Stavo per multare una donna che correva a 150 km/h, ma quello che è successo dopo mi ha lasciato senza parole

Oggi è stato un giorno che non dimenticherò facilmente. Ero in servizio di pattuglia con il mio collega, percorrendo la statale fuori Milano, un tratto noto per gli incidenti, soprattutto per quei piloti che approfittano dei rettilinei per accelerare. Latmosfera era tranquilla, quasi troppo.
Poi, allimprovviso, una macchina grigia ci ha superato come se non esistessimo. Il radar segnava 150 km/h. In pieno giorno, con la strada deserta. Avrei voluto credere che fosse solo di fretta, ma la legge non ammette giustificazioni.
Ho controllato la targa: niente di sospetto. Ho attivato le luci e la sirena, ordinandole di fermarsi con il megafono. Lauto ha rallentato, ma poi ha riaccelerato bruscamente.
“Dovete fermarvi immediatamente! State violando il codice della strada,” ho urlato con voce ferma.
Finalmente, dopo qualche centinaio di metri, si è accostata. Mi sono avvicinato. Al volante, una donna sulla trentina, il viso pallido, gli occhi pieni di terrore.
“Conosce il limite di velocità su questa strada?” ho chiesto.
“Sì lo so,” ha sussurrato, ansimando.
“I suoi documenti, per favore,” ho detto, chinandomi leggermente verso il finestrino.
E allora lho visto. Qualcosa di strano ai suoi piedi. Una pozza sul tappetino ma non era acqua.
“Le si sono rotte le acque?”
“Per favore aiutatemi sono sola non ho nessuno,” ha detto, affannata.
Non cera tempo da perdere. Ho chiamato la centrale, comunicando che avrei scortato una donna in travaglio allospedale. Labbiamo fatta salire sulla nostra auto e sono partito veloce ma con cautela. Le contrazioni si intensificavano, lei gemeva, quasi urlava.
Le ho stretto la mano, cercando di tranquillizzarla, anche se a malapena riuscivo a mantenere la calma.
Siamo arrivati allultimo momento. Il personale, avvisato, ci aspettava allingresso. Lhanno portata via di corsa.
Sono tornato dopo qualche ora, ancora scosso. Uninfermiera è uscita con un sorriso:
“Congratulazioni, è una bambina. Sono tutte e due in salute.”
Forse è in momenti come questi che capisco perché amo il mio lavoro. La legge è importante, ma lumanità lo è ancora di più.

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