Ah, senti questa storia che mi ha fatto venire la pelle doca! Eccola, adattata alla nostra bellissima Italia.
Le parole risuonarono nei corridoi dorati della villa De Rossi, lasciando tutti senza fiato. Matteo De Rossi, miliardario conosciuto in ogni pagina finanziaria come “luomo che non perdeva mai un affare”, rimase immobile, incredulo. Era abituato a trattare con ministri, convincere azionisti e firmare contratti da miliardi in un pomeriggio, ma nulla lo aveva preparato a questo. Sua figlia Beatrice, di appena sei anni, era in piedi al centro del pavimento di marmo con il vestitino celeste, stringendo il suo coniglietto di peluche. Il suo ditino puntava dritto verso Clarala donna delle pulizie. Intorno a loro, il gruppo di modelle selezionate con curaeleganti, alte, coperte di diamanti e avvolte in setasi agitavano, a disagio. Matteo le aveva invitate con un solo scopo: permettere a Beatrice di scegliere una donna che avrebbe accettato come nuova madre. Sua moglie, Sofia, era morta tre anni prima, lasciando un vuoto che nessuna ricchezza aveva saputo colmare. Matteo pensava che il fascino e il glamour avrebbero impressionato Beatrice. Che la bellezza e la grazia lavrebbero aiutata a dimenticare il dolore. Invece, Beatrice aveva ignorato tutto quel lustro e scelto Clara, la domestica con il semplice vestito nero e il grembiule bianco.
Clara si portò una mano al petto. Io? Beatrice no, tesoro, io sono solo Tu sei buona con me rispose dolcemente la bambina, con quella semplicità tipica dei bambini. Mi racconti le storie la sera quando Papà è occupato. Voglio che tu sia la mia mamma. Un mormorio di stupore attraversò la stanza. Alcune modelle si scambiarono sguardi taglienti, altre alzarono le sopracciglia. Una persino rise nervosamente prima di soffocare la risata. Tutti gli occhi si girarono verso Matteo. La sua mascella si serrò. Lui, luomo che nulla faceva vacillare, era stato colto di sorpresa dalla propria figlia. Cercò nel volto di Clara un segno di ambizione, un barlume di calcolo. Ma lei sembrava sconvolta quanto lui. Per la prima volta da anni, Matteo De Rossi non trovò le parole.
La notizia si diffuse per la villa come un fulmine. Quella stessa sera, i sussurri passavano dalle cucine agli autisti. Umiliate, le modelle lasciarono la residenza in frettai loro tacchi che scricchiolavano sul marmo come colpi di pistola. Matteo, intanto, si rinchiuse nello studio, un bicchiere di amaro in mano, ripetendosi nella mente le parole: Papà, la scelgo io, lei. Non era il suo piano. Voleva presentare a Beatrice una donna capace di brillare ai galà di beneficenza, sorridere per le riviste e intrattenere con eleganza ai ricevimenti diplomatici. Voleva qualcuno che riflettesse la sua immagine pubblica. Di certo non Claraquella che pagava per lucidare largenteria, stirare e ricordare a Beatrice di lavarsi i denti. Eppure, Beatrice rimase ferma.
La mattina dopo, a colazione, afferrò il suo succo darancia e dichiarò: Se non la lasci restare, non ti parlerò più. Matteo lasciò cadere il cucchiaio. Beatrice Clara intervenne con dolcezza: Signor De Rossi, la prego. Beatrice è solo una bambina. Non capisce Lui la interruppe: Non sa nulla del mondo in cui vivo. Nulla delle responsabilità. Nulla delle apparenze. E nemmeno voi. Clara abbassò lo sguardo, annuendo. Ma Beatrice incrociò le braccia, testarda come suo padre durante una trattativa.
Nei giorni seguenti, Matteo provò a convincerla. Le propose viaggi a Venezia, nuove bambole, persino un cucciolo. Ma lei scuoteva sempre la testa: Voglio Clara. A malincuore, Matteo iniziò a osservare Clara più attentamente. Notò i dettagli: il modo in cui le pettinava i capelli con pazienza, anche quando Beatrice si agitava. Il modo in cui si chinava alla sua altezza, ascoltandola come se ogni parola fosse importante. Il modo in cui il riso di Beatrice risuonava più chiaro, più libero, quando Clara era vicina. Clara non era sofisticata, ma era dolce. Non indossava profumi costosi, ma emanava lodore rassicurante della biancheria pulita e del pane appena sfornato. Non parlava la lingua dei miliardari, ma sapeva amare una bambina sola.
E per la prima volta da tanto tempo, Matteo si chiese: stava cercando una moglie per la sua immagine o una madre per sua figlia? La svolta arrivò due settimane dopo, a un galà di beneficenza. Matteo, fedele alle apparenze, aveva portato Beatrice. Indossava un vestito da principessa, ma il suo sorriso era finto. Mentre parlava con gli investitori, Beatrice scomparve. Il panico salì, finché non la vide vicino al buffet dei dolci, in lacrime. Cosè successo? gridò. Voleva un gelato spiegò un cameriere imbarazzato. Ma gli altri bambini hanno riso di lei. Hanno detto che la sua mamma non cera. Matteo sentì il petto stringersi. Prima che potesse reagire, apparve Clara. Presente quella sera per badare a Beatrice, si inginocchiò e le asciugò le lacrime. Tesoro, non hai bisogno del gelato per essere speciale sussurrò. Sei già la stella più luminosa qui. Beatrice si asciugò il naso, abbracciandola. Ma hanno detto che non ho una mamma. Clara esitò, guardò Matteo. Poi, con coraggio, disse: Hai una mamma. Ti guarda dal cielo. E intanto, io sarò qui per te. Sempre.
Un silenzio cadde sulla salatutti avevano sentito. Matteo sentì gli sguardi fissarsi su di luinon con giudizio, ma con attesa. E per la prima volta capì: non era limmagine a crescere un bambino. Era lamore. Da quel momento, Matteo cambiò. Non rimproverò più Clara, anche se mantenne le distanze. Osservava. Vedeva Beatrice fiorire con lei. Vedeva Clara curare i ginocchi sbucciati, raccontare storie, dare abbracci contro gli incubi. Vedeva anche la dignità quieta di Clara. Mai una richiesta, mai un favore. Lavorava con grazia, e quando Beatrice aveva bisogno di lei, diventava più di una domestica: un rifugio.
Pian piano, Matteo si sorprese a fermarsi sulle porte, ascoltando le risate che accompagnavano le fiabe. Per anni, la sua casa aveva risuonato di silenzio e formalità. Ora respirava calore. Una sera, Beatrice gli tirò la manica: Papà, promettimi una cosa. Dimmi rispose, divertito. Che smetterai di guardare le altre signore. Io ho già scelto Clara. Matteo rise piano. Beatrice, la vita non è così semplice. Perché no? insisté lei, con gli occhi pieni di innocenza. Non lo vedi? Lei ci rende felici. Anche la mamma in cielo lo vorrebbe. Le sue parole lo colpirono più di qualsiasi trattativa. Matteo rimase senza parole. Le settimane divennero mesi. La sua resistenza cedette di fronte allevidenza: la felicità di sua figlia contava più del suo orgoglio.
Un pomeriggio dautunno, invitò Clara in giardino. Lei sembrava nervosa, sistemandosi il grembiule. Clara disse con voce più dolce del solito, vi devo delle scuse. Vi ho giudicata male. Non servono scuse, signor De Rossi. Conosco il mio posto Il vostro posto





