Beatrice entrò di nuovo nella suite presidenziale con il cuore stretto. Tutto le sembrava familiare, eppure pericolosamente carico di ricordi. Non appena chiuse la porta alle sue spalle, sentì il respiro farsi più affannoso. Tutto quello che voleva era fare il suo lavoro in fretta, in silenzio, e andarsene senza attirare attenzione.
Ma anche se si ripeteva che era solo un altro giorno di lavoro, percepiva una tensione insolita. In ogni angolo della stanza, in ogni oggetto luccicante, rivedeva lo sguardo di Alessandro Vitelli calmo, ma penetrante, come se potesse leggere ogni suo pensiero.
Mentre sistemava i cuscini sul letto, la porta si aprì di colpo. I passi sicuri dell’uomo riempirono la stanza. Beatrice si bloccò, le mani tese sul tessuto di seta.
“Non scappi, stavolta,” disse lui con voce grave, ma sorprendentemente dolce.
Lei si voltò lentamente. Alessandro era lì, impeccabile come sempre, ma nei suoi occhi cera qualcosa di nuovo: una curiosità calda, mista a una lieve ironia.
“Pensavo di disturbarla,” balbettò lei.
“Se mi avessi disturbato, te ne saresti già accorta. Eppure, non ho chiamato né la sicurezza né il direttore dellhotel. Sai perché?”
Beatrice scosse la testa, senza sapere cosa rispondere.
“Perché voglio sapere chi sei,” continuò lui. “Una donna che si addormenta nel letto di un estraneo o è incosciente, o ha unanima così pulita che la stanchezza è il suo unico peccato. E tu, Beatrice, sembri appartenere alla seconda categoria.”
Sentì un brivido lungo la schiena quando pronunciò il suo nome. Come faceva a saperlo? Poi ricordò il cartellino con il suo nome sulluniforme.
“Io non sono niente di speciale,” sussurrò. “Solo una cameriera.”
Alessandro sorrise per la prima volta. Un sorriso breve, ma sufficiente a turbarle il cuore.
“‘Solo’ una cameriera? No. Una donna che lavora fino a crollare, ma che, anche addormentata, sembra un dipinto antico dimenticato in un museo segreto. Credi davvero che questo sia ‘niente’?”
Beatrice sentì le guance ardere. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma le parole le morirono in gola. Abbassò lo sguardo, cercando di riprendere il controllo.
“Devo finire le pulizie,” riuscì a dire alla fine.
“Finiscile,” rispose lui semplicemente, ma rimase lì, osservando ogni suo movimento.
Le ore passarono lente, tese. Lui le faceva domande semplici: da dove veniva, perché aveva scelto di lavorare in città, se le piaceva lhotel. Lei rispondeva timidamente, ma ogni parola svelava un pezzo della sua storia. Veniva da un paesino dove i genitori lottavano contro la povertà. Aveva lavorato fin da piccola, e ora mandava gran parte del suo stipendio a casa.
Alessandro lascoltava con unattenzione inaspettata. Per la prima volta, qualcuno lo interessava non come uomo daffari, ma come un uomo qualunque, affascinato dalla sincerità di una donna.
Nei giorni seguenti, i loro incontri si ripeterono. Ogni visita di Beatrice nella suite presidenziale diventava una scena di un romanzo segreto. Lui appariva quasi sempre, come se lavesse aspettata. La aiutava a sistemare un vaso, a raddrizzare un quadro, a volte si limitava a guardarla, lasciando che il silenzio parlasse per lui.
Le colleghe avevano cominciato a spettegolare. “Perché Beatrice va sempre lassù?” chiedevano. Lei però non sapeva spiegare la verità. Non sapeva nemmeno se per lui fosse solo un gioco o qualcosa di più.
Una sera di pioggia, mentre la luce dei lampioni si rifletteva sulle enormi finestre della suite, Alessandro la fermò con un gesto inaspettato.
“Beatrice, resta un po. Non come dipendente. Come donna.”
Lei si bloccò, il cuore che batteva allimpazzata.
“Io non non posso. Lei è troppo in alto per me.”
“Alto e basso sono solo illusioni,” disse lui avvicinandosi. “Quello che conta è ciò che sentiamo.”
La sua mano le sfiorò il polso. Un gesto semplice, ma che la disarmò completamente. Nei suoi occhi non cera larroganza di un miliardario, ma il desiderio di un uomo qualunque.
“Non voglio spaventarti,” continuò. “Se te ne vai ora, non ti fermerò. Ma se resti, saprai che sei qui perché io ti ho scelto e perché anche tu hai scelto me, senza nemmeno rendertene conto.”
Beatrice sentì il suo mondo crollare e rinascere nello stesso istante. Una vita intera era trascorsa a fuggire da sogni troppo grandi, per paura che si spezzassero. Eppure, in quel momento, sotto lo sguardo di Alessandro, capì che alcuni sogni vanno vissuti, anche se sono pericolosi.
Si avvicinò lentamente, senza parole. Lui la strinse con una delicatezza che contrastava con la sua apparente forza. Per la prima volta, Beatrice non si sentì più la cameriera stanca, ma la donna desiderata.
Le notti che seguirono furono come un sogno. Alessandro le mostrò un mondo nascosto: ristoranti privati, passeggiate in macchina per strade deserte, lunghe conversazioni in cui si confessavano paure. Per lui, Beatrice era diventata un rifugio, una verità che il denaro non poteva comprare.
Ma la realtà li raggiunse presto. La direzione dellhotel venne a sapere delle sue visite ripetute e dellattenzione che il miliardario le riservava. Le voci erano ormai troppe. Una mattina, il manager la chiamò:
“Beatrice, devi cercare un altro lavoro. Qui non puoi più restare.”
Per lei, quelle parole furono come un fulmine. Se ne andò con una valigia leggera e il cuore pesante, convinta che la loro storia finisse lì.
Ma quella sera, mentre usciva dallhotel, una limousine nera laspettava allingresso. Il finestrino si abbassò, e lo sguardo di Alessandro la accolse.
“Credevi di liberarti di me così facilmente?” chiese, sorridendo.
“Io non voglio crearle problemi,” sussurrò lei.
“Beatrice, tu non sei un problema. Tu sei la soluzione.”
Aprì lo sportello e le tese la mano. Lei esitò solo un attimo, poi la prese.
E così cominciò la loro vera vita insieme. Non fu priva di ostacoli: differenze di status, pressioni pubbliche, invidie. Ma ogni notte, quando restavano soli, Alessandro la guardava con la stessa intensità del primo giorno.
Per Beatrice, il mondo non era più un hotel freddo dove lavorava fino allo sfinimento. Il mondo era diventato un posto dove lamore poteva unire due anime provenienti da universi opposti.
E ogni volta che ripensava a quella notte in cui si era addormentata nel letto di uno sconosciuto, sorrideva. Perché sapeva che quellincidente era stato linizio del suo destino.