Festa di Compleanno Indimenticabile: La Cena Romantica di Coppia
Giulia tornava a casa con il marito dal ristorante dove avevano festeggiato il suo compleanno. Era stata una serata fantastica, piena di parenti e colleghi di lavoro. Molti di loro Giulia non li aveva mai visti prima, ma se Federico li aveva invitati, doveva essere importante.
Giulia non era il tipo che metteva in discussione le decisioni del marito. Preferiva evitare scandali e discussioni: era più facile dire di sì che cercare di avere ragione.
“Giulia, hai le chiavi di casa a portata di mano? Riesci a prenderle?”
Apri la borsa e iniziò a cercare, quando all’improvviso sentì un dolore acuto. Ritrasse la mano di scatto, facendo cadere la borsa a terra.
“Perché hai urlato?”
“Qualcosa mi ha punto!”
“Con tutto quello che hai in quella borsa, non mi stupisce.”
Giulia non replicò, raccolse la borsa e con cautela tirò fuori le chiavi. Una volta in casa, si dimenticò dellincidente. Le gambe le dolevano dalla stanchezza: voleva solo una doccia e tuffarsi nel letto. La mattina dopo, però, si svegliò con un dolore lancinante alla mano: il dito era rosso e gonfio. Allora si ricordò della sera prima e controllò la borsa. Trovò, in fondo, un ago grande e arrugginito.
“Che diavolo è questo?”
Non capiva come fosse finito lì dentro. Lo gettò nel cestino e prese il kit del pronto soccorso per medicarsi. Dopo aver fasciato il dito, andò al lavoro. Ma già allora di pranzo aveva la febbre.
Chiamò Federico:
“Fede, non so cosa fare! Ho uninfezione, credo. Febbre, mal di testa, tutto il corpo mi fa male. Sai cosa ho trovato nella borsa? Un ago arrugginito, è quello che mi ha punto ieri!”
“Meglio che vai dal dottore. Non vorrei che fosse tetano o qualcosa di grave.”
“Non esagerare, ho disinfettato, passerà.”
E invece peggiorava. A malapena riuscì a finire la giornata prima di chiamare un taxi per tornare a casa. Non ce la faceva a prendere i mezzi. Appena entrata, crollò sul divano e si addormentò.
Sognò la nonna Lucia, morta quando lei era piccola. Non sapeva come, ma riconosceva che era lei. Anche se il suo aspetto avrebbe spaventato molti, Giulia sentiva che la nonna era lì per aiutarla.
La nonna la guidò attraverso un campo, mostrandole le erbe da raccogliere per fare uninfusione purificante. Le spiegò che qualcuno le voleva male e che, per sopravvivere, doveva agire in fretta.
Giulia si svegliò sudata. Pensava di aver dormito per ore, ma erano passati solo pochi minuti. Sentì la porta aprirsi: Federico era tornato. Lo raggiunse in corridoio, e lui la fissò sbalordito:
“Che ti succede? Guardati allo specchio!”
Giulia si avvicinò e non si riconobbe più: capelli arruffati, occhi cerchiati, volto pallido.
“Ma che sta succedendo?”
Allora ricordò il sogno e glielo raccontò.
“Ho sognato la nonna. Mi ha detto cosa fare…”
“Giulia, vestiti, andiamo in ospedale.”
“No, la nonna ha detto che i medici non possono aiutarmi.”
Scattò una lite furiosa. Federico la chiamò pazza, pensando che delirasse per la febbre. Per la prima volta, litigarono seriamente. Lui cercò persino di trascinarla fuori.
“Se non vieni per bene, ti porto io!”
Ma Giulia si divincolò, perdendo lequilibrio e cadendo. Federico, ancora più arrabbiato, afferrò la borsa, sbatté la porta e uscì. Lei riuscì solo a mandare un messaggio al capo: “Ho preso un virus, resto a casa qualche giorno.”
Federico tornò quasi a mezzanotte, chiedendole scusa. Ma lei disse:
“Portami nel paese dove viveva la nonna.”
Il mattino dopo, Giulia sembrava un fantasma. Federico la supplicava:
“Non essere testarda, andiamo in ospedale! Non voglio perderti.”
Ma andarono lo stesso. Giulia dormì tutto il viaggio e, una volta arrivati, indicò un campo. Uscì dallauto e cadde sullerba, esausta, ma sapeva di essere nel posto giusto. Trovò le erbe del sogno e tornarono a casa. Federico preparò linfusione e lei, bevendola, iniziò a sentirsi meglio.
Quando andò in bagno, vide che la sua urina era nera. Non si spaventò: “Il male sta uscendo…”
Quella notte sognò di nuovo la nonna, che ora sorrideva.
“Ti hanno mandato una maledizione con quellago. Linfusione ti darà forza, ma non durerà. Devi scoprire chi è stato. È legato a Federico. Se non avessi buttato lago, avrei potuto dirti di più. Ma…”
E le spiegò il piano: comprare un pacchetto di aghi, recitare un incantesimo su quello più grande e metterlo nella borsa di Federico. Chi laveva maledetta si sarebbe punta e così avrebbero saputo il nome.
Giulia si svegliò ancora debole, ma determinata.
Federico rimase a casa quel giorno per assisterla, ma lei insistette per uscire da sola:
“Preparami una minestra, ho una fame terribile!”
Fece come le aveva detto la nonna. Quella sera, lago incantato era nella borsa di Federico. Prima di dormire, lui le chiese:
“Sei sicura di stare meglio?”
“Sì, sto bene.”
Ma Giulia sentiva ancora il male dentro di sé. Aspettò che Federico tornasse dal lavoro e gli chiese:
“Comè andata oggi?”
“Tutto bene, perché?”
Poi aggiunse:
“Credi che oggi Sandra, la collega, ha voluto aiutarmi prendendo le chiavi dalla mia borsa. Si è punta con un ago! Come cè finito? Mi ha guardato come se volesse uccidermi.”
Giulia capì tutto.
“Lei cera alla tua festa?”
“Sì, ma è solo una collega.”
Era il tassello mancante. Ora sapeva come lago arrugginito fosse finito nella sua borsa.
Quella notte, la nonna le spiegò come restituire a Sandra il male che aveva voluto fare. Sandra voleva prendere il suo posto e non si sarebbe fermata davanti a nulla.
Giulia seguì le istruzioni. Poco dopo, Federico le disse che Sandra era in malattia, in condizioni gravi, e i medici non capivano il motivo.
Nel weekend, Giulia volle andare al cimitero del paese della nonna. Trovò la tomba di nonna Lucia e la pulì, deponendo dei fiori. Seduta su una panchina, sussurrò:
“Scusa se non sono venuta prima. Se non fossi stata per te, non sarei più qui.”
In quel momento, sentì come una mano leggera sulle spalle. Si voltò, ma non cera nessuno. Solo una brezza gentile.