Luca annunciò ai genitori che voleva presentar loro la sua ragazza, e loro si riempirono di gioia. Quando Luca raccontò alla madre e al padre di voler far conoscere loro la sua fidanzata, furono commossi. I genitori di Luca erano persone che sapevano che prima o poi il figlio sarebbe volato via dal nido per costruirsi una famiglia. Del resto, non era più un ragazzino: presto avrebbe compiuto 25 anni. Unetà in cui si iniziano relazioni serie.
Luca viveva ancora con i suoi, ma non perché fosse un mammone o non avesse i soldi per laffitto. Stava risparmiando per comprare casa, evitando un mutuo troppo pesante. I genitori lo sostenevano. Vivevano in un appartamento spazioso, cera posto per tutti, e nessuno si intrometteva nella vita dellaltro. Non gli chiedevano mai spiegazioni se tornava tardi.
In più, Luca non era uno sfaticato. Non si aspettava che sua madre gli cucinasse o gli lavasse i vestiti. Vivevano in armonia, e i soldi messi da parte crescevano. E ora, finalmente, la ragazza. La prima che avrebbe presentato ufficialmente.
“Cosa preparo per pranzo?” chiese la mamma. “Cosa piace alla tua Beatrice?”
“Mamma, niente di speciale. Tiene alla linea,” sorrise Luca. “Non mangia mai fritto o grassi, e non beve alcolici.”
“Beh, ammirevole,” commentò la madre. “Allora farò qualcosa di leggero.”
Beatrice piacque ai genitori. Intelligente, colta, di buone maniere. Però mangiava a malapena, e la mamma di Luca rimase un po contrariata quando rifiutò anche il dolce leggero che lei aveva preparato. Disse che lo zucchero era veleno e che tutti dovrebbero rifletterci.
Notò anche, senza cattiveria, che sarebbe stato meglio cambiare il rivestimento del divano.
“La casa è bellissima, ma sembra che il gatto abbia graffiato il tessuto. Non è costoso, posso darvi il contatto del mio tappezziere.”
Naturalmente, non cera nulla di male. Ma fino a quel momento, la mamma di Luca non aveva mai pensato che fosse un problema. Il divano non era rovinato, solo un po segnato. Quando il loro gatto Pasticcino era cucciolo, aveva affilato le unghie lì un paio di volte, ma poi aveva imparato. Se non ci si soffermava, quei segni erano quasi invisibili.
Ma dopo la partenza di Beatrice, la mamma non smise di fissare il divano. E quelle piccole incisioni ora sembravano enormi.
Per il resto, Beatrice era gentile ed educata. Ringraziava per lospitalità, e i genitori di Luca decisero che non cera nulla di grave in quello che aveva detto. Lo faceva a fin di bene. E poi, le scelte alimentari sono personali.
Passarono un paio di mesi, e Luca annunciò di voler andare a vivere con Beatrice.
“Mamma, papà, voglio trasferirmi da lei. La amo e vogliamo far crescere la nostra relazione.”
I genitori si scambiarono unocchiata. Sembrava tutto molto affrettato, ma era una decisione che spettava solo a loro.
“Ho capito che non sarebbe giusto portare Beatrice qui. Perciò ho deciso di chiedere un mutuo. Ho già metà della somma, le rate saranno sostenibili.”
“Se è quello che vuoi,” sospirò la mamma.
“Sì, ma la casa che ho trovato ha bisogno di piccoli lavori. Possiamo stare qui con Beatrice finché non saranno finiti? Un mese al massimo.”
“Certo, figliolo,” annuì la madre.
Beatrice si trasferì, e i suoceri la accolsero con calore, dicendole di sentirsi a casa.
Ma era solo un modo di dire, e Beatrice lo prese alla lettera. E qui iniziarono i guai.
Dopo qualche giorno, la mamma di Luca non trovò più lolio doliva in cucina.
“Beatrice, hai visto dove lhai messo?”
“Lho buttato,” rispose lei con un sorriso.
“Perché?”
“Pensavo fosse meglio mangiare più sano. E poi, a dirla tutta, il fumo della frittura mi dà fastidio.”
La mamma trattenne un su