I cervi non avevano nemmeno lontanamente pensato di proporre a Sergio di trasferirsi da lei. Frequentarsi è una cosa, ma vivere insieme è tutta un’altra storia.

A Giovanna non era mai venuto in mente di proporre a Marco di trasferirsi da lei. Frequentarsi era una cosa, vivere insieme un’altra. Quel sabato, Giovanna aspettava Marco per la loro solita passeggiata. Quando aprì la porta, sbiancò: lui era lì, con due grandi valigie.

Seduta sulla poltrona, Giovanna sfogliava le foto sul telefono. Eccoli al parco a dar da mangiare alle anatre, eccoli camminare mano nella mano, e poi quella gita per raccogliere funghi. Sei mesi insieme erano volati senza che se ne accorgesse.

Si erano conosciuti su un sito di incontri. Lei aveva sessantun anni, lui sessantatré. Entrambi divorziati, con figli grandi e indipendenti.

Marco le era piaciuto subito: intelligente, colto, con quel senso dellumorismo che la faceva ridere. Non cercava una madre per i suoi figli o una donna che badasse alla casa. Voleva solo la compagnia di una persona interessante.

Si vedevano due o tre volte a settimana: a teatro, alle mostre, al bar, passeggiando per Roma, o in gita alla casa di campagna della sua amica. A Giovanna piaceva quella relazione senza obblighi, ma ricca di intimità.

“Dimmi, come vivi la tua quotidianità?” le aveva chiesto Marco una sera, allinizio della loro storia.

“Bene, tranquilla e serena. Vivo da sola da cinque anni ormai, mi ci sono abituata.”

“Non ti senti mai sola?”

“A volte. Ma ho le amiche, le figlie che mi vengono a trovare e ora ci sei tu.”

“Mi fa piacere sentirlo.”

Dopo il divorzio, Marco aveva affittato un monolocale in un palazzo antico. Si lamentava sempre della padrona di casa, capricciosa, che non faceva mai riparazioni ma aumentava laffitto ogni anno.

“Ma che ci vuoi fare?” diceva. “Non ho una casa mia. Dopo il divorzio, tutto è rimasto a mia moglie. I suoi genitori le avevano comprato lappartamento, e nessuno mi crederà mai che ho pagato io i lavori.”

“Non hai mai pensato di comprare qualcosa?”

“E dove trovo i soldi per un appartamento a Roma?”

Giovanna capiva. Lei aveva un trilocale in un bel quartiere ci aveva lavorato tutta la vita. Le figlie vivevano lontane, quindi cera spazio in abbondanza.

Ma lidea di invitare Marco a vivere con lei non le era mai passata per la mente. Frequentarsi era una cosa, vivere insieme unaltra.

Quel sabato, mentre aspettava Marco per la passeggiata, aprì la porta e lo trovò con due valigie.

“Marco, cosa succede?” chiese, sconcertata.

“Giovanna, posso entrare? Ti spiego.”

Si sedettero in salotto, le valigie rimaste nellingresso.

“La proprietaria ha deciso di vendere lappartamento. Mi ha dato una settimana per liberarlo.”

“E adesso?”

“Adesso non ho dove andare. Trovare un altro posto così allimprovviso è impossibile, e poi non ho i soldi.”

Giovanna capì dove voleva arrivare.

“Ho pensato noi abbiamo una relazione seria. Sei mesi insieme, ci conosciamo bene. Potremmo provare a vivere insieme?”

“Insieme?” ripeté lei.

“Sì. Hai tre stanze, cè spazio. Non sarò un peso lavoro ancora, contribuirò per la spesa e tutto il resto.”

“Marco, non ne abbiamo mai parlato.”

“E perché parlarne prima? La vita ha deciso per noi.”

Giovanna si sentì confusa. Non era pronta.

“Devo pensarci.”

“Che cè da pensare? Ci vogliamo bene.”

“Volersi bene e vivere insieme sono due cose diverse.”

“Perché? Alla nostra età è il momento di scegliere.”

“Scegliere cosa?”

“La nostra relazione. Se stiamo insieme, allora è per costruire qualcosa.”

Giovanna guardò le valigie. Marco aveva già deciso per lei.

“E se io non volessi?”

“Non volere cosa? La felicità?”

“Non volere che qualcuno si presenti a casa mia con le valigie, senza nemmeno chiedere.”

“Non volevo offenderti. Sono le circostanze.”

“Le circostanze non capitano, le creano le persone.”

“Cosa vuoi dire?”

“Che dovevi parlarmi prima di portare le valigie.”

Marco tacque, riflettendo.

“Allora parliamone ora. Ti propongo di vivere insieme.”

“Io ti dico di no.”

“Perché?”

“Perché mi piace vivere da sola. Mi piace come stiamo, ma non voglio condividere la quotidianità.”

“Ma perché? Andiamo daccordo.”

“Per le uscite, le chiacchiere, il tempo libero. Ma non per la vita di tutti i giorni.”

“Qual è la differenza?”

“La differenza è che la quotidianità è fatta di abitudini, ordine, compromessi.”

“E allora? Possiamo adattarci.”

“Appunto. Non voglio adattarmi. Sto bene così.”

Marco sembrava ferito.

“E se ti chiedessi di sposarmi?”

“Perché?”

“Perché sarebbe la cosa giusta da fare.”

“Marco, il matrimonio non cambierebbe nulla. Non voglio vivere con te.”

“Allora che senso ha la nostra relazione?”

“Lo stesso di sempre. Vedersi, parlare, passare del tempo insieme.”

“E poi?”

“Poi continuare così.”

“Ma non è una cosa seria!”

“Per me lo è. Mi va bene così.”

“Ma io voglio stabilità.”

“Che stabilità cerchi?” chiese Giovanna, sedendosi di fronte a lui.

“Quella di una famiglia. Vivere con la persona che ami, fare colazione insieme, progettare il futuro.”

“Io non voglio fare colazione con qualcuno ogni mattina. Non voglio adattarmi ai piani altrui.”

“Ma sei sola!”

“Non sono sola. Ho le figlie, le amiche, ho te. Solitudine e vivere da soli sono cose diverse.”

“Non capisco.”

“La differenza è che ora scelgo quando e con chi stare. Se vivessimo insieme, non avrei più scelta.”

“Giovanna, a sessantanni bisogna pensare a chi ci sarà accanto nella vecchiaia.”

“Ci penso. Ma non deve per forza essere un uomo.”

“E chi allora?”

“Le mie figlie, una badante, i servizi sociali. Ci sono opzioni.”

“Ma non è la stessa cosa!”

“Per te no. Per me sì.”

Marco si alzò e camminò per la stanza.

“Quindi mi stai dicendo di continuare a vivere in affitto e vederti nei weekend?”

“Ti sto dicendo di fare ciò che ti rende felice. E di vederci quando entrambi lo desideriamo.”

“E se non avessi i soldi per laffitto?”

“Sarà un tuo problema, non mio.”

“Sei crudele.”

“Onesta. Non sono responsabile della tua situazione.”

“Ma stiamo insieme!”

“Ci vediamo. E questo non mi obbliga a risolvere i tuoi problemi.”

Marco tornò a sedersi, scavandosi in testa.

“Se trovassi unaltra casa, continueremmo a vederci?”

“Certo, se lo vorremo.”

“E intanto, potrei restare da te per un po?”

“No.”

“Proprio no?”

“Proprio no.”

Marco capì che era decisa. Prese le valigie e si avviò alla porta.

“Allora dovrò cercare una casa e unaltra relazione.”

“Forse.”

“Giovanna, non te ne pentirai?”

“No.”

Marco se ne andò. Non chiamò più. Giovanna tornò alla sua vita tranquilla, senza un uomo. A sessantanni, preferiva la serenità allamore, e la libertà a qualsiasi compagnia.

E voi, cosa avreste

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