La festa di compleanno di sua sorella doveva essere celebrata a casa loro, e ora Zovitsia pretendeva che liberassero l’appartamento.
“Catia, Taras te l’ha già detto?” cominciò la suocera. “Ascolta, ci saranno una ventina di ospiti. Inizieremo a preparare la sera prima. Arriverò presto, verso le sei.”
“La sera? No, non sono d’accordo,” ribatté Catia con tono scettico.
“Aspetta, non ho finito. Taras ha già la lista della spesa e promette di comprare tutto.”
Taras aiutava sempre sua sorella maggiore, Silvana. A trentanni, si era già sposata e divorziata due volte, e ogni volta era colpa del marito “non era quello giusto”. La loro madre, Tamara, glielo ripeteva da sempre:
“Devi aiutare tua sorella.”
E Taras lo faceva. Con soldi, quando Silvana restava “temporaneamente” senza lavoro, con riparazioni nel suo appartamento in affitto, o traslocando i suoi bagagli dopo l’ennesimo divorzio.
Poi si era sposato.
Catia, sua moglie, all’inizio aveva sopportato. Ma quando Silvana, per la quinta volta in un anno, chiese lauto “per pochi giorni” perché la sua si era “rotta di nuovo”, Catia disse con fermezza:
“Taras, basta. Anche noi abbiamo bisogno dellauto questo weekend. Credevo avessimo dei piani…”
“Che ci vuole? Non puoi andare a piedi?”
“No. Non si arriva a piedi alla casa di campagna dei miei genitori. Hanno raccolto due secchi di pomodori per noi. Pensavo avessi ascoltato quando ne parlavo.”
“Sì… qualcosa ho sentito, ma capisci, Silvana ha unemergenza.”
“Ancora? Di che tipo?”
“Non lo so esattamente,” bofonchiò Taras, “ma lei ne ha più bisogno.”
“Taras, no. Questa volta è diverso. O dici di no a tua sorella, o comprami unauto. Sono stufa di prendere l’autobus quando mio marito con la macchina potrebbe accompagnarmi dove serve.”
Taras ci pensò su e stava per chiamare Silvana per rifiutare, ma Tamara riportò tutto alla normalità:
“La abbandoni per tua moglie? È sola! Chi la aiuterà se non tu?”
E Taras continuò ad aiutare, nonostante i litigi con Catia. Una volta rimasero senza parlare per giorni, finché lui cedette:
“Perché non parli? Sei arrabbiata?”
“Davvero? Ti ci sono voluti tre giorni per capirlo?” ribatté Catia.
“Non capisco perché.”
Catia rise, incredula:
“Davvero? Non capisci? Tua sorella ti ha portato via tutto il weekend perché doveva andare in campagna da un’amica. Pensavo saresti tornato subito, invece sei rimasto due giorni. Non ti sembra strano?”
“Che cè di male? Abbiamo bevuto un po. Cera il suo ex, con cui mi trovo bene. Dovevamo festeggiare. Dovevo andarmene come un cretino? Sarebbe stato scortese.”
“Potevi almeno chiamare.”
“Anche tu potevi,” replicò Taras.
“Ho chiamato! Il tuo telefono era spento. Cosa dovevo pensare? Ero fuori di me, senza sapere dove fosse mio marito, mentre lui si riposava da me!”
“Non esagerare,” fece Taras con un gesto, mentre il telefono squillava.
Uscì sul balcone per rispondere. Sapeva che Catia non avrebbe apprezzato unaltra chiamata con Silvana.
“Ciao, fratellino!” esordì lei. “Tra due settimane è il mio compleanno! Trentanni! Capisci, vero?”
Taras guardò Catia, che versava la minestra.
“Cosa vuoi?” chiese.
“Sei sempre così diretto!” rise Silvana. “Voglio festeggiare a casa tua! Hai un salone grande. Nel mio affitto è stretto, e la padrona si arrabbia. E il ristorante è costoso.”
“Perché non in un bar? Ti aiuto con i soldi.”
“Ma sei fuori? È un compleanno importante! Vuoi che spenda per un locale quando hai casa tua? E tanto dovrai aiutarmi lo stesso. Non sono figlia di un milionario.”
“Devo parlarne prima con Catia. È casa sua anche.”
“Troppo tardi! Ho già detto a tutti che festeggiamo da voi. Libera lappartamento per tutta la giornata, ok? Mamma si occuperà del cibo.”
Taras sospirò. Mentre cercava una soluzione, arrivò un messaggio da Tamara:
“Silvana mi ha chiesto il menu. Ecco la lista. Dovete comprare tutto. Di a Catia di aiutare. Anche con la cucina.”
Intanto Catia, ignara, si sistemò sul divano con il telefono per guardare la sua serie preferita. Quando Taras entrò a testa bassa, capì tutto.
“Cosa succede stavolta?” chiese, mettendo in pausa.
“Catia, Silvana compie trentanni. Vuole festeggiare.”
“Che festeggi pure. Chi glielo vieta?”
Taras si grattò la nuca.
“Vuole farlo qui.”
“Qui? A casa nostra?”
“Sì, ma solo una sera. Dice che il ristorante costa, e a casa sua è stretto…”
“E tu hai accettato?”
“Ho detto che dovevo parlare con te! Ma… Silvana ha già invitato tutti. E mamma ha preparato il menu…”
Catia chiuse gli occhi e respirò profondamente.
“Taras, sei un adulto? O solo il messaggero di Silvana?”
“Che stai dicendo?”
“Io? Dici sul serio?” mostrò il telefono. “Nessuno mi ha neanche chiamata! È casa mia, non un posto di transito per la tua famiglia. Silvana vuole festeggiare qui, io devo aiutare, tua madre dirige e nessuno mi chiede niente?”
Il telefono di Catia squillò.
“Ah, ecco la ciliegina sulla torta,” sibilò. “Tua madre.”
“Catia, Taras te lha detto?” iniziò Tamara. “Ci saranno venti persone. Iniziamo a cucinare la sera prima. Arriverò alle sei.”
“La sera? No, non ci sto.”
“Aspetta. Taras ha la lista della spesa, comprerà tutto.”
“E i soldi? Dove li prendiamo?”
“Taras ha promesso di aiutare.”
“Ah, quindi volete usare casa mia come ristorante, e paghiamo pure noi?”
“Silvana non è unestranea! Non puoi aiutare per un giorno? Tagliare qualcosa, preparare i piatti… Sei la padrona di casa!”
“Tamara, ho scoperto ora di questa festa. Non ho dato il permesso.”
“Questa storia di ‘casa mia’! Siete sposati, tutto è condiviso!”
“Davvero? Se la casa fosse di Taras, non diresti così. Sarei solo una mantenuta.”
“Non dire sciocchezze. Basta, comprate tutto entro venerdì.”
Tamara riattaccò.
“Che era?” chiese Catia.
“Smettila di fare la vittima!” sbottò Taras. “Ti hanno detto che hai torto. Ammettilo e basta.”
Catia rimase sconvolta. Si alzò, prese una borsa grande e iniziò a riempirla con le cose di Taras.
Lui, intanto, si sentiva vittorioso. Aprì una birra e si mise davanti alla TV, come se nulla fosse. Pensava che Catia si sarebbe calmata.
Ma dopo mezz’ora, lei era in corridoio con la borsa piena.
“Cosè questa sceneggiata?” borbottò Taras.
“Non è una scenetta. È la fine. Non sarò più lombra nella mia vita, la serva in casa mia, lo sfondo per i capricci di tua madre e tua sorella. Vuoi essere






