Non riesco proprio a capirti, figlia mia, sei pur sempre una donnache colpa ha quella povera bambina? Se è figlia di unaltra, e allora? Sarai tu a crescerla, un giorno ti chiamerà mamma. Le cose sono andate così, ma devi essere più saggia. Se ami tuo marito, ama anche sua figlia.
Allimprovviso, a Giovanni arrivò una chiamata dai servizi sociali: doveva prendere con sé sua figlia, una figlia che non sapeva nemmeno di avere
Raffaella, siediti, devo dirti una cosa importantesospirò Giovanni.
Oggi mi hanno chiamato dallufficio tutela minori. Mia figlia è in un istituto. Raffaella sbottò in una risata nervosa e chiese:
Tua figlia? Da chi? Stai scherzando?non riusciva a crederci.
Giovanni abbassò lo sguardo.
No, Raffa, non scherzo. Circa sei anni fa, quando noi due ci stavamo appena conoscendo, io uscivo con Simona. Quando tra noi le cose si fecero serie, la lasciai.
Un anno dopo, Simona mi trovò e mi disse che aveva avuto una bambina, Sofia.
Non le credetti, ma quando la vidi, non servivano analisi: era chiaramente mia. Non so cosa sia successo a Simona, mi hanno solo chiamato chiedendomi se volevo prendermi cura di Sofia o no.
La prima reazione di Raffaella fu di urlare:
No, non voglio la figlia di unaltra!Ma gli occhi di suo marito la spinsero a dire altro:
Va bene, andiamo a conoscerla insiemedisse con cautela.
Giovanni si illuminò e, dopo un attimo di riflessione, decisero di partire il giorno dopo. Raffaella osservò la bambina senza trovarle somiglianze con Giovanni. Sofia, a soli cinque anni, era esile e piccola.
Stringeva un orsacchiotto sbiadito e, quando le facevano domande, nascondeva il viso tra i suoi peli. A dirla tutta, Raffaella non la trovò simpatica, anche se le faceva pena. Se fosse stata una completa estranea, forse il suo cuore si sarebbe intenerito, ma la gelosia per quellaltra donna si era ora riversata sulla bambina.
Scoprirono che Sofia era stata portata via a Simona, che conduceva una vita sregolata: bottiglie, feste fino allalba, senza mai pensare alla figlia. Ma aveva detto chi fosse il padre, e ormai non cera più nulla da fare.
Raffaella vedeva la determinazione di Giovanni nel voler portare Sofia a casa. Cercò di dissuaderlo a lungo, ma lui a un certo punto esplose:
Se non puoi avere figli tu, almeno sta zitta! Io non manderò mia figlia in un istituto. Se non ti piace, vatteneme la cavo da solo.
Quelle parole fecero male a Raffaella, ma in fondo lui aveva ragione. Giovanni voleva dei figli, e lei non poteva darglieli.
Da giovane aveva avuto problemi di salute, e i medici le avevano detto che non avrebbe mai potuto avere bambini. E poi, amava Giovanni, non voleva lasciarlo.
Lui era un uomo laborioso, ogni euro lo portava a casa, quasi non bevevaquante donne avrebbero fatto carte false per un marito così? E lei dubitava di trovare di meglio.
Quando Giovanni portò Sofia a casa, avvertì subito la moglie:
Se la vedo soffrire per colpa tua, non me la prendo con te.
Raffaella si sforzò di occuparsi della bambina. La portò al bagno pubblico, la lavò con curaanche se, a vederla così magrolina, le venivano le lacrimele mise un vestitino, le intrecciò i capelli, e per un attimo si sentì sollevata.
Sofia era tranquilla, quasi invisibile. Se non la toccavi, non reagiva. Stava in un angolo, sussurrando al suo orsacchiotto.
È stranasi lamentava Raffaella con le vicinenon mi cerca mai, e nemmeno Giovanni. Risponde solo sì o no. A volte la guardo e mi chiedo se abbia qualcosa che non va. Sembra così docile, ma chissà
Le vicine annuivano con compassione. Anche Giovanni era cambiato. Prima la riempiva di baci e abbracci appena varcata la porta, ora era tutta per sua figlia. Sofia allinizio scappava, poi si abituò e gli si appiccicò come unombra.
Raffaella ovviamente era gelosa, e Giovanni iniziò a brontolare. Una volta, mentre Sofia giocava in cortile, le disse:
La tratti come un pupazzo. Non le sorridi mai. Ma lei ha bisogno di una madre, non di una sconosciuta.
A quel punto, Raffaella esplose:
Ma che madre! Non è figlia mia e non lo sarà mai! E non ho intenzione di farmi in quattro per lei. Me ne vado, torno da mia madrevivete pure voi due come vi pare!
E se ne andò. Si aspettava che Giovanni la rincorresse, supplicandola di tornare. Invece niente. Passò una settimana, poi unaltra, e lui non si fece vivo. Raffaella piangeva, e sua madre prima la consolò, ma non poteva permettere che la famiglia di sua figlia si sgretolasse.
Non riesco a capirti, figlia mia. Sei una donnache colpa ha quella povera bambina? Se è figlia di unaltra, pazienza. Sarai tu a crescerla, un giorno ti chiamerà mamma. Le cose sono andate così, ma devi essere più saggia. Se ami tuo marito, ama anche sua figlia.
Raffaella tornò a casa. Giovanni stava aggiustando qualcosa in garage, e Sofia giocava felice con il suo orsacchiotto. Giovanni la vide e la fissò torvo. Raffaella esitò, ma poi Sofia si alzò, prese la mano del padre e lo condusse da lei.
Fate la pacedisse Sofia, unendo le loro mani.
Perdonamisinghiozzò Raffaella.
Giovanni la strinse a sé con un braccio, e con laltro attirò Sofia. Per un lungo momento rimasero così, abbracciati, finché Sofia non si stufò e disse:
Io e Micio abbiamo fame!
Giovanni e Raffaella si scambiarono unocchiata, poi entrarono in casa insieme. Finalmente, erano una famiglia.