Una hostess nota un ragazzino di 10 anni fare uno strano gesto con le dita: pochi minuti dopo, l’aereo è costretto a un atterraggio di emergenza

Oggi è successo qualcosa che non dimenticherò facilmente. Era un volo di routine da Milano a Barcellona, lalba appena sorta mentre controllavo che tutti i passeggeri avessero allacciato le cinture. Tutto procedeva normalmente, finché il mio sguardo non è caduto su un bambino di circa dieci anni seduto vicino al finestrino.
Era uno di quei bambini silenziosi, quasi invisibili. Accanto a lui, un uomo sulla quarantina, robusto, con una mano appoggiata al bracciolo, le dita che sfioravano la spalla del piccolo. Cera qualcosa di freddo nel suo sguardo, unespressione che mi ha fatto rabbrividire.
Stavo per passare oltre quando ho notato il bambino fare un gesto strano con le dita. Allinizio ho pensato a un gioco, ma poi lho riconosciuto: era un segnale di aiuto, uno di quelli che ci insegnano durante i corsi per riconoscere i bambini in pericolo. Il suo sguardo era pieno di paura, un muto grido di soccorso.
Quando luomo si è alzato per andare in bagno, il bambino ha ripetuto il gesto, questa volta con più disperazione. Mi sono avvicinata sorridendo, fingendo normalità, e gli ho offerto un bicchiere di succo di mela.
“È il tuo preferito, vero?”
Lui ha annuito tremando, gli occhi che scrutavano verso il corridoio, come se temesse il suo ritorno.
Luomo è rientrato, la fronte lucida di sudore nonostante laria condizionata. Mi ha lanciato unocchiata sospettosa, poi ha controllato il telefono. Il mio cuore batteva forte.
Ho passato un biglietto a un collega per il pilota: “Possibile rapimento. Fila 3A. Bambino segnala aiuto. Uomo sospetto. Richiesta atterraggio demergenza e polizia.”
Dieci minuti dopo, il capitano ha annunciato un atterraggio non programmato a Roma per un “problema tecnico.” Luomo si è agitato, ha chiesto di uscire di nuovo, ma alluscita lo aspettavano due agenti di sicurezza.
“Non capite! È mio figlio! Ho i documenti!” ha gridato.
I documenti erano falsi.
In aeroporto, il bambino è stato affidato alla polizia e ai servizi sociali. Quando gli hanno chiesto se conosceva quelluomo, ha scosso la testa e si è messo a piangere. Scoprimmo poi che era stato rapito settimane prima, e le autorità lo cercavano da tempo.
Mentre lo accompagnavano via, si è girato verso di me. Questa volta, invece del gesto di aiuto, mi ha sorriso e ha alzato la mano in un timido saluto.

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