatto progetti per il futuro, pronti per una nuova vita.
Ma appena lei entrò in ospedale, lasciandogli un’inaspettata libertà, Luca si rese conto: forse era stato un errore.
Il primo giorno lo passò in ozio malinconico, ma il giorno dopo decise di andare al suo bar preferitoodiando cucinare. Lì, tra profumi di caffè e cornetto fresco, avvenne lincontro che cambiò tutto.
La videAlessia, la donna dei suoi sogni. Lo capì subito, appena varcò la porta. Con uno sguardo luminoso e un sorriso radioso, si sedette con grazia a un tavolo libero.
Il cuore di Luca accelerò. Parlarono, e quella stessa sera Alessia era a casa sua. La mattina dopo, si chiese: «Era vero quello che provavo per Isabella? Eravamo davvero pronti per i figli?».
Il telefono squillò, interrompendo la pace mattutina. Alessia fece una smorfia:
«Chi ti chiama a questora? Non ho dormito abbastanza».
Luca guardò lo schermoera lospedale. Rispose a malincuore:
«Sì, sono diventato padre. Due maschi».
«Ugh, pannolini, notti insonni, niente più libertà! A che serve?», sbuffò Alessia.
Luca scrollò le spalle:
«Francamente, non ne sono più sicuro».
Quella sera, Isabella chiamò. Luca cercò di mostrare gioia, ma senza convinzione.
«Amore, cosa succede? Non sembri felice».
«Ma no, certo che lo sono! Solo che mi hanno offerto un lavoro importante, e i bambini temo mi ostacolino. Ma non preoccuparti, troverò una soluzione!», mentì.
«Una soluzione? Di cosa parli?», si turbò Isabella.
Luca chiuse in fretta la chiamata, capendo di essersi tradito. Tra una settimana, moglie e figli sarebbero tornati a casa. Doveva agire.
«Sai, cè la vecchia casa di mio nonno in campagna!», ebbe unilluminazione. «È decente, anche se lontana dalla città. Porterò Isabella lì, dirò che laria fa bene ai bambini. Prometterò di visitarli. Credi che funzioni?».
«Certo!», esclamò Alessia. «La tua ingenua moglie crederà a qualsiasi cosa! E noi potremo stare insieme senza problemi».
«Forse non del tutto, ma almeno senza nasconderci!», la rassicurò.
Luca preparò un discorso commovente. Isabella, ovviamente, si rattristò:
«Tesoro, mi sembri strano Come farò da sola in campagna con due neonati?».
«Ce la farai! Verrò spesso. Non vuoi che perda questa opportunità, vero?».
Isabella non capiva, ma non osava discutere. Temeva che lui se ne sarebbe andatoe poi? Uscirono dallospedale diretti verso lignoto. La giovane madre pianse in silenzio, sospettando che non fosse il lavoro il problema, ma unaltra donna. Come affrontarlo?
Fermarono la macchina davanti a una casa semidiroccata, nascosta dallerba alta. Isabella sussultò:
«Luca, non ci lascerai qui, vero?».
«Sì», rispose freddamente. «Non drammatizzare. È spaziosa e ci sono i soldi per vivere. Poi sistemeremo gli aiuti statali».
«Quindi ci lasci?», chiese con voce tremante.
«Isabella, abbiamo fatto tutto troppo in fretta. Con i bambini».
Luca portò frettolosamente le valigie in casa, evitando il suo sguardo, salì in macchina e partì senza salutare. Isabella rimase sola con il suo dolore e due neonati indifesi. E ora?
Luca cercò di soffocare il senso di colpa. «Tanti uomini fanno lo stesso!», si ripeté. «Non li ho buttati in stradaho dato loro una casa. Mia, tra laltro! Isabella se la caverà».
Mentre sistemava i neonati piangenti sul vecchio divano, la giovane madre scoppiò in lacrime. Senza aiuto, non ce lavrebbero fatta! Luca non sarebbe tornato? Era un brutto scherzo? I bambini urlavano, ma lei era paralizzata dallo sconforto.
«E voi cosa fate lì?», risuonò una voce roca alle sue spalle. «Fa caldo, e i piccoli sono coperti troppo!».
Isabella si voltò di scatto. Un uomo anziano era apparso nella stanza, slegando le coperte dei bambini.
«Chi è lei?», chiese spaventata.
«Sono il vostro vicino. Ho sentito parlare con tuo marito. Volevo vedere come stavate».
«Come si permette?!», protestò, ma si zittì sotto il suo sguardo severo.
«Su, ora basta. Date da mangiare ai piccoli e sistematevi. Non possono stare così», disse deciso. «Io aiuterò. Luca tornerà presto».
«Eh, conosco bene questi Luca», sorrise amaro il vicino. «Pensate ai bambini, non a lui».
Isabella voleva ribattere, ma poi notò il caos intorno. Afferrò una cosa e laltra, ma si scoraggiò:
«Dio, come faremo a vivere?».
Il vicino sorrise incoraggiante:
«Non è il momento di abbattersi! Sistemiamo i piccoli, puliamo e vedrai, sarà vivibile».
Senza rendersene conto, Isabella seguì le indicazioni del vecchio, che si presentò come Marco. Viveva lì da due anni.
«Perché si è trasferito qui?», chiese curiosa, passando lo straccio.
Marco rise:
«Per farla breve, mi sono strano della società. Ma ne parliamo unaltra volta. Ah, ero un pediatra».
«Davvero?», sorpresa. «Ecco perché è così bravo con i bambini. Io ho ancora tanto da imparare».
Entro sera, la casa fu pulita e luminosa. Isabella era stanca ma stupita. Marco aveva fatto la maggior parte del lavoro, ma poco importava. Non era più sola.
«Ecco, ora è abitabile», disse soddisfatto. «Vado a prendere qualcosa da mangiare, poi pensiamo al futuro».
Isabella annuì, stupita dal destino. Uno sconosciuto aveva fatto per lei più di suo marito in tutto quel tempo. E non sembrava intenzionato a fermarsi.
Mezzora dopo, Marco tornò con borse piene. Isabella aveva già sistemato i bambini.
«Perfetto! Prepariamo la cena e facciamo un brindisi», propose allegro. «Domani parlerò con la signora Rosaha una capretta per il latte. E controllerò in soffitta: cè una vecchia culla». Poi, guardandola: «A proposito, di cosa ti occupavi?».
«Ero maestra».
«Ottimo! Il lavoro è già metà dellopera!».
Pian piano, Isabella riprese una routine. Era merito di Marco, ma questo la rendeva felice.
Qualche giorno dopo, andarono insieme in paese per i documenti. Marco la presentò come una lontana parente in cura con i figli. La aiutò con i sussidichi lavrebbe detto che in una frazione fosse possibile?
Sei mesi volarono. I gemelli crebbero sani, e Isabella si abituò alla nuova vita. Una sera, Marco si sedette con aria misteriosa.
«Isabella, hai mai pensato di fare ripetizioni?».
Lei rise:
«Ma qui in mezzo al nulla?».
«Sbagli!», replicò. «Anche qui i genitori vogliono che i figli studino. Conosco famiglie che ti pagherebbero».
Accettò. I bambini erano tranquilli, e Marco li portava a spasso quando aveva





