Iris era affacciata alla finestra, osservando la fitta nevicata che avvolgeva Roma. La telefonata con il marito stava volgendo al termine – una delle tante, normali chiamate quotidiane in quindici anni di matrimonio.

Isabella stava accanto alla finestra, osservando la neve fitta che scendeva su Milano. La telefonata con il marito stava per concludersiuna delle tante, banali chiacchierate degli ultimi quindici anni di matrimonio. Enrico, come al solito, parlava del suo “viaggio di lavoro” a Firenze: tutto procedeva bene, gli incontri andavano secondo i piani, sarebbe tornato tra tre giorni.

“Va bene, amore, allora a più tardi,” disse Isabella, allontanando il telefono dall’orecchio per chiudere la chiamata. Ma allimprovviso qualcosa la fermò. Dallaltro capo, udì chiaramente una voce femminile, melodiosa e giovane:

“Enrico, vieni? Ho già riempito la vasca…”

La mano di Isabella rimase sospesa nellaria. Il cuore le si fermò un attimo, poi ricominciò a battere così forte da sembrare sul punto di esploderle dal petto. Premette il telefono contro lorecchio di nuovo, ma sentì solo il segnale di chiamata interrottaEnrico aveva già riagganciato.

Con le gambe che cedevano, si lasciò cadere sulla poltrona. Nella mente, i pensieri si accavallavano furiosamente: “Enrico la vasca che vasca cè in un viaggio di lavoro?” La memoria le riportò strani dettagli degli ultimi mesi: i viaggi frequenti, le telefonate tarde che lui prendeva sempre in terrazza, il nuovo profumo che aveva notato nella sua auto.

Con mani tremanti, aprì il portatile. Entrare nella sua email non fu difficileconosceva ancora la password, dai tempi in cui tra loro cera fiducia e onestà. Biglietti, prenotazioni una suite “per gli sposi” in un hotel a cinque stelle nel centro di Firenze. Per due.

Tra le email, trovò anche una conversazione. Chiara. Ventisei anni, personal trainer. “Amore, non ne posso più. Avevi promesso di lasciarla tre mesi fa. Quanto ancora devo aspettare?”

A Isabella venne male. Davanti ai suoi occhi passò il ricordo del loro primo appuntamentolui un semplice impiegato, lei una contabile alle prime armi. Avevano risparmiato per il matrimonio, affittando un piccolo appartamento. Avevano festeggiato i primi successi, sostenendosi nei momenti difficili. E ora lui era un dirigente di successo, lei la contabile capo della stessa azienda, e tra loro si era scavato un abissoquindici anni di matrimonio e ventisei anni di una certa Chiara.

Nella stanza dalbergo, Enrico camminava nervosamente avanti e indietro.

“Perché lhai fatto?” La sua voce tremava di rabbia.

Chiara era sdraiata sul letto, avvolta pigramente in un accappatoio di seta. I suoi lunghi capelli biondi si spargevano sul cuscino.

“E che cè di male?si stirò come un gatto sazio.Hai detto che volevi lasciarla.”

“Deciderò io quando e come farlo! Non capisci cosa hai combinato? Isabella non è stupida, avrà capito tutto!”

“E benissimo!Chiara si alzò di scatto.Sono stanca di essere lamante che nascondi negli hotel. Voglio uscire con te, conoscere i tuoi amici, essere tua moglie, alla fine!”

“Ti comporti come una bambina,” sibilò lui tra i denti.

“E tu come un vigliacco!gli si avvicinò.Guardami! Sono giovane, bella, posso darti figli. E lei cosha da offrirti? Solo i tuoi conti in banca?”

Enrico le afferrò le spalle: “Non parlare così di Isabella! Non sai niente di lei, né di noi!”

“So abbastanza.Chiara si divincolò.So che sei infelice con lei. Che si è chiusa nel lavoro e nelle faccende domestiche. Quandè lultima volta che avete fatto lamore? O siete andati in viaggio insieme?”

Enrico si voltò verso la finestra. Da qualche parte, nella Milano innevata, nella loro casa, tutto stava crollando. Quindici anni di vita insieme si sbriciolavano come un castello di carte, per colpa di una frase detta da una ragazza capricciosa.

Isabella sedeva al buio in cucina, stringendo una tazza di tè freddo. Sul telefono, decine di chiamate perse da Enrico. Non rispondeva. Che cosa poteva dirgli? “Caro, ho sentito la tua amante chiamarti nella vasca da bagno?”

La memoria le mostrava immagini della loro vita insieme. Lui che le porgeva lanello, inginocchiato in un ristorante. Loro che si trasferivano nel loro primo appartamentoun bilocale in periferia. Lui che la sosteneva quando aveva perso la madre. Loro che festeggiavano la sua promozione

Poi erano iniziati i ritmi frenetici del lavoro, i mutui, le ristrutturazioni

Quandera stata lultima volta che avevano parlato davvero? O guardato un film abbracciati sul divano? O fatto progetti per il futuro?

Il telefono vibrò di nuovo. Stavolta era un messaggio

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Iris era affacciata alla finestra, osservando la fitta nevicata che avvolgeva Roma. La telefonata con il marito stava volgendo al termine – una delle tante, normali chiamate quotidiane in quindici anni di matrimonio.