Mia figlia è stata rinchiusa in un armadio durante il nostro matrimonio, e sono rimasto sconvolto quando ho scoperto chi è stato

**Diario di Luca**
Dopo il divorzio, avevo deciso di non sposarmi mai più. Volevo dedicare ogni attimo a mia figlia, la mia luce.
Poi arrivò Matteo. Era gentile, rispettoso ecosa più importantesi legò subito a mia figlia. Lei lo adorava, e nei suoi occhi vedevo quella rara sicurezza che solo chi si sente protetto può avere.
Quando mi chiese di sposarlo, esitai. Ma Ginevra mi abbracciò e sussurrò: «Mamma, di di sì». E io accettai.
Il giorno del matrimonio sembrava perfetto. Ginevra era la nostra damigella, con il cestino di fiori tra le mani. Ma quando iniziò la musica, proprio doveva scendere laltare lei non cera.
La cercammo ovunque. Pochi minuti dopo, la trovammorinchiusa in un cesso. Piangeva, stringendo ancora il cestino.
Quando uscì, mi guardò confusa e chiese a bassa voce: «Perché sono stata punita, mamma?». Poi indicò chi laveva chiusa lì dentro.
Il cuore mi si spezzò quando scoprii il colpevole e il motivo.
Indicò Elena mia suocera.
Affrontandola, lei rispose gelida: «Non è nemmeno mia nipote vera. Doveva essere Sofia, la mia nipotina, a portare i fiori».
Gli ospiti, sconvolti, trattennero il fiato.
Senza aggiungere altro, Elena fu accompagnata fuori, convinta di non aver fatto niente di male.
Mi chinai su Ginevra, gli occhi lucidi, e sussurrai: «Se vuoi, è ancora il tuo momento».
Lei annuì, determinata.
La musica riprese, e in un silenzio carico di rispetto, Ginevra scese laltare tra gli applausi commossi.
Piccola, ma fortissima, sparse i petali con grazia, dignità e un coraggio da leonessa.
Alla fine, mi raggiunse, raggiante, e disse con orgoglio: «Ce lho fatta».
**Lezione:** La famiglia non è sangue, ma chi ti stringe quando il mondo cerca di spezzarti. Ginevra me lha insegnato con un cestino di fiori e un sorriso.