Mio figlio mi ha abbandonato in una casa di riposo… e ora mi chiede soldi per il suo matrimonio!

**25 luglio 2023**

Mio figlio mi ha lasciato in una casa di riposo e ora mi chiede soldi per il suo matrimonio.

Non avrei mai immaginato che la mia vecchiaia avrebbe avuto lodore di disinfettante e minestra tiepida.
Mi vedevo a settantanni con le labbra rosse, a ballare il tango la domenica in piazza del Popolo, a flirtare con i pensionati del circolo e a bere caffè con cornetti mentre discutevo di politica o di calcio.
Invece no.
La realtà mi ha messa in una casa di riposo chiamata Orizzonti Sereni, che suona poetico ma ha più porte chiuse di un carcere.

Mio figlio mi ci ha portato di martedì, subito dopo pranzo.
Mamma, qui starai meglio mi ha detto con quella vocina da agnellino pentito che usa quando sta per fare qualcosa di terribile. Avrai compagnia, assistenza medica, attività ricreative
Ah, perfetto ho risposto. Allora lasciami anche la tua carta di credito, visto che ci siamo, e mi prenoto una crociera ricreativa.
Non ha replicato. Mi ha dato un bacio frettoloso, il tipo di bacio che dai quando vuoi scappare prima che ti facciano sentire in colpa, e se nè andato.
Io sono rimasta a fissare il soffitto bianco, con quel tanfo di candeggina che ti entra nelle ossa, pensando che se quello era il meglio per me, preferivo il peggio.

I primi giorni sono stati un disastro. Non riuscivo a dormire: una delle mie compagne di stanza, Pina, russa come se avesse un trattore in gola; laltra, Graziella, nasconde le ciabatte di tutti per vedere se qualcuno le cerca, come fosse un esperimento sociale.
Ma mi sono adattata. Sottovalutano gli anziani, e non sanno quanto siamo elastici quando non cè alternativa.
Faccio ginnastica dolce (anche se sembro un origami malriuscito), gioco a tombola tre volte a settimana e, tra una partita e laltra, ho fatto amicizia con un signore molto simpatico, il signor Bruno, che mi chiede in matrimonio ogni giorno.
Signora, noi due faremmo una bella coppia mi dice con un fiore di plastica in mano.
Certo, Bruno, ma prima ricordati come mi chiamo gli rispondo ogni volta.
Lui ride. Io anche. In fondo, mi diverto più di quanto credessi.

Poi, una domenica, mio figlio è apparso allimprovviso. Aveva quel sorriso sospetto che conosco da quando aveva cinque anni: il sorriso da mamma, ho bisogno di qualcosa.
Maaaammmaaa! ha detto, tirando le parole come quando voleva un giocattolo.
Dimmi, coshai combinato? ho chiesto, incrociando le braccia.
Niente, mamma. È che mi sposo.

Lho fissato con un sopracciglio alzato.
Davvero? Che sorpresa! Non sapevo ci fosse qualcuno così coraggioso.
Ha riso, a disagio. Io no.
Be, mamma, visto che i matrimoni costano pensavo se potessi darmi una mano.
Una mano? Mi hai cacciato di casa e mi hai infilato qui perché dicevi che non cera spazio! E ora vuoi che ti paghi il ricevimento?
Mi ha guardato con la faccia da cagnolino abbandonato. Io lho guardato con quella di una madre che ha già visto troppi cagnolini e sa che prima o poi mordono sempre la scarpa sbagliata.

Fammi capire ho continuato. Mi lasci qui, circondata da anziani che litigano per il telecomando, e ora vuoi i miei soldi per mangiare sushi al tuo matrimonio.
Non è sushi, mamma, è un ristorante elegante.
Elegante un corno. Perché non vi sposate qui? Ti presto le mie amiche della tombola come damigelle e mettiamo il signor Bruno a fare il prete. Sa persino dire sì, lo voglio!

È diventato rosso come un pomodoro maturo.
Mamma, lo dico sul serio.
Anchio ho risposto. E se volete fare festa, organizzate una cena a sacco: ogni invitato porta il suo piatto e tutti contenti.

Si è preso la testa tra le mani.
Non ci credo che non vuoi aiutarmi.
Oh no, caro ho ribattuto. Ho già aiutato abbastanza: ti ho dato la vita, ti ho cambiato i pannolini, ti ho consolato quando piangevi per la tua prima fidanzata, e ho pure firmato il mutuo per la tua macchina. Il mio contratto da madre finanziatrice è scaduto.

È rimasto zitto. Linfermiera, che passava proprio in quel momento, mi ha fatto locchiolino. Credo che tutte le madri della casa di riposo mi avrebbero applaudito.

Alla fine, non gli ho dato soldi. Ma qualcosa di meglio: un consiglio, quelli che valgono più di un assegno.
Ascoltami bene, figlio. Per sposarsi servono tre cose: amore, pazienza e voglia di condividere la vita. Il resto la sala, la torta, i fiori si compra a rate. E quelle rate non le pago io.

Ha sospirato, mi ha baciato in fronte e se nè andato a testa bassa.
Io sono rimasta a guardare dalla finestra della sala da pranzo, sorridendo. Perché ho capito che ho ancora qualcosa da dargli: non soldi, ma saggezza.

Quella sera, il signor Bruno mi ha chiesto di nuovo di sposarlo.
Che ne dice, signora? Ci sposiamo e facciamo la festa qui in sala?
Solo se prometti di non russare la prima notte ho risposto.

Abbiamo riso insieme.

E mentre la casa di riposo si spegneva, con il suo odore di minestra e nostalgia, ho pensato che forse qui non sto così male. Sono ancora utile, ancora insegno, ancora respiro.
E quando arriverà il giorno del matrimonio di mio figlio se mi inviterà, ovvio ho intenzione di andarci vestita di rosso, con il bastone più luccicante del posto, e brindare con le mie amiche della tombola.
Perché, anche se mi ha lasciata in questo posto, ho ancora qualcosa che lui non ha: esperienza e senso dellumorismo.

**Lezione del giorno:** I soldi vanno e vengono, ma una risata al momento giusto vale più di mille euro.

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