– Allora, mi rimanderete all’orfanotrofio?

Allora, mi riporterete allorfanotrofio? La signora ha detto che vi siete affrettati a prendermi perché non sapevate che sarebbe nato un bambino vostro. Io non sono vostro

Giorgia era ai fornelli a friggere le crespelle. Presto suo marito sarebbe tornato dal lavoro e avrebbero cenato tutti insieme.

Strano che Sandro oggi fosse così tranquillo nella sua stanza. Di solito, quando Giorgia preparava le sue crespelle preferite, il bambino le girava intorno, le guardava negli occhi e chiedeva:

Mamma, posso averne unaltra?

Giorgia gliene dava una, Sandro sembrava già sazio, ma poco dopo tornava, con occhi pieni di gioia, e allungando ogni sillaba, chiedeva di nuovo:

Maaa-maa, unaltra?

Giorgia capiva che Sandro non aveva più fame, voleva solo ripetere quella parola dolcissima: mamma. E spesso Giorgia posava il mestolo, lo prendeva in braccio (era ancora leggero, Sandro aveva solo cinque anni) e gli diceva:

Allora, tesoro, andiamo a prendere papà dal lavoro?

E Sandro rispondeva felice:

Sì, mamma, andiamo a prendere papà! e nei suoi occhi brillava uno stupore che non si era ancora spento. Lui non era abituato a queste parole magiche: prima non aveva mai avuto una mamma e un papà, ma ora li aveva.

E ora aveva anche la sua stanza, il suo letto. E una parete attrezzata con altalene gliel’aveva comprata il papà! E poi macchinine, robot, costruzioni e tanti altri giocattoli, tutti suoi, solo per Sandro. La sera, la mamma gli leggeva le storie, gli accarezzava i capelli e gli diceva che lo amava. Sandro si era ormai riempito di questo amore e quasi non ricordava più comera stato prima.

Giorgia stava per chiamarlo, ma sentì una piccola spinta nella pancia.

Mise una mano sul ventre e la bambina diede un altro calcetto.

Dio mio, Giorgia pregava ogni giorno per questo dono inaspettato, sperando che tutto andasse bene. Avevano già scelto un nome per la bambina, suo marito Marco aveva detto: chiamiamola Caterina, come mia nonna.

A Giorgia avevano detto che non poteva avere figli, e così lei e Marco avevano adottato Sandro dallorfanotrofio. E un anno dopo incredibile! ecco che stava per nascere la loro bambina.

Giorgia si perse nei suoi pensieri e quasi bruciò una crespella. Richiamò il figlio:

Sandro, amore, vieni qui, perché sei così tranquillo oggi?

Ma nessuna risposta. Possibile che non lavesse sentita?

Giorgia spense i fornelli e andò in camera sua.

Strano, la luce era spenta. Dovera Sandro?

Poi un rumore. Giorgia accese la luce e lo vide seduto sul divano, con giacca e cappello. In mano aveva uno zaino, pieno delle sue macchinine preferite.

Perché stai al buio? chiese Giorgia sorridendo. Su, levati la giacca, cosa ti è preso? Hai in mente un viaggio? Andiamo, le crespelle stanno aspettando con panna e Nutella, dai, Sandro, cosa cè?

Ma Sandro non sorrise. Fissava il vuoto con occhi troppo adulti, poi chiese:

Posso portarmi via i giochi? Tanto a lei non serviranno le macchinine

Che dici, Sandro, cosa ti succede, amore? Le mani di Giorgia tremarono. Possibile che fosse una cattiva madre? Forse Sandro era geloso della sorellina? Eppure il giorno prima era così felice.

Allora, mi riporterete allorfanotrofio? Quella signora ha detto che vi siete affrettati a prendermi perché non sapevate che sarebbe nato un vostro bambino. Io non sono vostro

Gli occhi di Sandro erano lucidi, cercava di trattenersi, ma non ci riusciva.

Sandro, amore, ma che dici? Quale signora? E Giorgia ricordò la vicina incontrata giorni prima, che aveva detto: «Grazie a Dio presto avrete il vostro figlio», poi aveva fatto una smorfia e indicato Sandro. Vi siete affrettati, Giorgia, troppo in fretta!

Giorgia era certa che Sandro, piccolo comera, non avesse capito. Si era allontanata in fretta, evitando di litigare davanti a lui. Ma Sandro, invece, aveva capito tutto. E ora pensava di essere un estraneo.

Giorgia lo abbracciò forte. Lui allinizio si divincolò, poi scoppiò in lacrime.

Amore, non hai capito, quella donna non sa niente! Io e papà ti amiamo, non ti lasceremo mai!

Giorgia gli tolse cappello e giacca, e rimasero abbracciati a lungo, in silenzio.

Quando nacque Caterina, Sandro e suo padre rimasero a casa ad aspettare, poi andarono a prendere Giorgia e la sorellina.

Sandro era nervoso: e se alla sorella non fosse piaciuto?

Ma quando la vide così piccola, sorrise. Mamma, come fa una così piccola a stare senza un fratello grande? Le insegnerò a giocare con le macchinine, ci divertiremo insieme!

Ora Sandro non si stacca da Caterina, aspetta che cresca per farla dormire nella sua stanza.

Intanto, è il primo aiutante di mamma

Quella sera, Giorgia lo chiamò:

Sandro, amore, ho pronta Caterina, andiamo a prendere papà.

E Sandro, già vestito, era pronto in corridoio:

Mamma, io tengo la porta, esci con la carrozzina!

Scesero con lascensore, e allimprovviso entrò quella stessa vicina.

Sandro strinse più forte la mano di Giorgia, preoccupato.

Amore, sei un uomo, aiuta la signora, chiamale lascensore, vedi che ha le borse pesanti.

Sì, mamma! Sandro guardò orgoglioso la donna, le chiamò lascensore e corse dietro a Giorgia.

Domani era domenica, sarebbero andati al parco tutti insieme. Peccato che Caterina fosse ancora piccola, ma presto sarebbero saliti insieme sulle giostre. E Sandro, da fratello maggiore, lavrebbe tenuta stretta se avesse avuto paura. Perché erano fratello e sorella, per sempre!

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