Brangusis, mi porteresti a casa? – Dopo una lunga giornata di lavoro, Ginevra sperava di evitare quaranta minuti di viaggio in autobus.

“Brangusis, puoi portarmi a casa?” Dopo una lunga giornata di lavoro, Ginevra sperava di evitare i quaranta minuti di viaggio in autobus.
“Tesoro, potresti venirmi a prendere dal lavoro?” Chiamò il marito, sperando che dopo una faticosa giornata non dovesse sopportare il trambusto del trasporto pubblico.
“Sono occupato,” rispose seccamente lui. In sottofondo si sentiva chiaramente la televisione: quindi, Tommaso era a casa.

Le fece male fino alle lacrime. Il loro matrimonio era sullorlo del collasso, eppure solo sei mesi prima Tommaso lavrebbe portata in braccio volentieri. Cosa era cambiato in così poco tempo? Ginevra non riusciva a capirlo.
Si curava della sua forma fisica, passando ore in palestra. Cucinava benissimo non per niente lavorava in un ristorante rinomato. Non chiedeva mai soldi, non faceva scenate, era pronta a esaudire ogni suo desiderio
“Gli passerai presto in gola,” commentò la madre, ascoltando le lamentele di Ginevra. “Non puoi accontentare un uomo in tutto.”
“Io lo amo, semplicemente,” rispose la ragazza con un sorriso impotente. “E lui ama me”

*****

“Alla fine, gli sono diventata noiosa.” Ginevra si morse il labbro mentre scorreva la cronologia del browser. Scoprì che Tommaso passava tutto il suo tempo libero su siti dincontri, scrivendo a più ragazze contemporaneamente. “Perché non poteva parlarmi chiaramente? Avrei capito e lo avrei lasciato andare. Perché vivere con una donna che non ami e tormentarla con il tuo comportamento?”

Quindi, divorzio. Daccordo, era forte, ce lavrebbe fatta. Ma non lo avrebbe lasciato andare così facilmente. Una piccola vendetta se lera meritata
Quella stessa sera, Ginevra si registrò sullo stesso sito dove era attivo suo marito, lo trovò e gli scrisse. La foto che usò era presa da internet, ritoccata leggermente, e sapeva che Tommaso ci sarebbe cascato. E ci cascò.

Iniziò unintensa corrispondenza. Lui scriveva di non essere sposato, di essere pronto per una relazione seria e figli. Elogiava in ogni modo il suo carattere ammirevole, cosa che la faceva ridere fino alle lacrime. Lei sapeva benissimo quanto fosse difficile sopportarlo.
“Vediamoci,” scrisse Ginevra, trattenendo il fiato in attesa della risposta.
“Volentieri,” rispose lui dopo pochi secondi. “Ma a casa mia cè temporaneamente mia sorella, sta studiando per gli esami. Incontriamoci in un posto neutro, e poi la sera possiamo proseguire in hotel.”
“Davvero?” Ginevra quasi sgranò gli occhi leggendo. “Come fai a essere così sicuro che una ragazza accetterebbe di andare in hotel con te? Chiunque si offenderebbe per una proposta del genere! Ma a me fa comodo.”

“Allora perché non a casa mia? Vivo fuori città, da sola. Nessuno ci disturberà” E intanto pensava: accetterà?
“Ottima idea!” Tommaso era entusiasta. Probabilmente perché non avrebbe dovuto spendere soldi extra. “Scrivimi lindirizzo e lorario. Arriverò sulle ali dellamore.”
“Via *** 25, alle dieci di sera. Va bene?”
“Perfetto! Mi aspetterai.”

Alle nove di sera, Tommaso finse di essere stato chiamato durgenza al lavoro. Non trovando le chiavi della macchina, chiese alla moglie, riluttante: “Le hai viste da qualche parte?”
“Erano sulla credenza,” rispose Ginevra con occhi innocenti, mentre nella tasca stringeva le chiavi. “Forse il gatto le ha prese?”

Ma lei non aveva nessuna intenzione di aspettarlo. Perché? Trascorse quel tempo in modo utile facendo le valigie. Fortunatamente, aveva un appartamento di proprietà, ereditato dalla nonna. Lunica cosa che lasciò fu una richiesta di divorzio, ben visibile sul tavolo.

Tommaso tornò a casa solo al mattino, furioso. Non solo il viaggio di sola andata gli aveva preso più di unora, ma Angelica la ragazza del sito non cera.
Lindirizzo era corretto, la casa pure. Ma lì non viveva la modella delle foto. Ad aprirgli la porta trovò una donna tre volte più grossa di lui, vestita solo con un indumento semitrasparente. Avrebbe pagato qualsiasi cifra pur di dimenticare quella scena.
E comunque, era scampato per un pelo a quella pazza! Dovette chiamare un taxi per scappare, e lauto si fece aspettare così tanto che Tommaso si gelò nella sua giacca. In più, lautista era strano e inizialmente lo portò chissà dove Insomma, una serata memorabile.

Solo rientrando in casa e vedendo la richiesta di divorzio sul tavolo capì chi fosse la mente di tutto quel divertimento. Accanto, col rossetto, cera scritto: “Questa dolce vendetta”

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

15 + fifteen =

Brangusis, mi porteresti a casa? – Dopo una lunga giornata di lavoro, Ginevra sperava di evitare quaranta minuti di viaggio in autobus.