Anziani abbandonati nella fattoria… ma quando scoprono il segreto…

**Diario di un uomo**

Nel cuore della Toscana, tra campi di grano e prati verdi, si ergeva lantica fattoria San Lorenzo. Una sera tiepida, due figure sedevano sul portico: Luisa e Giovanni, una coppia anziana che, fino a poco prima, aveva sempre creduto che la casa fosse il posto più sicuro al mondo. Accanto a loro, due valigie di cuoio logoro e le sedie a dondolo che li avevano accompagnati per decenni. Tre giorni erano passati da quando i loro figli erano partiti, promettendo di tornare tra poche ore. Il sole era già tramontato tre volte dietro le colline, e il silenzio si faceva sempre più pesante.

Marco, il maggiore, aveva detto prima di andarsene:
Mamma, dobbiamo solo andare in città per sistemare dei documenti. Torneremo stasera stessa.
Sofia evitava lo sguardo della madre, Luca controllava il telefono senza sosta, e Marco infilava frettolosamente oggetti nel furgone. Luisa stringeva un fazzoletto tra le dita, sentendo che qualcosa non andava. Giovanni, ancora dritto nonostante i suoi 72 anni, cercava notizie alla radio antica, mentre mormorava di possibili problemi con le carte della casa. Ma Luisa intuiva che non si trattava solo di un ritardo. Le madri sanno leggere i segni, e lei sentiva il dolore profondo dellabbandono.

La mattina del quarto giorno, Luisa si svegliò con un dolore al petto che non era del cuore. Giovanni guardava dalla finestra verso la strada vuota.
Non torneranno sussurrò lei.
Non parlare così, Luisa.
Ci hanno abbandonati qui, Giovanni. I nostri stessi figli ci hanno lasciati.

La fattoria San Lorenzo era stata lorgoglio della famiglia per tre generazioni: 200 ettari di terra fertile, bestiame, grano e lorto che Luisa curava con amore. Ma ora, soli, si sentivano stranieri nella loro stessa casa. Il cibo stava finendo: rimanevano uova, formaggio, un po di farina e fagoli. Le medicine di Giovanni erano terminate il terzo giorno, e anche se non lo diceva, sentiva la testa pulsare.

Domani vado fino al paese disse Giovanni.
15 chilometri, con questo sole e alla tua età?
E che vuoi che faccia? Che aspetti qui come un cane legato?

La discussione fu breve, più per nervosismo che per rabbia. Alla fine, si abbracciarono nella piccola cucina, sentendo il peso degli anni e della solitudine che non avevano mai immaginato.

Il sesto giorno, un rumore di motore ruppe il silenzio. Luisa corse sul portico, il cuore in gola. Non erano i figli, ma Enzo, il vicino, sulla sua vecchia moto, carica di pane e verdure.

Signora Luisa, signor Giovanni, come state?
Che piacere vederti, Enzo rispose Luisa, cercando di nascondere il sollievo.

Enzo, scapolo e di buon cuore, percepì subito la tensione. Vide le valigie nel corridoio, il frigorifero quasi vuoto, e chiese:
Dove sono i ragazzi?
Sono andati in paese per sistemare delle cose rispose Giovanni, senza convinzione.

Quanti giorni fa?
Luisa cominciò a piangere piano.
Sei giorni mormorò.

Enzo tacque, poi si alzò con espressione seria.
Con permesso, signor Giovanni. Devo verificare una cosa.

Tornò unora dopo, più agitato.
Ieri ho visto il furgone di Marco in paese, davanti al negozio di Luigi Rossi, quello che compra mobili usati. Portavano fuori mobili di qui.
Il silenzio fu pesante come il piombo. Luisa sentì il mondo girare e Giovanni dovette reggersi alla sedia.
Signora Luisa, mi scusi, ma ho visto la cassapanca antica e altre cose.
Stanno vendendo le nostre cose disse Giovanni, la voce bassa e roca.

E cera di più. Luigi aveva detto che avevano chiesto di vendere la fattoria. Luisa corse a controllare armadi e cassetti: mancavano la macchina da cucire, i quadri, i pezzi di porcellana antica.
Come hanno potuto farci questo? gridò tornando in cucina.

Enzo si avvicinò:
Non voglio immischiarmi, ma non potete restare qui soli. Vi porto a casa mia.
No, Enzo disse Giovanni. Questa è casa mia. Se vogliono cacciarmi, dovranno farlo davanti a me.

Luisa prese la mano di suo marito, ricordando perché si era innamorata di lui: la sua dignità, anche nella sventura. Enzo rispettò la decisione, ma non li abbandonò. Portò cibo e medicine ogni giorno.

Una settimana dopo, Luisa decise di salire in soffitta. Cercava documenti importanti. Lì, tra polvere e ricordi, trovò una busta sigillata con cera, scritta dalla suocera:
“Per Luisa e Giovanni, aprire solo se necessario.”

La lettera conteneva atti di proprietà di altri 100 ettari, ai confini del paese, intestati a Luisa e Giovanni dal 1998, con una sorgente naturale.
“Ho sempre temuto che alcuni nipoti non avessero il vostro stesso cuore. Queste terre sono vostre. Cercate il dottor Bianchi se serve. Non lasciate che nessuno vi sfrutti. Con amore, Rosa.”

Luisa e Giovanni lessero in silenzio. La suocera aveva previsto lavidità e aveva lasciato loro una protezione insperata. Quella notte dormirono poco, tra sollievo e tristezza.

Il giorno dopo, Enzo portò notizie:
Marco ha cercato il dottor Bianchi, chiedendo dei documenti della fattoria. Volevano vendere, ma mancava un atto.

Decisero di andare dallavvocato. Il dottor Bianchi, anziano e di fiducia, li accolse con gioia e preoccupazione.
Vostro figlio Marco è venuto più volte, cercando informazioni. Ma la signora Rosa mi fece giurare di rivelare questo solo se necessario.

Lavvocato confermò la proprietà delle terre e rivelò che unazienda di acqua minerale aveva offerto 2 milioni di euro per la sorgente.
Con la crisi idrica, oggi varrebbe molto di più.

Tornarono a casa in silenzio. La scoperta era incredibile, ma dolorosa: la suocera aveva ragione sui figli. Quella sera, Luisa pianse:
Cosabbiamo sbagliato per crescere figli capaci di abbandonarci?
Non abbiamo sbagliato nulla, Luisa. Abbiamo dato loro amore ed esempio. Se hanno scelto di essere così, la colpa non è nostra. Ma ora sappiamo che non saremo nel bisogno.

Tre giorni dopo, il furgone tornò. Marco scese per primo, con le braccia aperte e un sorriso forzato.
Scusate il ritardo, è stato un calvario in città. I documenti erano un caos.

Luisa e Giovanni non si alzarono per salutarli.
Dieci giorni disse Giovanni, fermo.
Papà, ve lho spiegato. Era tutto bloccato allanagrafe.

Luca accennò alla vendita della casa, Sofia sembrava più nervosa.
Papà, dobbiamo parlare. Voi non potete più restare qui soli. Venderemo la fattoria e vi metteremo in una casa di riposo a Firenze.

Luisa si alzò indignata.
Volete rinchiuderci in un istituto?
Non è un istituto, mamma. È moderno, con medico e attività.

Avete già venduto la nostra casa senza chiedere?
Non ancora, ci serve la vostra firma.

Sofia, piangendo, si avvic

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

one × three =

Anziani abbandonati nella fattoria… ma quando scoprono il segreto…