Amore di Bambina: Storie di Cuore nell’Infanzia

**14 Maggio**

“Mamma, domani mettimi la maglietta blu allasilo.”

“La blu? Perché proprio quella?”

“Perché Caterina Ivanova ha detto che mi sta bene, che mi fa risaltare gli occhi!”

“Ah, se lha detto Caterina, allora certo che la metterai domani.”

Alessio, soddisfatto, andò a giocare con suo fratello maggiore, Matteo, che già va a scuola.

La sera, la mamma raccontò tutto al papà: la maglietta blu, gli occhi di Alessio, le parole di Caterina.

Il papà rise e gli accarezzò i capelli.

“Allora, piccolo, Caterina ti piace?”

“Sì, mi sposerò con lei!”

“Davvero? Prima devi studiare, prendere un diploma, e poi pensare al matrimonio.”

“Uffa, ci vuole troppo tempo”

Alessio rimase pensieroso.

“Papà, posso sposarmi con Caterina domani?”

“Domani? E dove vivrete, piccolino?”

“A casa, ovvio!” rispose il bambino, sorpreso.

“A casa di chi?” insisté il papà. “Di Caterina?”

“No, papà!” Alessio lo fissò con occhi sgranati. “Lei a casa sua, io a casa mia!”

“No, figliolo, non funziona così. Se ti sposi, devi portare Caterina a vivere con te, lavorare per mantenerla mentre lei va allasilo, poi a scuola, alluniversità”

“E io?” chiese Alessio, con gli occhi pieni di lacrime.

“Tu dovrai lavorare, per prenderti cura della famiglia.”

“Che succede, perché piangi?” La mamma si accovacciò davanti a lui.

“Mamma, voglio sposare Caterina, ma non voglio lavorare adesso! Voglio andare allasilo, poi studiare, e il papà ha detto che sniff”

“Non piangere, quando sarai grande ti sposerai con la tua Caterina.”

“Ma se aspetto, qualcun altro se la prenderà!”

“Chi?”

“Non lo sooo magari Luca o Davide!”

“Allora non ti serve questa Caterina, se può scegliere un altro.”

La mattina dopo, Alessio si avvicinò con decisione alla bambina col vestito rosso di velluto, un fiocco gigante tra i lunghi capelli biondi. Le prese la mano e disse con serietà:

“Ti sposerò, Ivanova!”

Caterina lo fissò un attimo, poi distolse lo sguardo.

“No.”

Alessio le si parò davanti, batté il piedino e ripeté:

“Ho detto che ti sposo! Non adesso, va bene? Più tardi, promesso?” La prese di nuovo per la mano, cercando il suo sguardo.

“Perché non adesso?” chiese lei, incuriosita. “Luca e Sofia si sono sposati ieri!”

“Loro hanno fatto finta, noi sarà per davvero!”

“Daccordo!” annuì Caterina, e mano nella mano, corsero a giocare.

A scuola, Alessio pretese dalla maestra di sedersi accanto a Caterina.

La maestra non cedette e mise Caterina con un altro alunno. Lui, ostinato, andò comunque a sedersi vicino a lei.

“Mi sposerò con lIvanova quando sarò grande.”

“Hahaha!” risero i compagni. “Tili-tili-telo, sposo e sposa!”

“Bambini, silenzio!” li rimproverò la maestra. “Come ti chiami?”

“Alessio.”

“Alessio, sei troppo piccolo per certe cose. Torna al tuo posto, va bene?”

“No! Caterina, diglielo tu che ci sposeremo!”

Lei rimase seduta, sorridendo timidamente.

“Allora, signorina, che rispondi?” chiese la maestra.

“Sposeremo per davvero, quando saremo grandi, mica come Luca e Sofia che facevano finta allasilo!”

“Capisco,” disse la maestra, osservandoli pensierosa. “Va bene, restate insieme.”

Caterina era la regina del suo cuore. Le portava lo zaino, la difendeva dai cani, dai bulli, perfino dalle maestre. Una volta cadde e si sbucciò il ginocchio, lui la trascinò fino allinfermeria.

Al liceo, le confessò il suo amore. Davvero.

E Caterina? Sorrise con quel suo sorriso e se ne andò, a testa alta.

“Ti sposerò lo stesso, Ivanova!” le gridò dietro. “Hai sentito?”

Poi arrivò Marco, il pugile, che andava in giro con la sua Fiat Tipo e studiava meccanica. Quanti lividi si prese Alessio, ma non si arrese.

Una sera, vide tre ragazzi appoggiati al muro. Capì subito: sarebbe finita male.

“Ehi, ragazzino,” disse uno staccandosi pigramente dal muro, “vieni qui.”

“Se hai qualcosa da dire, vieni tu.”

“Che faccia tosta.”

“Non sono un ragazzino, ho un nome.”

“Senti, smettila di cercare Caterina. È la ragazza del nostro amico.”

“Dovè questo amico? Ha paura di dirmelo di persona? Digli che se non lascia stare la mia ragazza” Alessio sottolineò le parole”ne pagherà le conseguenze.”

Si girò e si allontanò, sentendo lodio alle spalle, sapendo che potevano attaccarlo da un momento allaltro.

Una volta lo presero alle spalle. Era impari, ma poi sentì un urlo.

Era Caterina, che correva con una stecca di legno chiodata, urlando come una pazza, picchiando a destra e a sinistra. Intanto arrivarono Matteo e il suo amico, chiamati da Sofia, lamica di Caterina.

Quella sera, fu il primo bacio.

Tornati a casa, si lavarono alla fontanella, Sofia portò il disinfettante e lo spalmarono ridendo. Alessio faceva male, ma rise più forte di tutti.

Mentre accompagnavano Caterina, lei si fermò davanti al portone.

“Ti fa male?”

“No,” scosse la testa. “Tutto a posto.”

Si alzò in punta di piedi e lo baciò. I ragazzi fingevano di non vedere.

“Scusami, Ale”

“Per cosa? Sei stata fantastica, come Bruce Lee con quel legno! Io ti sposo, ma se continui così ho paura di te, Ivanova!”

“Ma vai!” rise lei.

Poi arrivò la leva militare.

Caterina non fece scenate, non si appese a lui. Stettero semplicemente vicini.

“Ricorda, tornerò e ti sposerò, capito?”

“Sì,” disse lei, per la prima volta da quando si conoscevano. “Alessio” arrossì. “Ho una domanda.”

“Dimmi!”

“Mi ami?” sussurrò, nascondendo il viso tra le mani.

“Caterina, sei scemotta? Non lhai capito ancora? Voglio sposarti da una vita, e mi fai questa domanda? Certo che ti amo, stupida.”

E poi lettere, avanti e indietro, piene di “ti amo”.

Finché non arrivarono più.

Genitori e Caterina aspettavano invano. In TV passavano immagini di ragazzi sporchi, ma vivi, che combattevano.

Poi arrivarono tre lettere: ai genitori, a Caterina, a Matteo.

A tutti scrisse storie divertenti, di pinguini al Polo Nord, facendoli ridere e piangere.

Quella sera, Caterina lesse la lettera ai suoi. Ridevano tutti.

“Alessio è in America?” chiese il fratellino.

“Ma che America!” rise la mamma. “È nellesercito!”

Ma Matteo sapeva. Da piccoli avevano un codice, e in quelle righe innocue, Alessio gli aveva rivelato la verità.

Una parola. Una sola parola che tante madri temevano.

Matteo piangeva,

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