Lui se ne è andato con un’altra. Dodici anni dopo, è tornato e ha detto solo poche parole…

**12 settembre 2023**

Se nè andato da unaltra. Dopo dodici anni, è tornato e ha pronunciato solo poche parole

Io e Sergio ci siamo sposati subito dopo luniversità. Allepoca, sembrava che nulla potesse dividerci: la giovinezza, i sogni, i progetti in comune e un amore che allora pareva eterno. Abbiamo avuto due figli, Matteo e Luca. Oggi sono uomini fatti, con le loro famiglie, i loro bambini, le loro responsabilità. Ma quando erano piccoli, vivevo solo per loro. Per quella famiglia che, dentro di me, sentivo già crollareeppure mi ostinavo a fingere di non vederlo.

Sergio iniziò a cambiare proprio in quegli anni. Prima, erano sguardi fugaci alle cassiere del supermercato o alle donne per strada. Poi, il telefono che portava in bagno e che spegneva la notte. Lo sapevo, ma tacevo. Mi dicevo che, per i ragazzi, dovevo resistere. Che ogni uomo può sbagliare. Che sarebbe passato.

Ma non passò.

Quando i figli crebbero e se ne andarono, la casa si svuotò. E fu allora che capii: tra me e Sergio, non restavano che ricordi. Non potevo più mentirmi che tutto era per la famiglia. E quando unaltra donna entrò nella sua vitapiù giovane, più bella, più liberalui semplicemente prese le sue cose e se ne andò. Senza urla, senza spiegazioni. Solo la porta che sbatteva. E poi, il silenzio.

Non lo fermai. Mi sedetti in cucina e fissai il tè che si raffreddava. La vita si divise in un “prima” e un “dopo”. Nel “prima”, cerano 28 anni di matrimonio, vacanze in Puglia, notti passate nella cameretta dei bambini quando avevano la febbre, lavori in cucina e litigi per il telecomando. Nel “dopo”, restava solo il vuoto.

Piano piano, mi abituai. Imparai a stare da sola. Vivevo in pace: senza rancori, senza discussioni, senza la paura di trovare messaggi di unaltra sul suo telefono. A volte mi mancava. A volte lo ricordavo mentre beveva il caffè e si lamentava perché avevo comprato “lo yogurt sbagliato”. Ma col tempo, iniziai a rimpiangere più la serenità perduta che il passato, dove non ero mai abbastanza.

Sergio sparì completamente dalla mia vita. Nessuna chiamata, nessun messaggio. Compariva solo nei discorsi con i figli. Loro andavano a trovarlo, ma con me ne parlavano poco. Eravamo come due binari paralleli nella stessa città, destinati a non incrociarsi mai. Dodici anni.

Poi, un giorno, è riapparso.

Era un pomeriggio come un altro. Stavo preparando la cena quando suonò il campanello. Aprii la porta… e stentai a riconoscere luomo davanti a me. Sergio sembrava un altro: spalle curve, occhi senza luce, unesitazione strana nei movimenti. Era invecchiato. I capelli quasi tutti grigi. Magro, fragile. E lì, in silenzio, come se non sapesse nemmeno lui perché fosse venuto.

Posso entrare? disse finalmente. La voce era la stessa. Ma cera una tristezza così profonda che mi tremavano le dita sulla maniglia.

Lo feci passare. Restammo in silenzio. Le parole non uscivano. Cera troppo da diree niente che valesse la pena. Gli preparai un tè. Lui lo girò tra le mani, poi sospirò:

Non ho più una casa. Quella donna… Non ha funzionato. Me ne sono andato. Adesso vivo dove capita. La salute non è più quella. Tutto è andato a rotoli…

Io ascoltai. E non sapevo cosa rispondere.

Perdonami sussurrò. Ho sbagliato. Tu sei sempre stata lunica. Lho capito troppo tardi. Forse… potremmo riprovare? Anche solo per vedere…

Mi doleva il cuore. Davanti a me cera luomo con cui avevo condiviso metà della mia vita. Il padre dei miei figli. Il primo, e in fondo, lunico uomo che avessi mai amato. Avevamo sognato una casetta in Toscana, discusso sul colore delle pareti del salotto, affrontato il mutuo e la laurea di Matteo.

Ma lui era rimasto in silenzio per dodici anni. Non mi aveva mai augurato buon compleanno. Non mi aveva mai chiesto come stavo. E ora tornava… perché non aveva più un posto dove andare. Perché era solo.

Non risposi subito. Dissi solo:

Devo pensarci.

Da allora, sono passati giorni. Lui non è tornato, non ha chiamato. E io… continuo a pensare. A soppesare pro e contro. A rivivere i ricordi. Ad ascoltare il cuore. È spezzato, ma batte ancora. E ora, tace.

Non so se perdonarlo. Non so se valga la pena ricominciare. Ma una cosa la so: lamore non sempre è la cura. A volte, è la cicatrice. E prima di riaprire una vecchia porta, bisogna essere certi che dentro non ci sia lo stesso dolore da cui hai cercato di scappare.

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Lui se ne è andato con un’altra. Dodici anni dopo, è tornato e ha detto solo poche parole…